“Dionisio il Grande” di Alessandra Coppola

Prof.ssa Alessandra Coppola, Lei è autrice della biografia di Dionisio il Grande edita da Salerno, Tiranno conquistatore e poeta detestato e ammirato indiscusso protagonista della sua epoca, come recita il sottotitolo: perché si può affermare che Dionisio rappresenti il «tiranno» per antonomasia?
Dionisio il Grande, Alessandra CoppolaDionisio fu tiranno di Siracusa per quasi quarant’anni. Condizionò fortemente la politica mediterranea con guerre, conquiste alleanze. Spregiudicato, sempre attento alla sua immagine, divenne un paradigma dell’esercizio monocratico del potere, venendo molto ammirato e anche molto criticato. La tradizione antica ne fa un personaggio temibile, abile ma anche guardingo e diffidente, condizionato da quel potere che pur innalzandolo lo isolava e lo trasformava.

I successi nelle spedizioni militari contro i Cartaginesi, corroborati dall’uso di innovative macchine da guerra, presentarono Dionisio come potente difensore del mondo greco. Ma tale potenza di fuoco venne da lui impiegata anche contro gli altri Greci, nella spontanea espansione di tanta capacità bellica, riversata sulle città vicine secondo tendenze imperialistiche già sperimentate dai suoi predecessori. Lo spostamento di popolazioni da una città all’altra, per ricombinare la composizione civica in modo più consono al regime, completava l’immagine di un potere che decideva le sorti del mondo greco siciliano e ridisegnava la carta politica dell’isola. Il passo verso la conquista dei Greci di Calabria non fece che confermare la pericolosità della tirannide di Dionisio. E quando si inserì nelle vicende dell’Egeo, soprattutto nelle lotte egemoniche che avevano come protagoniste Sparta e Atene, con inclusione della Persia, rivelò a tutti i Greci una possibilità infinita di controllo e dominio.

All’ammirazione iniziale seguì la condanna, la rilettura delle sua gesta e la creazione di un personaggio totalmente negativo e pericoloso.

Per sostenere gli alti costi delle guerre, soprattutto per il mantenimento dei mercenari, Dionisio ricorse a metodi rapaci sia all’interno, con forti tassazioni e confische, sia all’esterno, con saccheggi mirati, suscitando naturalmente insofferenza e critiche debitamente raccontate anche a livello di aneddoti coloriti.

I dissidi con il fratello Leptine e con il comandante Filisto, suo finanziatore e storico di corte, fecero di lui il tipico tiranno irritabile e vendicativo. I matrimoni combinati per i familiari svelavano esigenze di controllo anche nella sua più ristretta cerchia, per aumentare la coesione delle persone a lui più vicine e impedire pericolosi contatti esterni.

Anche i suoi matrimoni fecero discutere. Dopo la morte della prima moglie, Dionisio sposò dapprima una siracusana che all’inizio non gli dava figli, e poi un’altra donna, della città di Locri: la tradizione favoleggiò sulla contemporaneità delle nozze e della convivenza a tre e considerò anche questo come un aspetto della natura tirannica di Dionisio.

In che modo la rappresentazione negativa del sovrano è viziata dalla tradizione a lui ostile?
La tradizione ostile ingigantiva gli aspetti più caratteristici di Dionisio volgendoli in negativo o ridicolizzandoli. Per esempio la passione letteraria del tiranno, che lo portava a dilettarsi di composizioni poetiche e di testi teatrali, venne facilmente presa di mira sulla scena comica ateniese. Ma anche la storiografia rilesse le sue azioni sottolineando le ambizioni sfrenate, la brama di potere, eventuali fallimenti bellici o i dissidi con i familiari, celebrando con toni eroici l’opposizione interna, in campo politico e militare. La realizzazione di grandiose opere di fortificazione produsse l’immagine del tiranno pauroso, che popolò efficacemente numerosi racconti aneddotici.

Un esempio concreto di ostilità contemporanea è il famoso discorso pronunciato a Olimpia dal retore ateniese Lisia, rovinando la partecipazione della delegazione siracusana alle gare atletiche: Lisia si lanciò infatti in un violento attacco a Dionisio per spronare tutti i Greci lì riuniti affinché agissero contro il pericoloso tiranno, possibile alleato dei temibili Persiani, che in quegli anni guardavano di nuovo alle vicende greche. Si raccontò poi che le gare dei Siracusani e soprattutto la recita di alcuni versi di Dionisio si erano risolte in un fallimento totale, e che persino le navi che rientravano in patria subirono un fortunale, a causa dei brutti versi del tiranno.

Larga eco ebbe un famoso componimento poetico che avvicinava Dionisio all’essere mostruoso più famoso di Sicilia, il Ciclope, alludendo così alla sua natura incivile ed estranea al mondo politico ordinato e razionale. Un’immagine fortunata, attorno a cui si elaborarono molte caricature anche in seguito, per altri personaggi famosi e discutibili.

In che modo Dionisio prese il potere?
Dionisio ebbe un’iniziale formazione politica attraverso Ermocrate, l’eroe della resistenza siracusana al tempo dell’attacco da parte di Atene, e quando costui morì, in un momento di lotte civili, si propose come suo erede diretto (ne sposò anche la figlia). Aiutato da alcuni notabili della città, si organizzò militarmente e soprattutto politicamente. Dionisio ottenne il ruolo di comandante con pieni poteri nel momento dell’estremo pericolo per la città di Siracusa (405 a.C.), quando terribili nemici, i Cartaginesi, stavano avanzando vittoriosi contro le città greche di Sicilia. In pochi anni Selinunte, Imera e Agrigento erano già cadute, e ora la minaccia raggiungeva Gela e Siracusa.

Fu grazie al comando supremo nel momento dell’attacco nemico che Dionisio iniziò a imporsi, controllando armi ed esercito e screditando gli altri strateghi. Spesso nel mondo greco un comando militare aveva favorito la presa del potere personale da parte di un tiranno, ma non bastava. Infatti, raccontando di essere sotto attacco da parte di nemici interni e fingendosi bisognoso di protezione, Dionisio ottenne anche una serie di armati per la tutela della sua persona, stabilendo il primo nucleo di una fedele e sempre più numerosa guardia personale. Anche questo espediente era già stato praticato in precedenza nel mondo greco, ma Dionisio si distinse per saper alimentare entrambe le esigenze, quella della difesa dal nemico esterno e quella della protezione della propria persona. La difesa dagli attacchi esterni gli garantiva il ruolo di guida e la compattezza della città, e la guardia personale gli assicurava l’incolumità.

A partire da questi fatti iniziò una produzione di aneddoti che, tra eventi meravigliosi, sogni e portenti, conditi con simboli allusivi al potere, accompagnarono sempre la rappresentazione pubblica del tiranno, soprattutto nell’opera di Filisto.

Come cambiò, sotto il tiranno, Siracusa?
Favorito dalla collocazione geografica, Dionisio fortificò l’isola di Ortigia arroccandosi in una sorta di roccaforte imprendibile insieme a un alto numero di uomini armati, dando visivamente l’impressione del potere.

Grazie alla recente esperienza dell’attacco di Atene a Siracusa, capì che una seria opera difensiva di tutta la città andava rapidamente approntata, e fu così che Siracusa divenne una grande città fortificata, con opere imponenti che aumentavano l’impressione della sua enorme potenza. Questa fu poi consolidata con una grande flotta e un numero altissimo di soldati mercenari. Altre opere pubbliche, come le aree portuali, templi e ginnasi, contribuirono ad abbellire la città. Numerose immissioni di nuovi cittadini la resero grande e popolosa.

Come già al tempo della tirannide del secolo precedente, anche con Dionisio molti intellettuali si recarono alla sua corte in cerca di sostegno, facilitati dall’amore del tiranno per la poesia.

Quali vicende politiche e militari segnarono il suo regno?
Dionisio combatté più volte contro i Cartaginesi, a partire dal primo conflitto che vide il suo imporsi come comandante con pieni poteri. Anche quando morì aveva in corso una guerra con i Punici.  Famoso rimase soprattutto l’assedio e la presa di Mozia, nell’estrema Sicilia occidentale, che fu attuato con astuti espedienti e con l’ausilio delle nuove macchine da guerra, fra cui la catapulta. Presto, e grazie alle vittorie in questo campo, si allargò alla conquista delle località della Sicilia orientale popolate dai Siculi e alla presa della città greche situate lungo la costa. Il passaggio da Messina a Reggio fu naturale, ma proprio il lungo assedio a questa città e la sconfitta degli altri Greci di Calabria macchiarono l’immagine del tiranno che si era presentato come protettore dei Greci contro il nemico punico. La sua potenza aumentava ma il credito che aveva acquisito presso gli Ateniesi cominciò a scemare. Anche perché non venne meno la sua leale vicinanza a Sparta (da cui Siracusa era stata aiutata al tempo dell’attacco ateniese) e, sulla base di questa, il suo pericoloso affacciarsi nelle vicende greche dell’Egeo. In questi anni reclutò anche mercenari celtici e fece scorribande predatorie nel Tirreno, contro gli Etruschi e fino alla Corsica. In più, a fini commerciali e militari, istituì una base nell’attuale costa albanese e controllò di fatto i traffici nel mare Adriatico, con fondazioni di città siracusane (Ancona e Lissa, per esempio) e con sostegno ad altri Greci che si installarono in Dalmazia. Mai un tiranno greco si era spinto tanto lontano dalla propria polis e l’eccezionalità dell’espansione venne sottolineata attraverso l’avvicinamento del tiranno all’eroe Diomede, le cui vicende mitiche erano ambientate proprio in quel mare Adriatico che fu un’area importante di espansione siracusana.

Quando Atene si riappacificò con Sparta, per interessi militari e politici ad ampio raggio, anche Dionisio venne coinvolto nel nuovo assetto e godette nuovamente di buoni rapporti anche con Atene.

Gli fu fatale una malattia al tempo dell’ultimo scontro, iniziato da poco, contro i Cartaginesi. Morì nel 367 a.C. e lasciò il potere al figlio, Dionisio II.

In che modo Dionisio divenne un modello per i condottieri antichi?
Le fonti ci attestano l’ammirazione da parte di Alessandro Magno e di Scipione l’Africano nei confronti del tiranno: il primo si documentava sulle sue azioni leggendo la storia delle sue gesta, anche perché, probabilmente, si preparava a raggiungere l’occidente, al termine della conquista in oriente; il secondo si trovò concretamente a dover fronteggiare lo stesso nemico pericoloso, i Cartaginesi.

Anche un successivo tiranno di Siracusa, Agatocle, mostrò in concreto la sua positiva valutazione di Dionisio ripercorrendo, in un certo senso, le sue mosse: fece guerra ai Cartaginesi, attaccò le città greche dell’attuale Calabria e si spostò sul versante adriatico e su quello ionico guardando alla Grecia.

La fama delle azioni di Dionisio, e alcuni dettagli della sua vita, furono tali da produrre anche una sorta di ripresa romanzata della triste fine del suo primo matrimonio con la figlia di Ermocrate, in un vivace romanzo di avventure (Il romanzo di Calliroe) in cui i fatti vengono stravolti e reinventati ma dove restano varie allusioni ai protagonisti di un tempo che ci testimoniano, ancora una volta, il grande interesse che le vicende del tiranno seppero suscitare.

Alessandra Coppola è ordinario di Storia greca presso l’Università degli Studi di Padova. Si occupa di storia politica di età classica ed ellenistica con particolare attenzione al potere e alle sue forme di comunicazione. Fra i numerosi saggi più recenti, ha scritto L’eroe ritrovato (Marsilio, 2008), Una faccia una razza? Grecia antica e moderna nell’immaginario italiano di età fascista (Carocci, 2013).

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