“Dialoghi sull’autoeducazione. Lo Scautismo, Maria Montessori e le Scuole attive” di Sonia Coluccelli

Dott.ssa Sonia Coluccelli, Lei è autrice del libro Dialoghi sull’autoeducazione. Lo Scautismo, Maria Montessori e le Scuole attive, edito da FrancoAngeli: quale importanza rivestono, per la storia dell’educazione, le proposte educative di Maria Montessori e sir Baden-Powell?
Dialoghi sull’autoeducazione. Lo Scautismo, Maria Montessori e le Scuole attive, Sonia ColuccelliLo scoutismo (40 milioni di associati in tutto il mondo suddivisi in 540 diverse associazioni) e le scuole montessoriane (65.000 oggi in 145 diversi paesi del mondo) rappresentano per la storia dell’educazione una sorta di spartiacque. Il loro apporto, a volte anche controverso, appartiene all’immaginario, purtroppo non sempre approfondito, della gran parte delle persone. Intorno ai ragazzi in pantaloncini e ai bambini al lavoro con materiali dai nomi novecenteschi da sempre si muovono dibattiti e posizionamenti diversi, tuttavia di fatto la loro proposta ha modificato il modo di pensare alla gran parte degli spazi dedicati ai bambini da 3 a 6 anni (fascia di età a cui Maria Montessori si è dedicata con maggiore attenzione pur avendo lasciato piste di lavoro preziosissime per la scuola primaria e per l’adolescenza) e alle attività scolastiche ed extrascolastiche che oggi definiremmo outdoor, molto spesso ispirate ai campi di Guide ed Esploratori Scout. Montessori e Baden Powell hanno introdotto nuove categorie educative che hanno poi fatto da piattaforma per esperienze che hanno successivamente assunto una loro identità ma che in esse affondano le radici. Per dirla con Loris Malaguzzi, fondatore di Reggio Children, “Montessori è la madre di tutti noi”, così come testimonia anche nel nostro libro Marco Orsi, dirigente scolastico e pedagogista che ha dato vita alla diffusa esperienza delle scuole Senza Zaino, modello fortemente ispirato a Montessori e Baden Powell, come lui stesso scrive nel suo contributo.

I modelli educativi proposti da Maria Montessori e sir Baden-Powell continuano a reggere al logoramento del tempo: a cosa si deve tale successo?
La domanda di fondo che entrambi si fanno non ha tempo: come apprende un bambino/a, come diventa uomo/donna e cittadino/a? le risposte a queste domande, nate dall’osservazione dei più piccoli sono risposte solo in minima parte legate al contesto storico. La mente assorbente di cui parla Maria Montessori o le capacità di esplorazione, osservazione e autonomia che vede B.P. appartengono a ciascuna persona dalla sua nascita ed appaiono davanti ai nostri occhi guardando lo svolgersi dell’infanzia e dell’adolescenza di ciascuno se messo nelle condizioni di poter esercitare queste spinte di conoscenza e crescita. Naturalmente entrambe le proposte educative devono essere attuate nell’epoca contemporanea con la necessaria “laicità”, mettendole in rapporto con le domande educative del nostro tempo e del luogo in cui i bambini e i ragazzi si trovano a vivere. La dimensione multietnica e multireligiosa, le disabilità, le nuove tecnologie, le complessità sociali e culturali del mondo globalizzato non possono trovare immediata risposta nei testi di Maria Montessori o di Baden Powell ma possono essere lette con le loro lenti, con le categorie educative che ci hanno lasciato in eredità e che sono, quelle sì, universali.

Quali vicende segnarono maggiormente le vite di Maria Montessori e sir Baden-Powell?
Maria Montessori (1870-1952) e sir Baden Powell (1857-1941) sono sostanzialmente due contemporanei, la prima curiosità che salta all’occhio approfondendo le vicende delle loro esperienze educative è il fatto che entrambe hanno preso avvio nello stesso anno: il 1907, data del primo campo scout organizzato da B.P. a Brownsea Island e dell’apertura della prima Casa dei Bambini in via dei Marsi, a Roma.

Entrambi poi volgono negli ultimi anni della loro vita il loro sguardo verso l’Africa: B.P. visse gli ultimi anni della sua vita in Kenya, dove è sepolto; Maria Montessori morì in Olanda ma l’ultimo suo desiderio fu quello di andare in Ghana, dove il governo la invitava a riorganizzare l’intero sistema scolastico del paese che aveva appena raggiunto l’indipendenza.

Nel mezzo ci sono le vicende del loro tempo vissute naturalmente da punti di vista diversi anche per i luoghi di nascita, l’iniziale vicinanza di Maria Montessori a Mussolini che sosteneva la diffusione delle scuole a metodo diverge fortemente dalla scelta di gruppi scoutistici italiani, sostenuti dallo stesso Baden Powell, di proseguire le loro attività in clandestinità e con forte spirito antifascista. La Seconda guerra mondiale vedrà la morte di B.P. nel 1941, mentre per Maria Montessori quello fu il tempo di un lungo confino in India (terra nota anche a B.P. per le sue esperienze militari) durante il quale però ebbe tempo e occasione per maturare una visione di educazione come strumento decisivo per promuovere per la pace che ancora riavvicina le due esperienze.

Quali punti di contatto esistono tra le tematiche educative di Montessori e di Baden-Powell?
Il tema principale, che dà anche titolo al libro che rappresenta la vera cerniera pedagogica e anche valoriale tra le due esperienze, è quello dell’autoeducazione. Da questo principio discendono altre parole maestre (per dirla con gergo scout) che abbiamo percorso nel testo: la promozione continua di competenze come l’autonomia e la responsabilità, la possibilità di coniugare disciplina e libertà comprendendone il loro significato più autentico, la relazione fondante con l’ambiente come spazio di apprendimento significativo, la via esperienziale, manuale, sensoriale come canale privilegiato per un apprendimento efficace e poi il senso della comunità e del futuro, di cui ciascuno dovrà sentirsi responsabile anche grazie ad un adeguato percorso educativo vissuto in infanzia e adolescenza. Il dialogo pedagogico che può aprirsi intorno a queste parole chiave rappresenta l’opportunità di intrecciare educazione formale e non formale, quella certificativa offerta dalla scuola e da cui tutti i bambini e ragazzi in Italia transitano dai 6 ai 16 anni e quella della formazione senza voti e diplomi che però spesso adotta strategie attive ed esperienziali che potrebbero essere determinanti anche per il successo scolastico di tanti, o di tutti.

Il libro si incarica di rendere vivi e attuali gli stimoli che vengono da Maria Montessori e da Baden-Powell attraverso le testimonianze e gli spunti di educatori militanti impegnati nella scuola e nello scautismo e talvolta su entrambi i fronti: cosa emerge dalle loro testimonianze?
Un caposcout o un insegnante di scuola Montessori sono adulti che compiono spesso rispetto alla cultura corrente una forte trasformazione: rispetto all’idea dell’educatore trasmissivo, giudicante, con tutte le risposte pronte e una ricetta valida per tutti, queste persone hanno scelto di riconoscere le capacità di bambini e ragazzi nello sviluppare in modo autonomo competenze per “fare da soli” o per “guidare da sé la propria canoa”, sanno che la figura educativa deve fornire occasioni, spazi, esperienze perché i ragazzi possano esplorare contenuti, abilità e conoscenze e acquisirli in modo duraturo, forse definitivo.

Tra gli educatori che possono cogliere lo stimolo offerto da queste due grandi personalità vorrei fare un riferimento anche ai genitori, prima agenzia educativa che necessita di una visione intenzionale su quale strada offrire ai propri figli: non è un caso che tanti alunni di scuole montessoriane abbiano accesso ad un’esperienza scoutistica, grazie alla capacità dei genitori (alcuni dei quali hanno portato la loro testimonianza nel testo) di cogliere la forte parentela pedagogica tra questi percorsi e l’affinità con le scelte educative della loro famiglia, sbocco concreto dell’idea a volte troppo teorica di costruzione di una comunità educante intorno ai bambini e alle bambine che saranno gli adulti di domani, a cui auguriamo di avere in mano una bussola per destreggiarsi nella complessità anche grazie alle visioni ed alle esperienze offerte loro in giovane età.

Sonia Coluccelli è laureata in filosofia, dal 1995 è docente di scuola primaria. Dal 2013 è coordinatrice della Rete scuole Montessori, formatrice, responsabile formazione e vicepresidente di Fondazione Montessori Italia. Dal 2018 è membro del consiglio direttivo della Rete di Cooperazione Educativa. Come autrice ha pubblicato una decina di saggi pedagogici con diverse case editrici. Si occupa di ricerca educativa e di sostenere e supervisionare esperienze che sostengono un approccio dialogico che legga il pensiero montessoriano alla luce delle domande educative contemporanee e dei contributi di pedagogia e scuola attiva più recenti.

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