“Devianza e questione criminale. Temi, problemi e prospettive” a cura di Tamar Pitch

Prof.ssa Tamar Pitch, Lei ha curato l’edizione del libro Devianza e questione criminale. Temi, problemi e prospettive pubblicato da Carocci: innanzitutto, cosa definisce il concetto di devianza? E cosa si intende con la locuzione questione criminale?
Devianza e questione criminale. Temi, problemi e prospettive, Tamar PitchBoskov diceva: rigore è quando arbitro fischia. Ossia, non importa se quel fallo non c’era, ciò che conta è che chi ha il potere di dichiararlo tale lo faccia. Questo vale per i reati: è reato ciò e solo ciò che la legge definisce come tale, ma vale anche per la “devianza”. Anche devianza è l’attribuzione di un certo significato ad un’azione individuale o collettiva da parte di chi ha il potere di porre le norme e/o di farle rispettare in un particolare contesto storico e socioculturale. Come non esistono reati naturali, non esistono devianze “naturali”: ciò che in un certo contesto è considerato deviante, può non esserlo in un contesto diverso. Ciò che è considerato deviante per una donna, può non essere considerato tale per un uomo, e così via, per tutte le variabili che connotano le identità individuali e collettive. Essendo le norme di vario tipo, l’attribuzione di devianza ad un’azione può avere come riferimento le norme morali e/o religiose di un certo gruppo, le norme culturali, le norme sociali. I “reati”, come si diceva, fanno riferimento invece soltanto a norme giuridiche.

Con “questione criminale” intendiamo dire che la “criminalità” non è un oggetto indipendente dalle procedure che la definiscono come tale, dagli strumenti adoperati per gestirla e/o combatterla, dalle politiche penali, di sicurezza e ordine pubblico, dai dibattiti che la concernono: dunque, con questione criminale si intende un campo di indagine dai confini porosi e mobili, prodotto dall’interazione tra norme giuridiche e norme sociali, istituzioni giuridiche e istituzioni sociali, politiche penali e politiche sociali, discorsi politici e discorsi scientifici, comportamenti e reazioni a comportamenti, campagne massmediatiche: senza dimenticare ovviamente ciò che gli stessi criminologi e criminologhe pensano e dicono. A loro volta “ criminologia” e “ criminologi/ghe” designano tutti i saperi e le/gli studiosi che indagano sulla questione criminale.

Quali sono le questioni oggi più rilevanti in questo campo di indagine, in Italia e più in generale nelle democrazie “occidentali”?
Tra le questioni oggi più rilevanti per le democrazie “occidentali” vi sono certamente le politiche nei confronti dei e delle migranti, le violenze nei confronti delle donne e delle sessualità non conformi, la criminalità dei potenti, i crimini contro l’umanità, i cosiddetti reati ambientali, la criminalità organizzata, le politiche di sicurezza, la criminalizzazione del dissenso sociale e politico. Oltre, ovviamente, ai temi relativi alla reclusione: dunque, non solo il carcere ma anche la reclusione “amministrativa” disposta per migranti, profughi, richiedenti asilo.

Che ruolo svolge lo studio dei processi di criminalizzazione primaria nello studio della questione criminale?
Intendiamo per processi di criminalizzazione primaria quei processi che conducono all’introduzione di reati nel nostro ordinamento: come, perché, quando e da chi certi comportamenti vengono definiti reati. Per esempio, come, quando, perché e da chi il consumo e/o la vendita di certe sostanze vengono definiti reati. Precisamente perché non vi sono reati naturali, è importante analizzare questi processi per capire le dinamiche che, in società complesse e pluraliste come le nostre, conducono a inserire alcuni comportamenti nella lista dei reati, e magari ad escluderne altri molto simili. Perché, allora, viene criminalizzato il consumo di cannabis e non quello di alcool o sigarette?

Quale rilevanza assume il tema della cosiddetta “criminalizzazione secondaria”?
Intendiamo con criminalizzazione secondaria i processi che conducono a venir selezionati dalle agenzie della giustizia penale come meritevoli di una sanzione. Non siamo tutti uguali davanti alla legge. Non lo siamo, dicevo, a cominciare dal tipo di azioni e comportamenti che sono definiti reati. Nell’universo delle azioni e dei comportamenti che riconosciamo come dannosi per i diritti, gli interessi, il benessere di tutti, o di molti, solo alcuni sono definiti reati, e non sono sempre quelli più dannosi. E poi, nell’universo di coloro che commettono reati, solo alcuni sono selezionati come criminali, meno ancora sono quelli che finiscono in carcere. Chiamiamo criminalizzazione secondaria i vari processi attraverso cui si attribuisce lo statuto di criminale a qualcuno/a. Insomma, le persone che finiscono in carcere sono il prodotto di una doppia selezione. E da quando il carcere esiste, ossia da quando è diventata la principale pena moderna, i detenuti (e le detenute) sono sempre gli stessi: appartenenti perlopiù agli strati più bassi della popolazione, condannati perlopiù per reati contro la proprietà, e, oggi, per illeciti connessi all’uso e allo spaccio di sostanze proibite. Ciò che, in Italia, è relativamente nuovo, ma in linea con gli altri paesi europei, è il massiccio ingresso nelle nostre galere di persone di origine straniera.

Che ruolo svolge il concetto di controllo sociale nella sociologia della devianza e nei saperi sulla questione criminale in generale?
Controllo sociale è locuzione che indica tutti i processi attraverso cui si cerca di ottenere conformità alle norme sociali e giuridiche dominanti. Questi processi sono messi in atto da molte istituzioni sociali: la famiglia, il gruppo dei pari, ma anche la psichiatria, il diritto, il sistema della giustizia penale, le cosiddette istituzioni totali (il carcere e l’ospedale psichiatrico), la detenzione amministrativa per migranti e richiedenti asilo. Come si vede, i processi cui si attribuisce la funzione di controllo sociale sono sia produttivi di senso e identità sia coercitivi e censori.

In che modo devianza e questione criminale rappresentano delle cartine di tornasole per quanto riguarda la natura e la salute delle democrazie?
Tocqueville diceva che la qualità di una democrazia si rileva bene dallo stato delle sue carceri. Possiamo aggiungere che altrettanto si può dire di ciò che viene considerato deviante e/o criminale e dei modi prevalenti di reprimerlo o contrastarlo. Se guardiamo a chi viene attribuito lo status di criminale, dobbiamo concludere che purtroppo le nostre democrazie sono sempre meno inclusive.

Quando emerge, in Europa, la questione sicurezza come tema politico cruciale e in che modo essa condiziona le politiche penali e dell’ordine pubblico?
La questione sicurezza emerge, in Europa, agli inizi degli anni 80 del secolo scorso. Intesa come immunità dal rischio di essere vittime di criminalità, inciviltà, illegalismi, essa si è imposta come obbiettivo prioritario dei governi, sul piano locale, nazionale e dell’Unione Europea, conducendo a politiche di restrizione di fatto di alcuni diritti, sia civili che sociali, nonché all’aumento della popolazione carceraria.

Tamar Pitch è stata titolare della cattedra di Filosofia del diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell’università di Perugia, dove ha insegnato anche sociologia del diritto. Ha studiato a Firenze e all’università del Connecticut, Usa, dove si è recata come vincitrice di una borsa di studio Fulbright. Ha inoltre avuto incarichi di insegnamento in Usa, Canada, Messico, Argentina, Marocco, Cile. È direttrice della rivista “Studi sulla questione criminale” ed è membro dei comitati editoriali di varie riviste italiane e straniere. È membro del Comitato Nazionale di Bioetica. Nel 1999 è stata insignita del titolo Distinguished International Scholar dall’American Society of Criminology. Nel 2007 ha ricevuto il premio Capalbio per la saggistica. I suoi temi di ricerca principali sono la questione criminale, i diritti fondamentali, il genere del e nel diritto. Tra i libri, citiamo Responsabilità limitate, 1989, Feltrinelli (tradotto in inglese e in spagnolo); Un diritto per due, 1998, Il Saggiatore (tradotto in spagnolo); La società della prevenzione, 2006, Carocci (premio Capalbio 2007; tradotto in spagnolo: La sociedad de la prevencion, Ad Hoc, 2009; e in inglese: Pervasive Prevention. A Feminist Reading of the Rise of the Security Society in the XXI Century, Ashgate, 2010); Contro il decoro. L’uso politico della pubblica decenza, 2013, Laterza (tradotto in spagnolo).

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Non perderti le novità!
Mi iscrivo
Niente spam, promesso! Potrai comunque cancellarti in qualsiasi momento.
close-link