“Decameron”: riassunto novelle

Riassunto del Decameron

Proemio e Introduzione

Il Decameron si apre con un Proemio nel quale l’autore dice di dedicare l’opera alle donne per alleviare le loro pene d’amore. Segue una lunga Introduzione che inizia a raccontare la storia principale, quella che solitamente è chiamata cornice, e che costruisce la situazione da cui scaturiscono le novelle. A Firenze la peste ha sovvertito i costumi e le norme del vivere civile tanto che è impossibile, vivendo in città, mantenere consuetudini onorevoli; per questo, dieci giovani, sette donne e tre uomini, che si incontrano in S. Maria Novella, decidono di allontanarsi dalla città per due settimane, di ritirarsi in campagna e di organizzare la propria vita all’insegna della piacevolezza e della cortesia. I dieci giovani sono di condizione sociale elevata: hanno servi e ville e possono, dunque, permettersi un lungo e confortevole soggiorno lontano da Firenze. I loro nomi sono carichi di reminiscenze letterarie: alcuni evocano personaggi di opere famose (Elissa è il nome con cui è chiamata Didone nell’Eneide; Lauretta allude a Laura cantata dal Petrarca); altri rimandano a personaggi di altre opere di Boccaccio (Panfilo, l’amante di Fiammetta nell’Elegia; Filostrato, il protagonista dell’omonimo poemetto; Fiammetta); altri ancora racchiudono nella loro etimologia allusioni letterarie. Ognuno dei dieci personaggi presenta un carattere più o meno definito; alcuni, poi, hanno una fisionomia particolarmente spiccata, come la saggia Pampinea, l’appassionata Fiammetta e, soprattutto, Dioneo, il cui nome significherebbe «lussurioso», «venereo» (Venere era figlia di Dione), che impone la sua spregiudicatezza: a lui spetta il diritto di scegliere a piacimento il tema delle sue novelle e di raccontare sempre alla fine di ciascuna giornata, proponendo solitamente le storie più licenziose.

Nell’Introduzione l’allegra brigata stabilisce in che modo e secondo quali regole sarà speso il tempo del soggiorno in villa: oltre che a canti, danze, «conversari», parte della giornata sarà dedicata alla narrazione di una novella da parte di ognuno dei dieci giovani; per ogni giornata verrà eletto un re o una regina col compito di governare gli intrattenimenti, ma soprattutto di dare ordine al novellare e di stabilirne l’argomento. Entro questa finzione narrativa si collocano le cento novelle, dieci per ogni giornata ad eccezione del venerdì e del sabato, giorni dedicati rispettivamente al Signore e alle cure della persona. È importante sottolineare che questa storia più ampia, che contiene le cento novelle, è portata avanti per tutta l’opera ed è raccontata, per ciascuna giornata, secondo una successione di momenti che si ripete ogni volta: l’indicazione dell’ora e del luogo in cui convengono i giovani; il disporsi in cerchio della comitiva e l’inizio del novellare comandato dalla regina o dal re; dopo ogni novella, i commenti degli ascoltatori; e, a chiusura della giornata, una conclusione e una ballata cantata a turno da uno dei dieci, con l’elezione del nuovo re o regina che annuncia il tema della giornata successiva.

Prima giornata

Si svolge sotto il reggimento di Pampinea e il tema del novellare è libero. Ciò permette di metter insieme novelle diverse che tuttavia creano un’atmosfera di piacevolezza e di diletto, e nello stesso tempo dà modo ai narratori di manifestare nelle scelte le inclinazioni del proprio carattere. La novella che inaugura il ciclo dei racconti è quella di Ser Ciappelletto, notevole è anche Il re di Cipro e la donna di Guascogna. La prima giornata si chiude con una ballata di Emilia.

Seconda giornata

La nuova regina, Filomena, propone il tema: «Chi, nonostante gli ostacoli del destino, ottiene buoni risultati al di là di ogni speranza». Le novelle mostreranno quindi casi fortunosi, racconti romanzeschi, meravigliosi, che danno vita a lunghe novelle nelle quali un evento del tutto insperato e sorprendente risolve situazioni apparentemente senza uscita, tra le quali sono note quelle di Andreuccio da Perugia e Landolfo Rufolo. Alla fine della giornata Neifile, la nuova regina, stabilisce che nei due giorni successivi di venerdì e sabato ci si astenga dal novellare. La seconda giornata si chiude con una ballata di Pampinea.

Terza giornata

L’introduzione alla giornata racconta il trasferimento della brigata in un altro «bellissimo e ricco palagio», posto in cima ad un poggio e con un giardino lussureggiante nel quale, intorno ad una fontana, i giovani si riuniscono per novellare. La regina Neifile propone il tema: «di chi, con la propria operosa ingegnosità, riesce a ottenere una cosa a lungo desiderata o a recuperarne una perduta». Sotto questa indicazione compaiono tematiche amorose ed erotiche: l’ingegno, l’industria, la beffa sono impiegati nell’ingannare mariti, eludere sorveglianze fastidiose, rimuovere gli ostacoli che si frappongono al soddisfacimento amoroso. Tra le novelle più note vi è quella di Masetto da Lamporecchio. L’intonazione complessiva della terza giornata è particolarmente gioiosa, pervasa dal godimento e dall’esaltazione del piacere, del bene e del corpo. La conclusione costruisce, invece, un’atmosfera più rarefatta e malinconica che si riflette nella ballata finale cantata da Lauretta.

Quarta giornata

L’introduzione è questa volta eccezionale poiché Boccaccio prende la parola in prima persona per difendersi dalle accuse mosse alla sua opera. Lo fa con argomentazioni legate all’intento dichiarato nel Proemio e con un apologo col quale intende dimostrare la naturalità dell’amore e dell’attrazione verso le donne, esemplificata attraverso la cosiddetta novella delle papere. Poi, Filostrato propone l’argomento della quarta giornata, le storie «di coloro i cui amori ebbero una fine infelice». Seguono novelle altamente drammatiche, tra le quali spiccano quelle di Lisabetta da Messina e Tancredi e Ghismunda, che si alternano ad altre nelle quali l’amore infelice ha un risvolto comico. Compare nei racconti di questa giornata il tema dell’amore-passione che lega strettamente amore e morte.

Quinta giornata

Dopo il consueto esordio, sotto il reggimento di Fiammetta si racconta «di amori che, dopo ostacoli e disgrazie, ebbero un lieto fine». A bilanciare la tematica precedente, si raccontano, quindi, delle «felici novelle», tra cui quelle di Federigo degli Alberighi e Nastagio degli Onesti, e alla fine della quinta giornata Dioneo intona prima alcune salaci canzoni popolari, poi, rimproverato da Fiammetta, una ballata d’intonazione cortese.

Sesta giornata

L’introduzione è movimentata da un litigio che si sente venire dalla cucina: sono Licisca e Tindaro che hanno opinioni opposte sull’onestà delle donne. Si comincia poi a novellare sotto il reggimento di Elissa «di chi, provocato, seppe ribattere con una battuta appropriata ed elegante o di chi riuscì a evitare una perdita o un pericolo o una figuraccia con una risposta pronta o un accorto espediente». Una dopo l’altra vengono raccontate beffe e risposte argute, che costituiscono il soggetto di alcune tra le novelle più note tra le quali quelle di Cisti fornaio, Chichibio e la gru e Frate Cipolla. Compare anche la figura del poeta Guido Cavalcanti, in una novella su di lui incentrata. La conclusione della sesta giornata è uno squarcio particolarmente diffuso sulla vita della brigata: Elissa conduce le compagne alla Valle delle Donne, luogo particolarmente ameno, dove in un fiume trasparentissimo fanno il bagno. Al ritorno raccontano la «gita» ai tre uomini che vorranno fare la stessa esperienza. Si chiude così, con una ballata di Elissa, una giornata particolarmente gaia.

Settima giornata

Dioneo, eletto re della giornata, fa trasferire la brigata nella Valle delle Donne dove si novella «delle beffe che, o per amore o per salvezza di loro stesse, le donne hanno fatto ai propri mariti, senza che essi se ne accorgessero o anche sì». Il tema è intonato alla figura scanzonata di Dioneo e le novelle della settima giornata, come quella di Peronella, tengono fede alla programmatica comicità dell’argomento. Una patetica ballata di Filomena chiude la giornata.

Ottava giornata

Ancora il tema della beffa, sotto il reggimento di Lauretta che invita a raccontare «delle beffe che ogni giorno vengono fatte o da una donna a un uomo o da un uomo a una donna o da un uomo a un altro uomo», tra le quali rientra la novella di Calandrino e l’elitropia. Alla fine dell’ottava giornata c’è la ballata di Panfilo.

Nona giornata

Emilia stabilisce «che ciascuno parli, come più gli piace, di quello che più gli va a genio». Prevalgono ancora le beffe e il comico. Tra le novelle più significative vi sono quelle de La badessa e le brache e Ciacco e Biondello. Una ballata di imitazione cavalcantiana, cantata da Neifile, chiude la nona giornata.

Decima giornata

Il nuovo re Panfilo chiede che nella decima giornata si ragioni «di chi compì grandi azioni generose e magnifiche per amore o per altri motivi». L’argomento si propone come la celebrazione conclusiva dei valori che hanno ispirato l’esperienza dei dieci giovani e delle loro novelle. Questo trionfo della liberalità, della saggezza e della cortesia che raggiunge il suo culmine nella novella di Griselda, si conclude lietamente con una danza di Lauretta e con la ballata di Fiammetta. Il giorno dopo la brigata torna a Firenze «e i tre giovani, lasciate le sette donne in Santa Maria Novella, donde con loro partiti s’erano» si accomiatano da esse.

Conclusione dell’autore
Riprendendo la difesa della sua opera, premessa alla IV giornata, l’autore si rivolge nuovamente alle donne per rivendicare in particolare la varietà dei modi di raccontare, la legittimità di una letteratura che non vuole insegnare nulla e la libertà di linguaggio che non può essere censurata perché in sé legittima e buona.

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