“Dagli sciamani allo sciamanesimo. Discorsi, credenze, pratiche” di Sergio Botta

Prof. Sergio Botta, Lei è autore del libro Dagli sciamani allo sciamanesimo. Discorsi, credenze, pratiche pubblicato da Carocci: qual è l’origine e il significato dei termini “sciamano” e “sciamanesimo”?
Dagli sciamani allo sciamanesimo. Discorsi, credenze, pratiche, Sergio BottaI due termini – estremamente diffusi nel lessico religioso e spirituale contemporaneo – possiedono in realtà una storia articolata e singolare. Il termine sciamano appare nella letteratura di viaggio e nei resoconti di naturalisti che stavano esplorando le distese siberiane sul finire del XVII secolo e al principio del XVIII. Il termine “sciamano” proveniva dalla lingua dei Tungusi, una popolazione autoctona della Siberia centro-orientale che indicava come šamān quel tipo di operatori rituali che agiva all’interno del proprio gruppo sociale per garantire una buona caccia e nei rituali di guarigione. Il termine raccolto da viaggiatori ed esploratori iniziò a essere presto utilizzato per descrivere numerosi operatori dell’area siberiana che, sebbene fossero definiti in maniera differente nelle singole lingue locali, pure svolgevano funzioni simili agli sciamani tungusi. D’altro canto, il successo del termine fu in realtà il risultato dalla circolazione negli ambienti colti europei che iniziarono ad utilizzarlo per riflettere sulla natura di quelle esotiche forme religiose che emergevano dalle terre siberiane. Se gli illuministi francesi pensarono gli sciamani come ingannatori che agivano contro gli interessi del proprio gruppo sociale – riproducendo un pregiudizio anti-religioso che rivolgevano spesso anche allo stesso cristianesimo -, il pensiero romantico raccolse invece quella rappresentazione negativa e la ribaltò: nelle pagine di Herder, ad esempio, lo sciamano diveniva l’eroe di un popolo, colui che era in grado di manifestare compiutamente lo spirito più autentico di un gruppo sociale e il suo armonico attaccamento alla natura. Dopo aver quindi riscattato positivamente la figura dello sciamano, era possibile idealizzare quelle credenze e pratiche allo scopo di costruire l’immagine di uno sciamanesimo che si ergesse all’altezza di ogni altra religione.

Qual è il nucleo di credenze e pratiche dello sciamanesimo?
In ragione della natura prettamente discorsiva della nozione di sciamanesimo, dobbiamo considerare che è estremamente difficile individuare un nucleo di credenze e pratiche che lo rappresentino in maniera precisa. Lo sciamanesimo ha spesso infatti assunto le caratteristiche di una proiezione dello sguardo occidentale e insieme ad esso si è trasformato nel tempo, finendo spesso per veicolare significati eterogenei. Oltretutto, se volessimo indicare un nucleo di credenze e pratiche appartenenti al contesto siberiano prima dell’arrivo degli Europei, dovremmo fare i conti anche con la carenza di fonti documentarie. Tuttavia, dopo decenni di attente indagini storiche ed etnografiche è possibile tracciare almeno dei confini sufficientemente generali entro i quali collocare i diversi “sciamanesimi” siberiani. In primo luogo, si tratta di una serie articolata pratiche rituali che si pongono in relazione con la dimensione della cura e la sfera delle attività venatorie. Attraverso pratiche divinatorie, sacrifici e sedute rituali – nel corso delle quali lo sciamano mette in scena una complessa performance, agendo spesso in stato di trance -, si stabilisce una mediazione con una dimensione “altra” e si instaura una relazione con spiriti adiutori che permette di negoziare la risoluzione delle crisi sperimentate nel contesto mondano. Lo sciamano appare dunque anche come portatore di un articolato sistema di credenze – una vera e propria cosmologia – che delinea una geografia complessa dei mondi “altri” con i quali questi operatori rituali entrano in contatto e la cui conoscenza appare come fondamento della loro autorità sociale e religiosa. D’altro canto, bisogna anche tenere presente che lo sciamanesimo che gli Europei incontrarono nel corso dell’età moderna possedeva già una sua storia, fatta spesso di ripetuti contatti con le civiltà dell’Asia. Per quanto sia possibile dunque individuare – ma solo per fini descrittivi – un nucleo comune di credenze e pratiche che caratterizzano tutti gli sciamanesimi centro-asiatici, è necessario tenere in considerazione anche i diversi influssi che i contatti con le varie religioni dell’Asia produssero sulle credenze e le pratiche delle popolazioni siberiane.

Qual è il legame tra il mondo degli sciamani siberiani e quelle che oggi definiamo esperienze sciamaniche?
Il legame tra le esperienze siberiane e le pratiche contemporanee, nate e sviluppatesi in ambiente californiano a partire dagli anni Sessanta del XX secolo, è di natura principalmente discorsivo e proiettivo. I protagonisti della controcultura seppero infatti rielaborare creativamente l’immagine di un genere esotico di operatore rituale che aveva attirato l’attenzione degli intellettuali europei, come abbiamo notato, fin dal Settecento. Rielaborando una rappresentazione, che pure si era prodotta attraverso la secolare osservazione delle credenze e pratiche siberiane, si potrebbe affermare che la controcultura abbia dato vita a una nuova forma di sciamano che, sebbene sembrava mantenere alcuni tratti della figura “originaria”, ne rappresentava un suo completo ripensamento. Il nuovo sciamanesimo californiano mirava infatti a fornire inedite tecniche “spirituali” per la piena realizzazione del potenziale umano degli spiritual seekers.

Quando nasce e come si diffonde il neosciamanesimo?
Il neosciamanesimo è innanzitutto il risultato di una sorprendente scoperta: all’inizio degli anni Novanta alcuni studiosi si resero infatti conto che, non solo nel mondo occidentale, ma perfino nei contesti indigeni, stavano apparendo in maniera inattesa diversi attori sociali che facevano un uso inconsueto dei termini “sciamano” e “sciamanesimo”. In ragione del fatto che questi fenomeni sembravano profondamente differenti rispetto alle credenze e alle pratiche siberiane, gli specialisti credettero di dover marcare questa diversità, individuandola dunque come una forma di neo-sciamanesimo. Piano piano ci si rese conto che questa apparente “rivoluzione” era il prodotto non di una pura invenzione ma di un’ulteriore tappa di una rielaborazione creativa che la cultura occidentale aveva incessantemente prodotto nel corso dei secoli. La controcultura statunitense aveva infatti saputo mettersi in dialogo con la letteratura scientifica prodotta fino alla metà del XX secolo, ne aveva accolto i più importanti risultati e aveva voluto trasformare quello sciamanesimo “arcaico”, talvolta idealizzato dal mondo accademico, in una tecnica a disposizione dei cittadini moderni. Si tratta dunque di un fenomeno che produsse una rottura epistemologica con lo sciamanesimo siberiano e che al tempo stesso riprodusse una continuità con l’immagine che era stata prodotta dagli intellettuali occidentali. La trasformazione di questo sciamanesimo in una tecnica per la contemporaneità ha generato, nel breve volgere di pochi anni, un proliferare di scuole, fondazioni, workshop, seminari, manuali ecc. che lo hanno diffuso in ogni angolo del pianeta.

Quanto è diffuso lo sciamanesimo oggi 
È estremamente complesso stabilire la reale consistenza numerica dello sciamanesimo contemporaneo. Innanzitutto l’offerta di insegnamenti e scuole è estremamente articolata e frammentata. Grandi e piccoli gruppi di praticanti si raccolgono intorno all’insegnamento di centinaia di leader sciamanici, spesso in competizione tra loro. Oltretutto, la mancanza di un’istituzione generale di stampo sciamanico, che raggruppi cioè tutti i praticanti sotto un’unica struttura organizzativa, rende piuttosto difficile pensare lo sciamanesimo come un fenomeno unitario e uniforme. Inoltre, lo sciamanesimo sembra inserirsi perfettamente in un milieu di credenze e pratiche piuttosto fluide che difficilmente chiedono ai praticanti un’appartenenza esclusiva. Lo sciamanesimo sembra piuttosto capace di stabilire delle “alleanze” con altri fenomeni contemporanei quali le diverse forme di meditazione, lo shiatsu, lo yoga, il reiki ecc., intessendo con esse scambi e dialoghi fecondi. In sintesi, potremmo dire che il termine sciamanesimo riesce ad agglutinare lo sguardo che la cultura occidentale ha rivolto, e continua a rivolgere, alle religioni delle cosiddette culture indigene, permettendo di veicolare la costellazione complessa delle credenze e pratiche che provengono da quei mondi percepiti come distanti. Anche in ragione del recente protagonismo di numerose culture indigene, che rivendicano in diverse aree del pianeta i loro diritti, lo sciamanesimo appare certamente come una risorsa simbolica di grande rilevanza che continuerà a svolgere un ruolo nelle produzioni discorsive della nostra contemporaneità.

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