“Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario” di Luca Crovi

Dott. Luca Crovi, Lei è autore del libro Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario, edito da Oligo. Camilleri – come è noto – amava dichiararsi un contastorie: che forme assumeva il suo personalissimo modo di reinterpretare la realtà confondendo finzione e documentazione storica?
Copiare Reinventare. Andrea Camilleri falsario, Luca CroviAndrea Camilleri ha sempre amato raccontare storie in pubblico, ad alta voce, con le persone che intorno ad ascoltarlo. Amava scrutarne le emozioni e si divertiva un mondo a narrare con il tono profondo della sua voce. Mi ha confessato spesso che gli sarebbe piaciuto tanto mettersi per una volta a fare il cantastorie in piazza, vedere l’effetto che faceva sulla gente che passava per strada e poi passare con il cappello in mano a raccogliere i frutti delle emozioni che aveva distribuito. Camilleri era consapevole da uomo di teatro del risultato immediato che provocavano certe messe in scena capaci di essere applaudite o fischiate dal pubblico. Se le storie che raccontava erano legate ad eventi o personaggi storici aveva un modo suo di riraccontarli e simularli. Come ha ben spiegato lo studioso Giovanni Capecchi “ogni cosa detta si faceva, con Camilleri racconto. Bastava un appiglio, un punto di partenza, un pretesto, per far iniziare una storia. Questa storia poteva restare al livello dell’oralità, disperdersi nell’aria della sala in cui si trovava per un incontro pubblico o nel suo studio, nella casa romana del quartiere Prati, andando dietro al fumo delle sigarette, sempre più fini e filtrate con il passare degli anni, ma comunque numerose e immancabili.” È spesso difficile distinguere realtà e immaginazione nei romanzi storici di Andrea Camilleri perché lo scrittore siciliano amava spesso mischiare le carte, mescolare documenti reali a documenti inventati e amava trarre spunto da libri e storie di diversa estrazione. Come precisa sempre Capecchi: “Un fatto reale, letto in un volume o in un documento, una traccia “vera” sotto gli occhi, una fonte dalla quale partire: e – subito dopo – la costruzione fantastica di una storia, con un nome ricordato in un documento che diventa personaggio, che parla, che vive e si emoziona, con un luogo appena riferito dal documento che diventa lo scenario sul quale si muovono i personaggi, con una data che permette di costruire (in maniera verosimile) un contesto storico molto più ampio”. Sono nati così i romanzi storici e civili di Camilleri: La concessione del telefono, La stagione della caccia, Il birraio di Preston, Il re di Girgenti, La scomparsa di Patò. Partendo da un appiglio storico o letterario e mescolando linguaggi lo scrittore siciliano ha scritto opere originali ma che in qualche modo falsificavano o richiamavano altre opere. Camilleri non ha mai nascosto la mano, non ha fatto sparire le tracce e ha usato prefazioni, postfazioni e interventi pubblici per spiegare questo suo desiderio di reinvenzione letteraria. Ma spesso i lettori non si sono accorti dei suoi messaggi e hanno pensato che quello che stava leggendo fosse solo frutto della sua invenzione. Camilleri invece ci teneva a parlare di reinvenzione.

In che modo Camilleri ha giocato con la sua capacità di reinventare modelli altrui?
Totò sosteneva che «inventare è semplice, difficile è copiare». E con le falsità spesso l’attore napoletano ha giocato, lui che ne La banda degli onesti stampa soldi falsi e che in Totò, Eva e il pennello proibito ridipinge la Gioconda usando una modella maschile e si trova a disquisire sulla ‘Maja desnuda’, quella ‘vesdida’ e quella ‘in camicia’. Non è un caso che abbiamo di ritrarre Andrea Camilleri come Totò e Peppino mentre sta stampando testi che non sappiamo se siano suoi o di altri perché scrittore Andrea Camilleri ha spesso giocato sulla sua capacità di reinventare i modelli di altri, sulla sua capacità di imitazione e falsificazione che gli ha spesso permesso in maniera invisibile di riscrivere con la sua voce opere non sue.

Quali scrittori ha “falsificato” e con quali esiti?
Fra gli scrittori che ha falsificato e reinventato ci sono Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Boccaccio, Caravaggio, Stesicoro (tanto per citarne solo alcuni). E ogni volta è stato per Camilleri divertente ricopiare gli stili e le storie degli altri facendoli suoi. Ha abilmente confuso quello che hanno detto e fatto, ha imitato i loro stili, ha riassemblato le loro storie e questo suo gioco letterario lo ha sempre molto divertito e portato a sorridere. Non ha fatto queste operazioni letterarie per raccontare menzogne, per ignorare delle verità, lo hanno fatto sempre in funzione della qualità del racconto che stavano facendo. Perché la storia, quella appassionante, quella che stupisce, quella che fa viaggiare e sognare, è più importante di tutto.

Luca Crovi è redattore alla Sergio Bonelli Editore. Collabora con quotidiani e periodici, ed è autore della monografia Tutti i colori del giallo (2002) trasformata nell’omonima trasmissione di Radiodue. Per Rizzoli ha pubblicato L’ombra del campione (2018), L’ultima canzone del naviglio (2020) e Il gigante e la Madonnina (2022). Per Oligo ha curato i testi del volume illustrato da Paolo Barbieri Draghi, dirigibili e mongolfiere. C’era una volta a Milano (2019), ha tradotto L’Isola del tesoro. Il mio primo libro di Robert Louis Stevenson (2020, a cura di Claudio Gallo) e ha curato il saggio di Giustino Ferri, Dietro le quinte del cinema (con Claudio Gallo, 2021).

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