
Quando si tratta di opere antiche, bisogna ad esempio ricordare che «la divisione in libri dei testi greci e latini rispecchia una partizione in rotoli. […] E infatti, proprio perché furono autonomi rotoli, i «libri» hanno tuttora – pur nell’ambito di un unico e compatto codice – l’intitolazione libraria completa, compreso, ogni volta, il nome dell’autore al genitivo: una indicazione libraria indispensabile appunto in un rotolo, perché ne garantisce l’attribuzione, ma superflua quando più rotoli sono stati copiati su di un unico codice. […] Ha osservato Bruno Snell che le superstiti nove tragedie euripidee non commentate
ΕΛΕΝΗ
ΗΛΕΚΤΡΑ
ΗΡΑΚΛΗΣ
ΗΡΑΚΛΕΙΔΑΙ
(ΕΚΑΒΗ)
ΚΥΚΛΩΨ
ΙΩΝ
ΙΚΕΤΙΔΕΣ
ΙΦΙΓΕΝΕΙΑ Η ΕΝ ΤΑΥΡΟΙΣ
ΙΦΙΓΕΝΕΙΑ Η ΕΝ ΑΥΛΙΔΙ
discendono da una edizione in rotoli, raggruppati – secondo l’ordine alfabetico – in recipienti contenenti ognuno cinque rotoli, cioè cinque tragedie: è conservato, quasi per intero, il contenuto di due recipienti.»
«Con l’adozione del «codex», τεῦχος – che indicava il recipiente in cui erano conservati i rotoli – passa a indicare senz’altro il codice: appunto perché un codice racchiude il testo di più rotoli.» E così, «il passaggio dal rotolo al codice fu la prima strettoia che i testi classici dovettero superare.»
Il passaggio alla nuova forma di veicolazione degli scritti contrassegna l’avvento del cristianesimo e la «polemica cristiana pro e contro la cultura ‘classica’. Quando la nuova concezione del mondo, dapprima iconoclastica, si è data gli strumenti (o, se si vuole, i sofismi) per salvare la cultura passata – con l’argomento, magari specioso, che quella anticipava la nuova – si sono create le premesse per la salvezza almeno parziale di un patrimonio ormai discusso. È stato un primo dibattito, una prima querelle, nella storia della nostra civiltà, sull’utilità della ‘cultura’. Così, quello che è parso recuperabile (innanzitutto filosofi e storici, epici e scienziati; molto meno i poeti, magari osceni o troppo spudoratamente pagani) è stato preferibilmente copiato nella nuova forma di libro: il codice, un libro moderno e pratico molto più degli aristocratici rotoli».
L’indagine sulla storia dei testi si rivela dunque capace di fare chiarezza su tanti aspetti oscuri del patrimonio di testi classici giunti sino a noi e di dare nuovo slancio a una disciplina come la filologia classica. Perché, a detta di Canfora, è proprio «questa sistematica storia interna dei documenti letterari antichi, fondata su di una ben fondata visione storica, attenta, non meno che ai testi, alle ‘cerchie’ decisive che li hanno salvati e trasmessi» ad essere «oggi il miglior alimento per la sopravvivenza degli studi classici nel nostro tempo.»