“Con parole alate. Autori, testi e contesti della letteratura greca” di Andrea Rodighiero, Sabina Mazzoldi e Dino Piovan

Prof. Andrea Rodighiero, Lei è autore con Sabina Mazzoldi e Dino Piovan del manuale Con parole alate. Autori, testi e contesti della letteratura greca edito da Zanichelli. La civiltà greca ha plasmato la storia letteraria, culturale e ideologica dell’Occidente: in una società sempre più tecnologica e multiculturale, quale posto per i classici antichi?
Con parole alate. Autori, testi e contesti della letteratura greca, Andrea Rodighiero, Sabina Mazzoldi, Dino PiovanIl progetto che ho coordinato, e che ha portato ai tre volumi di Con parole alate, ha inevitabilmente coinvolto anche altre persone (la lista sarebbe lunga, ma nel colophon ci siamo tutti). L’impresa si è potuta realizzare proprio a partire dal fondamentale appoggio di Sabina Mazzoldi, di Dino Piovan, e soprattutto di chi mi ha ‘commissionato’ l’opera, ovvero una casa editrice di grande peso e di grande tradizione. Voglio almeno ricordare Marina Di Simone e Giuliana Gambari, che in Zanichelli hanno proposto e seguito il complesso e lungo percorso con una passione che è già una prima risposta a questa domanda: in molti infatti – moltissimi, anzi – dimora un interesse e un amore per la cultura e la letteratura antica che va ben al di là della ‘memoria di scuola’ o della necessità pratica di fornire dei manuali ai nostri studenti. Ma andiamo con ordine. C’è una riflessione del poeta Iosif Brodskij che amo ripetere. In un saggio intitolato Omaggio a Marco Aurelio, Brodskij scrive: «mentre l’antichità esiste per noi, noi per l’antichità non esistiamo. Non siamo mai esistiti, né mai lo saremo. Questo stato di cose alquanto particolare rende la nostra presa sull’antichità un poco malferma». E ancora: «la caratteristica assolutamente definitiva dell’antichità è la nostra assenza». Se ci riflettiamo, in fondo all’antichità classica (agli antichi Greci e alla Roma repubblicana e imperiale) non importa molto di questo nostro dibattito su di loro e sul senso che può avere, oggi, lo studio dei loro testi. Ma credo che debba importare a noi. Perché? Anzitutto, direi, per un fattore squisitamente culturale. Alessandro Magno teneva sempre con sé una copia dell’Iliade: per quale ragione considerava così preziosi i versi di Omero, a quell’epoca già un classico? Riteneva evidentemente di avere qualcosa da imparare dalle gesta degli eroi epici. Al di là degli aneddoti, da Omero alla tarda antichità, nell’arco di molti secoli che certo non sono tutti uguali – basti pensare all’avvento del Cristianesimo ­­–, la civiltà greca effettivamente fonda e plasma la nostra storia culturale, gettando al contempo le basi per la storia ideologica dell’Occidente. Ci basti mettere in fila i generi che commentiamo e antologizziamo in Con parole alate: l’epica e la lirica, la filosofia, la tragedia e la commedia, la storiografia, l’oratoria, il romanzo. Ma possiamo mettere in campo anche concetti e valori-chiave declinati specie dagli storici e dai filosofi (Tucidide e Platone in primis) come ‘democrazia’, ‘governo’, ‘politica’, ‘città’, e altri certamente più scomodi come ‘schiavitù’ o ‘ragion di stato’; o altri ancora più astratti e sfuggenti: ‘destino’, ‘divinità’, ‘psiche’. È a partire dai Greci che si innestano nel nostro DNA culturale modi di pensare, di parlare e di scrivere che non ci hanno ancora abbandonato. Grazie a questi modelli, inoltre, si è plasmato il nostro modo di leggere, di interpretare e di raccontare il mondo, ed è dal confronto con questi modelli – scansando ovviamente qualsiasi velleità identitaria o di assimilazione tra ‘noi’ e ‘loro’ – che possiamo meglio comprendere dove è giunta la nostra civiltà. E noi, senza di loro, non saremmo ciò che ora siamo. Tecnologia (fin dall’etimologia del termine) e multiculturalità hanno del resto radici lontane. Per fare un solo esempio, torniamo a leggere un idillio di Teocrito come le Siracusane (l’idillio XV, un ‘mimo urbano’) e ci ritroveremo immersi nella rutilante e affollata atmosfera di una Alessandria d’Egitto plurilingue, caotica, trafficata e festosa, ma anche nella quotidianità fatta di occupazioni e preoccupazioni di due donne di età ellenistica.

Nel Vostro manuale, i testi greci sono presentati sia nel testo originale greco, che con la traduzione italiana o in sola traduzione: quale funzione svolge, nello studio di greco (e latino), l’esercizio di traduzione?
Dobbiamo partire dal presupposto di considerare l’atto del tradurre come un atto interpretativo di strutture linguistiche e di pensiero complesse. Qui in verità siamo di fronte a traduzioni guidate (dalle note, o dall’insegnante). Insieme a Sabina Mazzoldi e a Dino Piovan, e insieme ai bravissimi collaboratori, abbiamo per questo voluto dare grande importanza – forse più di quanto accade in altre storie letterarie – proprio ai testi in originale. Nei limiti del possibile abbiamo però provato a offrire tutti gli strumenti per sondarli in profondità. Rimango convinto di un fatto: la ricchezza delle note ai testi è un punto di forza dell’intero progetto di Con parole alate. Del resto, se una lingua antica viene fruita solo attraverso la traduzione – nel nostro caso senza più guardare al greco –, sempre meno persone saranno in grado di interpretarla e di comprenderla a fondo. I testi accompagnati da commento linguistico sono stati tradotti da noi, mentre per gli altri abbiamo scelto fra le traduzioni esistenti in base a chiarezza e fedeltà, e cercando una ‘polifonia’ che mostri quanto sia importante interrogarci sugli esiti nella nostra lingua: le traduzioni non sono tutte uguali e sono destinate a invecchiare; per questo abbiamo inserito la rubrica Traduzioni a confronto e offriamo spesso – oltre a una traduzione puntuale nostra – una ‘versione d’autore’ (compresi autori che siano scrittori in proprio, non necessariamente o esclusivamente antichisti). L’idea, in questo caso, è quella di far riflettere lo studente non solo sul suo grado di conoscenza linguistica dell’originale, ma anche sull’importanza del suo uso dell’italiano, suggerendo il valore delle infinite sfumature di lessico e di senso di entrambe le lingue (e questo gli potrà essere di aiuto anche nella classica prova di versione). In un mondo votato all’omologazione, è una ricchezza alla quale non possiamo rinunciare.

Enzo Mandruzzato affermava che «quando occorrono cinque anni per tradurre quindici righe in quattro ore con il vocabolario, e ancora senza piena soddisfazione degli esperti» evidentemente qualcosa non va: quali sono, a Suo avviso, i limiti della didattica contemporanea del greco antico?
È una domanda importante, ma che per la scuola superiore bisogna lasciare appunto agli ‘esperti’, vale a dire alla competenza di chi opera quotidianamente e con grande impegno nei nostri licei. Il loro contributo e il confronto diretto con la loro esperienza sono stati fondamentali nella definizione delle linee portanti di un’opera come Con parole alate (penso specialmente alla sezione dedicata agli esercizi, alle rubriche Dialogo con il testo e Per l’interrogazione, nonché al fondamentale ‘laboratorio delle competenze’). Ci siamo messi in ascolto di molte voci di colleghe e colleghi, a volte anche cambiando radicalmente l’assunto di partenza per poter fornire uno strumento didattico adeguato alla scuola e alle esigenze di oggi. Consideriamo anche, riallacciandoci alla domanda precedente e provando a rispondere più compiutamente, che non stiamo parlando di un versionario, ma di una (corposa) storia della letteratura greca dalle origini al tardoantico, con una funzione che non è meramente quella di far tradurre, ma è quella di far conoscere agli studenti la letteratura attraverso i testi, nel suo svolgersi in diacronia e per generi in dialogo fra loro. Vorremmo insomma che queste parole alate fossero davvero in grado di parlare: spesso invece lo studente – in un corpo a corpo mal digerito – si trova di fronte alla pagina muta della versione: una voce apparentemente silenziosa (e senza note!) che i ragazzi sono chiamati a far risuonare nella loro lingua a colpi di dizionario.

Però non sono del tutto d’accordo con Mandruzzato – che pure è stato un grande traduttore. Camillo Sbarbaro scriveva: «la parola che rende davvero quella del testo che traduci, non aspettartela dal vocabolario; è sempre una che il vocabolario non dà». Sono dell’idea che non dobbiamo pensare di accostarci ai Greci o ai Latini, dizionario alla mano, per fare ‘ginnastica con la mente’; la traduzione non è un gioco enigmistico dove a un certo punto tutte le tessere del puzzle danno senso, non è un rebus da risolvere, né è una prova di atletica. La traduzione serve a capire ciò che questi autori hanno da comunicarci – come qualsiasi altro atto traduttivo –, serve a interpretare e a conoscere un mondo attraverso la lingua e il lessico che lo hanno veicolato fino a noi. Certo, la palestra prevede sedute di allenamento durissime, e spesso gli studenti faticano a trovare il senso di un’operazione che avvertono come poco utile; ma questo può valere per moltissimi aspetti della formazione superiore: quanti di noi, da adulti, sono in grado di risolvere un’equazione di secondo grado? Eppure – giustamente – nessuno si sognerebbe di togliere la matematica dai licei. Possiamo invece discutere delle scelte: un’antologia destinata alla scuola non può essere esclusivamente frutto di scelte personali e non può sostituirsi del tutto all’esercizio traduttorio vero e proprio. Le indicazioni ministeriali non si possono ignorare, anche perché riflettono una sorta di canone, a sua volta influenzato da principi estetici, valori culturali, orientamenti disciplinari e metodologici. Quindi se di ‘limiti’ vogliamo parlare, dovremmo sommare aspetti che vanno dai singoli casi nelle singole scuole, alle indicazioni ministeriali, alla volontà degli insegnanti di sperimentare, alle (poche) ore a disposizione… E mi creda: nel mondo della scuola ci sono intelligenze finissime, ci sono realtà culturali vivaci, ci sono persone che si spendono con passione, attivano progetti interessantissimi, c’è volontà ed entusiasmo.

Quali opportunità offre il confronto attraverso i testi delle due civiltà, greca e latina?
Nei testi della letteratura greca e latina – come ho avuto modo di scrivere nella quarta di copertina – risuona l’eco potente di un mondo che solo in parte ci assomiglia. Ma dai viaggi di Odisseo e di Enea, ai versi di Saffo, di Catullo e di Orazio, dai tragici a Tucidide, alle pagine di Tacito, da Aristofane ad Aristotele, al romanzo di Petronio, ai Vangeli ci imbattiamo in una serie di universali dei quali il nostro presente non riesce a fare a meno. Quanto è distante Atene da Roma? Perché avrebbe senso confrontare sinotticamente il testo di uno storico greco con quello di uno storico latino? Nella rubrica che abbiamo chiamato Confronti greco-latino (Verso l’esame) abbiamo dato spazio a questa opportunità, in parte imposta dalle attuali disposizioni ministeriali in merito all’esame di stato. Fin dal primo volume questi confronti guidano all’analisi dei passi non solo in vista della famigerata ‘maturità’, ma soprattutto evidenziano affinità e differenze, palesano modi simili o contrari di leggere eventi analoghi. Abituandoci così alla natura parziale e prospettica del punto di vista, nella lettura dei fatti storici in particolare, a quanto l’interpretazione sia sempre socialmente ed epocalmente connotata; è ciò che facciamo emergere anche dalle simulazioni della seconda prova (Esercitazione alla seconda prova (Verso l’esame)), con l’idea che la ‘maturità’ non la si conquista negli ultimi quattro mesi della terza liceo, ma è fatta di un sapere e di una consapevolezza – un insieme di conoscenze e di competenze – che vengono da molto più lontano. Se leggiamo il resoconto della morte di Cesare fatto da Plutarco e lo confrontiamo con il medesimo episodio narrato da Svetonio, potremo immediatamente cogliere la sintetica drammaticità del racconto dello storico latino, avvertiremo il diverso peso affidato alla figura di Pompeo, e così via. A me pare che oggi un confronto meditato, privo di pregiudizi e soprattutto informato – confronto tra le fonti, fra i dati a disposizione, fra i modi e le forme della comunicazione – sia fondamentale per non farci trascinare nel pressapochismo del ‘sentito dire’. In tempi ad alto tasso di diffusione di rischiose ciarlatanerie e false notizie, impariamo a difenderci anche grazie a questi accostamenti di voci di civiltà diverse (pure diverse dalla nostra) ma contigue. Aggiungo un aspetto diciamo pure estetico: per questi confronti con il greco abbiamo selezionato pagine di letteratura latina di grande bellezza (Cicerone, Seneca, Vitruvio, Sallustio…).

Nel testo sono presenti numerose traduzioni «d’autore» e riletture: in che modo il confronto con l’interpretazione degli autori moderni può attualizzare i testi della tradizione antica?
Riprendendo quanto si diceva all’inizio della nostra conversazione, è stato piuttosto impressionante riscoprire, una volta di più, la pervasività della cultura greca nei più vari generi e ambiti della contemporaneità, dalla letteratura, al teatro, al cinema, alla canzone d’autore, fino alla filosofia e alla politica. E la lista potrebbe continuare. L’ambito dei reception studies ha oggi raggiunto un vero e proprio statuto disciplinare ‘a sé’, specie in contesto anglo-americano. Non sempre gli esiti, diciamolo, sono eccellenti. A volte si ha l’impressione di un approccio di studio che appare poco consapevole dei contesti autoriali e di produzione della cultura antica: è quello che ci siamo sforzati di evitare (ne diamo conto, ad esempio, cercando di sottrarre Saffo a letture fuorvianti). Gli studi sulla ricezione dell’antico hanno come proprio fine l’interpretazione delle vie, dei modi, delle ragioni per i quali la cultura antica è stata riscritta, rivisitata, tradotta, tradita, ripensata fino ai nostri giorni, specialmente da singole personalità artistiche, ma anche da specifiche comunità o da un’intera società civile (pensiamo all’importanza, ad esempio, di una figura come quella di Antigone nel nostro immaginario). Lo studio della ricezione dei classici implica quindi anche un’analisi dei processi di riappropriazione contestuale di volta in volta messi in atto. E un dato è innegabile: i personaggi fittizi, gli autori, i pensatori dell’antichità greca sono pervasivamente presenti nella nostra produzione culturale. Possiamo anche capovolgere la prospettiva: sono i testi antichi, i testi-fonte a rivitalizzare e attualizzare le riscritture moderne e contemporanee dei classici greci, perché ci aiutano a comprendere, ad esempio, perché Pier Paolo Pasolini sceglie il mito di Edipo e di Medea (o il Vangelo), come mai Tiresia può diventare avatar di Andrea Camilleri e trasformarsi in un fenomeno culturale, perché Platone continua a essere un modello per ripensare la politica dei nostri giorni, e così via. Nelle sezioni Gli antichi dei moderni, i tre volumi di Con parole alate provano a dare conto – commentandoli – di questi continui affioramenti, spingendo i giovani lettori a interrogarsi sul perché non smettiamo di variare e riscrivere gli antichi maestri. Abbiamo anche inserito delle traduzioni inedite in italiano, come quella di una bellissima poesia del polacco Zbigniew Herbert, intitolata Anabasi (1983) e dedicata al viaggio descritto da Senofonte, la ritirata dall’Asia dei diecimila «per fortuna senza la menzogna di star difendendo la civiltà […] con la cognizione crudele che la vita è grande».

Con parole alate offre un approccio rinnovato alla letteratura greca antica: perché sceglierlo?
È difficile per un autore dare ‘consigli per gli acquisti’. Posso però dire che siamo stati guidati da un’idea condivisa con l’Editore, cioè dall’idea che il canone scolastico non può e non deve essere ridotto a un ‘canone forte’ di pochi nomi, tralasciando il contesto. Erodoto non esisterebbe senza Omero, i tragici dialogano con i lirici, la tarda antichità pur apparentemente frammentata eredita una tradizione secolare e la trasforma, e così via. Possiamo forse sfruttare il sottotitolo come chiave di lettura: gli autori, i testi e i contesti. Con parole alate fa costantemente dialogare la sezione di storia letteraria con la sezione antologica (di qui i numerosi rinvii interni, che creano una vera e propria rete di riferimento), in modo che gli studenti acquisiscano un’idea d’insieme dell’autore, della sua lingua, delle tematiche portanti alla luce del contesto storico, politico e culturale a cui appartiene, ma anche alla luce delle relazioni con altri. Attenzione, però: qui è la letteratura che conta, è il testo ad assumere un ruolo cardine. Però ‘vedere’ un testo non basta: dobbiamo imparare a leggerlo. L’antologia – ricca come poche altre sul mercato editoriale – ci guida nella complessità senza sconti. E ci sono nei nostri tre volumi alcuni valori aggiunti: tutti i brani, senza esclusione, sono preceduti da una introduzione e accompagnati da note e da una sezione dal titolo Per comprendere il testo; i commenti e le note aiutano a guardare ai testi della letteratura greca nel loro nascere ed evolversi, a leggerli sul piano linguistico, stilistico, storico-culturale (anche grazie ai Percorsi di lingua e civiltà). Oltre al ricchissimo materiale disponibile in rete, gli esercizi sui singoli passi, i Percorsi di traduzione e le Idee per insegnare sono la testimonianza di un aspetto in cui Zanichelli eccelle, e che colpisce positivamente non soltanto in questi volumi: vale a dire la grande attenzione e sensibilità dell’Editore nei confronti del mondo di una scuola che cambia nel tempo, e nei confronti di una pratica didattica che si deve calare nel rapporto dell’insegnante con la classe. Un altro aspetto di cui andiamo particolarmente fieri è la presenza di pagine critiche (Le parole della critica), alcune delle quali presentate per la prima volta al lettore italiano; siamo andati alla ricerca di studiosi che abbiano contribuito alla comprensione dei nostri autori distinguendosi per chiarezza espositiva e freschezza interpretativa.

Ci sono poi caratteristiche apparentemente accessorie, ma che nella progettazione di un’opera così vasta risultano fondamentali: abbiamo studiato insieme alla redazione le copertine, i colori, la carta, la coerenza dell’impianto grafico e delle immagini, senza trascurare niente; con un risultato che a mio avviso spicca per armonia ed eleganza, e – ciò che è più importante – mira a una migliore fruibilità da parte degli studenti.

In modo per noi lusinghiero, qualcuno ha definito Con parole alate «una letteratura greca per il futuro». Sarebbe già moltissimo riuscire a essere efficaci nel nostro presente e nell’uso quotidiano: non sempre, infatti, il mondo della ricerca è stato in grado di dialogare con il mondo della scuola, ma questi rapporti vanno ripensati, a partire dai contenuti. Con parole alate vuole essere al servizio dei giovani lettori e delle loro guide. Perché va detto che lungo questo viaggio di formazione il ruolo dell’insegnante rimane fondamentale e insostituibile.

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