
di Dale Carnegie
Bompiani
«C’è un solo modo per ottenere da qualcuno quello che vogliamo. Ci avete mai pensato? Un solo unico modo. E cioè fare in modo che l’altra persona voglia quello che vogliamo noi. È l’unico sistema.
Ovviamente si può persuadere un malcapitato a mollare l’orologio anche puntandogli una rivoltella alle costole. O si possono convincere i dipendenti alla collaborazione intensiva – almeno finché non girerete loro le spalle – con la minaccia del licenziamento in tronco. Da un bambino si può ottenere l’obbedienza con percosse e minacce. Ma questi sistemi violenti hanno spiacevoli controindicazioni.
Il solo sistema valido perché io ottenga da voi quello che voglio è che anche voi lo vogliate.
Ma di solito la gente che cosa vuole?
Sigmund Freud sostiene che alla base di ogni azione umana stanno due motivazioni: l’impulso sessuale e il desiderio di grandezza.
John Dewey, uno dei più profondi filosofi degli Stati Uniti, esprimeva lo stesso concetto in maniera lievemente diversa. Sosteneva cioè che il bisogno più sentito della natura umana è “il desiderio di essere importanti”. Ricordatevi questo concettino: “il desiderio di essere importanti”. È pregnante, ne sentirete parlare parecchio in questo libro.
Che cosa vuole la gente, allora? Non molto; ma quelle poche cose che desidera davvero le ricerca infaticabilmente, con un’insistenza tale che è impossibile negargliele. Tra le cose che la gente vuole maggiormente ricordiamo:
1. la salute (e la sua conservazione);
2. il cibo;
3. il sonno;
4. il denaro (e le cose che con esso si possono acquistare);
5. la vita (e tutto ciò che ne consegue);
6. la gratificazione sessuale;
7. la felicità dei figli;
8. sentirsi importanti.
Quasi tutte queste cose sono abbastanza facili da ottenere, tranne una. Tanto è desiderata, come il cibo o il sonno, tanto è difficile da ottenere. È quello che Freud definisce “desiderio di grandezza” e Dewey “desiderio di essere importanti”. […]
Smettiamo per un momento di pensare ai nostri successi, ai nostri desideri. Cerchiamo di ricordare anche i pregi altrui. E niente adulazione. L’apprezzamento dev’essere onesto e sincero. Siate pieni di calore nell’approvare l’operato altrui, siate prodighi di lodi meritate, e la gente si godrà ogni vostra parola, ne farà tesoro e la ricorderà per tutta la vita, anni e anni dopo che voi avrete scordato anche che faccia aveva.»