
Quando sentiamo le statistiche di quanto si legge oggi in Italia, scoprendo che nella popolazione oltre i 14 anni il 60% non legge neppure un libro all’anno, tutti (anche chi no legge) pensiamo che non sia un dato positivo, anzi che forse è preoccupante, soprattutto perché il numero dei non lettori è in continuo aumento.
E si fa questa considerazione perché il valore della lettura e l’importanza di leggere, vengono comunque date per assodate, probabilmente anche da quei giovani che non amano leggere. Loro non lo fanno perché non hanno scoperto quanto possa essere soddisfacente e emozionante, magari quando lo devono fare pure si annoiano, ma non credo pensino che leggere sia qualcosa di negativo.
È da questo punto di partenza, ovvero dal ritenere la lettura un’attività positiva, importante, necessaria all’immaginazione, allo sviluppo cognitivo, e poi comunque funzionale al conoscere e come mezzo di comunicazione, che dobbiamo dare importanza alla promozione della lettura, favorendo tutte quelle azioni capaci di farci raggiungere i risultati auspicati.
Questo in genere, anche verso gli adulti, ma in particolare appunto rivolgendoci ai più piccoli, perché se l’interesse alla lettura non nasce nei primi anni, è molto difficile possa trovarsi in età adulta.
Quest’anno in Italia sono 20 anni che esiste il programma Nati per leggere, che ha l’obiettivo di sensibilizzare le famiglie, a praticare la lettura con i bambini fin da quando sono piccolissimi (diciamo dai sei mesi). E ci sono evidenze scientifiche sulla bontà di questa azione, sostenute da ricerche che non lasciano dubbi in proposito.
La lettura è importante, è dunque evidente la necessità di promuoverla, cominciando senza dubbio con bambini e ragazzi.
Si può educare alla lettura?
Non è materia di mia stretta competenza, perché io sono un bibliotecario e il libro non ha questo taglio, ma esistendo una pedagogia della lettura, significa che sia certamente possibile educare alla lettura. Penso di poter sostenere che debba essere la Scuola ad avere questo ruolo e visti i risultati piuttosto deludenti, come ricordavo prima, il sospetto che qualcosa non abbia funzionato e che ancora non funzioni, è forte.
Ma dentro alla Scuola esistono degli insegnanti bravissimi, capaci di appassionare alla lettura che è la premessa per educare alla lettura. E dunque, senza voler fare i maestri ai maestri, le risposte si trovano all’interno di questa istituzione educativa. Penso solamente a quella fantastica pratica di quegli insegnanti che ogni mattina, si ogni mattina, dedicano qualche minuto a leggere loro ad alta voce ai bambini, facendoli così innamorare dei libri.
Penso anche agli errori che invece si commettono e qui non posso non ricordare Gianni Rodari, scrittore ma anche maestro, che 40 anni fa (scomparso nel 1980) provocatoriamente scriveva i 9 modi per insegnare a odiare la lettura. Basta rileggerli per capire come ancora oggi molte di quelle osservazioni sono ancora vere.
Perché in Italia si legge così poco?
Le ragioni sono complesse, perché altrimenti sarebbe facile porvi rimedio. Senz’altro storicamente si può dire che non c’è mai stata in Italia una cultura che favorisse la lettura. Dicevo prima della Scuola, ma allo stesso modo si può dire della famiglia dove se i bambini non vedono leggere i genitori, non trovano l’esempio capace di stimolare l’imitazione. Ma in questo caso ci troviamo di fronte a un circolo vizioso, difficile da scardinare.
Poi dobbiamo pensare che la letteratura per l’infanzia moderna è arrivata molto tardi in Italia, dove fino agli anni settanta esistevano solo i classici, salvo rare eccezioni (Pippi Calzelunghe è stato tradotto in italiano nel 1956). L’editoria più interessante per i ragazzi, in Italia c’è solamente dalla fine degli anni ottanta. Trent’anni sembrano tanti, ma in termini culturali sono pochissimi. Infine non dimentichiamo le biblioteche di pubblica lettura, che ancora oggi non sono diffuse a sufficienza sul territorio nazionale, penso al Sud, e dove lo sono, non sempre sono attrezzate adeguatamente a partire dai bibliotecari, che sono troppo pochi e, seppur bravissimi su alcune pratiche biblioteconomiche, a volte non sono preparati per svolgere la promozione della lettura.
Di quali azioni deve farsi promotrice una biblioteca per promuovere la lettura verso il target 0-14 anni?
Il libro tratta questo specifico argomento. Inizio con il sostenere che ogni biblioteca di pubblica lettura deve occuparsi di promozione. Non è possibile pensare oggi che queste azioni siano messe in atto da alcune biblioteche e da altre no.
È indispensabile poi che un’azione efficace prenda in considerazione tanti fattori: la dotazione a disposizione dev’essere adeguata alla popolazione di riferimento e sempre ben aggiornata, dei bibliotecari dicevo prima come debbano essere preparati anche su questa materia, gli spazi ben curati a partire dagli arredi colorati e dalle dimensioni giuste per i bambini, ma su questo fronte c’è veramente ancora tantissimo da fare, sempre partendo dal sapere che le soluzioni da mettere in atto devono partire dal pensare a quali comportamenti vogliamo creare. Le biblioteche devono essere attraenti in tutti questi elementi: dotazione, personale, spazi e arredi. Solo in questo modo si possono mettere in atto tutta una serie di attività che porteranno a farle frequentare spesso. Ed è quando si arriva a ottenere di far vivere la biblioteca che si possono ottenere dei veri risultati in termini di promozione della lettura, perché solo portando bambini e ragazzi all’autonomia nel voler cercare i libri per loro piacere, avremo raggiunto lo scopo.
Poi ci sono tutti le attività di promozione che devono avere innanzitutto l’obiettivo di far scoprire i libri che possono motivare a leggere. Ecco le biblioteche devono agire nel campo della motivazione e questa si “scatena” quando si riescono a far conoscere i libri che destano la curiosità di leggerli.
C’è dunque la collaborazione con la scuola, con gli appuntamenti annuali con tutte le classi, non basati semplicemente sul far prendere dei libri in prestito, ma su letture che appunto facciano assaporare quanto possa essere divertente leggere. Insieme al lavoro con la scuola, è bene organizzare momenti liberi, dove i bambini partecipano spontaneamente e insieme alla famiglia.
Il libro si sofferma comunque in particolare sull’importanza per le biblioteche di lavorare in cooperazione. Molti progetti di promozione della lettura si riescono a implementare solamente se organismi sovracomunali, come i Sistemi bibliotecari mettono in campo degli strumenti che poi possono essere utilizzati dalle singole biblioteche. Bibliografie, mostre di libri, ma anche di illustratori, proposte confezionate in modo stimolante, incontri con gli autori, tornei di lettura. Le idee e le esperienze, anche già sperimentate con successo, non mancano. Promuovere la lettura tra bambini e ragazzi si può fare.
Giancarlo Migliorati, bibliotecario dal 1981, si è da sempre dedicato alla promozione della lettura con i bambini e ragazzi e dal 2003 coordina il Settore ragazzi del Sistema bibliotecario Nord-Ovest della provincia di Bergamo, e nella stessa è referente Nati per Leggere. Organizza tornei di lettura in molte biblioteche, in Lombardia e Trentino. Ha sperimentato un progetto di tutoraggio a bibliotecari sulla sezione ragazzi. Una sua storia, Il campionato di lettura, è pubblicata nel libro Acqua bell’acqua. Ha curato alcune pubblicazioni di filastrocche popolari per bambini in bergamasco.