“Cittadini ai tempi di Internet. Per una cittadinanza consapevole nell’era digitale” di Alfonso Fuggetta

Prof. Alfonso Fuggetta, Lei è autore del libro Cittadini ai tempi di Internet. Per una cittadinanza consapevole nell’era digitale edito da FrancoAngeli: cosa significa oggi essere cittadini in una società divenuta sempre più interconnessa e complessa grazie ad Internet?
Cittadini ai tempi di Internet. Per una cittadinanza consapevole nell'era digitale, Alfonso FuggettaNella nostra società il digitale non è semplicemente uno strumento o una tecnologia di supporto. Tutti i nostri processi sociali ed economici sono trasformati e rivoluzionati a causa del digitale. Questo vuol dire che il digitale non è semplicemente una nuova materia di studio né una tematica che qualcuno può decidere di approfondire. Tutti siamo impattati dalla presenza del digitale e tutti siamo quindi chiamati a comprendere i fondamenti e le dinamiche indotte dal digitale. Per questo non mi piace parlare di cittadinanza digitale, quasi fosse una specializzazione o una parte del tutto: dobbiamo parlare di cittadinanza ai tempi del digitale, cioè del fatto che per essere cittadini consapevoli non è possibile ignorare o “stare fuori” dalla rivoluzione digitale.

Quali conseguenze sulla nostra società produce la diffusione del digitale?
Tutti i settori della nostra società sono influenzati e anche profondamente rivoluzionati dal digitale. Nel mondo del lavoro scompaiono vecchie professioni e ne appaiono di nuove. I servizi e i prodotti delle imprese sono rivoluzionati completamente per l’arrivo del digitale. Il mondo della cultura vive nuove dimensioni e sfide. La politica cambia e si trasforma in quanto il digitale incide nei rapporti tra le persone e tra la società civile e istituzioni.
Non ci sono settori indenni e questo rafforza il bisogno di una educazione profonda e diffusa ai fondamenti del digitale e alla comprensione di come esso impatta e trasforma la nostra vita.

Quali nuove competenze sono richieste ai cittadini digitali?
Spesso si parla di coding e di formazione tecnica. Essa è certamente utile e necessaria, ma non basta. Dobbiamo riscoprire o valorizzare la formazione alla matematica, alla logica, lo sviluppo delle capacità logico-deduttive. E dobbiamo rileggere tutte le materie classiche alla luce del digitale. Cosa vuol dire studiare storia o fare una ricerca all’epoca di Internet? Come si lavora in gruppo o come si risolve un problema di analisi oggi che abbiamo a disposizione gli strumenti digitali?

In che modo è possibile accompagnare e sostenere tutti i cittadini, e soprattutto i giovani, nell’esplorazione e scoperta del digitale?
Serve un impegno diffuso e lungimirante di tutte le componenti della nostra società: la famiglia, la scuola, le imprese, i corpi intermedi, le istituzioni culturali, i media, la politica. Tutti devono fare un salto di qualità per essere in grado di raccogliere la sfida del digitale. E tutti devono capire che il digitale non è una minaccia, ma una straordinaria opportunità di crescita. Se non usciamo dalla trappola della paura del nuovo, il Paese perde una occasione per promuovere sia una migliore qualità della vita che lo sviluppo economico e sociale dei nostri territori.

Le tecnologie digitali sono uno strumento potentissimo e come tali richiedono una crescita personale, una maturità, una consapevolezza all’altezza delle sfide che ci troviamo ad affrontare. Serve serietà ed approfondimento: non si tratta di evitare, circoscrivere o limitare l’impatto del digitale, quanto di cavalcare con coraggio, lungimiranza e saggezza questa straordinaria opportunità che ci è stata messa a disposizione.

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