A Firenze vivevano un uomo che tutti chiamavano Ciacco, gran ghiottone senza però le possibilità economiche per soddisfare appieno la propria golosità, e un certo Biondello, piccoletto molto raffinato, che stava sempre a ripulirsi e a mettersi a posto.
Una mattina, Biondello, che si era recato al mercato del pesce e stava comprando due enormi lamprede, fu avvicinato da Ciacco che gli domandò a cosa gli servissero. Biondello rispose che Corso Donati organizzava un pranzo e lo invitò quindi a casa del gentiluomo. Ciacco corse dunque dal suo ospite e si accomodò a tavola con lui ma quando giunsero le portate… delle lamprede neanche l’ombra! Capì allora di esser stato ingannato e giurò dentro di sé che gliela avrebbe fatta pagare.
Non passarono molti giorni che si imbatté per caso in Biondello che, quando vide la sua vittima, le domandò come avesse trovato le lamprede di messer Corso.
– Prima che siano passati otto giorni, – profetizzò laconico Ciacco – saprai dirlo molto meglio di me.
Ciacco mandò dunque da Filippo Argenti, un energumeno forte e nerboruto, noto per essere il più irascibile e stizzoso uomo che ci fosse a Firenze, un inviato che, a nome di Biondello, gli si rivolse con insolenza e in tono di sfida. Raggiunse poi Biondello, informandolo che Filippo Argenti lo stava cercando per non si sa bene quale ragione.
Non appena vide Biondello, messer Filippo gli si lanciò contro dandogliele di santa ragione tanto che con grande fatica quelli che intanto si erano radunati tutt’attorno riuscirono a toglierglielo dalle mani, così sconvolto e malconcio com’era. Alla fine, il malaugurato capì che in quella faccenda c’era lo zampino di Ciacco.
Quando, dopo molti giorni, dopo che i lividi gli furono scomparsi dal volto, ricominciò a uscire, per caso incontrò proprio il principale indiziato di quel che gli era capitato, il quale, ridendo, gli domandò:
– Biondello, com’era il vino di messer Filippo?
Biondello, consapevole che nei confronti di Ciacco poteva più facilmente serbare rancore che sperare di vendicarsi, lo lasciò in pace e, da quel momento in poi, si guardò bene dal farsi beffe di lui.