
Ogni processo vitale è poi basato su reazioni chimiche. La vita stessa, quindi, è chimica.
Nel mio libro poi mi diverto a mostrare come la chimica accompagni ogni momento della nostra esistenza, nell’arco di 24 ore. Al mattino veniamo svegliati dalla sveglia: che sia a cristalli liquidi o a led, la sveglia sfrutta le proprietà chimico-fisiche di certe sostanze. Poi ci facciamo una bella doccia: sapone, shampoo, dentifricio, schiuma da barba, ecc. sono costituiti da sostanze chimiche e, nel libro, mi diverto a spiegare come sono fatte e come funzionano. Poi facciamo colazione: quando prepariamo un buon caffè o un tè, senza che ce ne rendiamo conto, sfruttiamo una tipica procedura da laboratorio chimico, chiamata estrazione con solvente. Se aggiungiamo lo zucchero, in realtà stiamo usando un disaccaride, chiamato saccarosio, che ha interessantissime proprietà. Poi usciamo di casa e ammiriamo un bel cielo blu: anche qui, se vogliamo capire perché il cielo è proprio di quel colore, dobbiamo fare ricorso alla chimica, Se saliamo in auto o in moto e accendiamo il motore, ci muoviamo grazie all’energia sviluppata dalle reazioni di combustione degli idrocarburi presenti nel combustibile. Se vogliamo poi capire cosa sia il numero di ottani di una benzina, serve ancora un po’ di chimica. In ufficio, maneggiamo fogli di carta, che deriva da trasformazioni chimiche. Se facciamo fotocopie, sfruttiamo le proprietà fotoconduttrici del selenio. Nella pausa pranzo, qualsiasi cibo consumiamo, sfruttiamo le reazioni chimiche che avvengono durante la cottura (una delle più importanti in cucina è la cosiddetta reazione di Maillard, che ci permette di spiegare il fantastico aroma di una bistecca ai ferri o perché l’anatra all’arancia sia così prelibata).
Potremmo continuare: e nel mio libro lo faccio. Fino ad arrivare alla sera. Andiamo a letto e magari abbiamo un momento di intimità con la/il nostra/o partner e scopriamo quanta chimica vi sia nella sessualità. E infine ci addormentiamo, sopraffatti dalle reazioni chimiche che avvengono nel nostro cervello.
Perché la chimica suscita spesso diffidenza, inquietudine e timori?
Purtroppo è vero: la chimica non gode in genere di un’immagine positiva. Alcuni hanno brutti ricordi di quando la dovevano studiare a scuola. E questo deriva sicuramente da un cattivo insegnamento di questa disciplina (ahimè piuttosto frequente). Altri associano la parola chimica ai peggiori disastri ambientali, ai veleni più letali e, in generale, a quanto di più lontano dalla natura possa esistere.
Questo atteggiamento è stato definito chemofobia, ovvero paura della chimica. Essa è alimentata da un certo tipo di disinformazione diffusa dai media e anche da molti movimenti ambientalisti che demonizzano tutto ciò che è chimico, contrapponendolo a ciò che è naturale.
Tale atteggiamento non trova però alcun fondamento. Innanzi tutto la chimica è una scienza della natura. I processi chimici non sono stati inventati dall’uomo, ma fanno parte integrante della realtà naturale. Anche i cosiddetti “prodotti naturali” contengono composti chimici.
La chimica è semplicemente la disciplina scientifica che studia tali processi. Essa è pertanto conoscenza e la conoscenza non può che essere una cosa positiva. Inoltre tale conoscenza ci fa comprendere che la chimica è ovunque. Chi demonizza la chimica dimostra solamente una profonda ignoranza nei suoi confronti. Anni fa, sulle nostre televisioni, circolava uno spot pubblicitario di una mortadella, prodotta da un noto salumificio. Per decantare le caratteristiche della mortadella veniva usato lo slogan “Zero chimica, 100% naturale!”. Ebbene, chiunque conosca un po’ di chimica si rende facilmente conto della totale assurdità di tale affermazione (senza contare che è un po’ difficile ritenere naturale una mortadella!).
In che modo ogni giorno introduciamo la chimica nella nostra esistenza?
Dicevamo che la chimica è presente ovunque, anche senza l’intervento dell’uomo. Le conoscenze che l’uomo è riuscito ad acquisire, gli hanno tuttavia consentito di sfruttare i fenomeni chimici a proprio vantaggio. Da quando ha imparato a estrarre i metalli dai loro minerali e a cuocere il cibo, le applicazioni tecnologiche della chimica hanno migliorato enormemente la qualità della vita dell’uomo. Senza le applicazioni della chimica non esisterebbero i farmaci con i quali ci curiamo da terribili malattie. L’agricoltura senza chimica farebbe piombare nella denutrizione buona parte della popolazione mondiale (la cosiddetta agricoltura biologica ha infatti rese nettamente inferiori e quindi richiederebbe un aumento della superficie coltivata con conseguente deforestazione). Senza la chimica poi non avremmo moltissimi materiali che usiamo quotidianamente e che facilitano la nostra vita. Dalle fibre sintetiche ad alte prestazioni, fino ai cosiddetti smart materials, dalle leghe super leggere usate nello sport e nella tecnologia aerospaziale, fino ai semiconduttori che consentono il funzionamento di tutti i dispositivi elettronici che tanto ci aiutano nella nostra vita (compreso quello con il quale state leggendo questa intervista), ecc. Ma anche le cose più banali che usiamo tutti i giorni, da una semplice forchetta di acciaio fino a uno spazzolino da denti di plastica, se ci pensiamo un attimo, non esisterebbero senza la chimica.
Qual è la chimica delle nostre funzioni biologiche e dei nostri pensieri ed emozioni?
C’è tanta chimica anche in questi ambiti. Come dicevo, la vita stessa è un fenomeno chimico. Qualsiasi forma di vita si basa infatti sulla capacità di alcune molecole di replicarsi. Mi sto riferendo ovviamente agli acidi nucleici, quale il DNA (acido desossiribonucleico). Lo stesso codice genetico che il DNA conserva e trasmette è un’informazione di tipo chimico, legata alle sequenze di basi azotate all’interno della doppia elica.
Tutti i processi fisiologici sono legati a reazioni chimiche: dalla digestione alla respirazione, dalle contrazioni muscolari fino alla percezione di sapori e odori. Anche le nostre funzioni più elevate, quelle mentali, esistono grazie alla chimica. Il cervello è una macchina estremamente complessa che funziona grazie a segnali elettrici e chimici. I cosiddetti neurotrasmettitori sono messaggeri chimici. Questo, tra l’altro, spiega perché l’assunzione di determinate sostanze (pensiamo agli stupefacenti) modifica radicalmente il funzionamento del nostro cervello, distorcendo completamente la nostra percezione della realtà.
Nelle conclusioni del libro, mi diverto a lanciare una piccola provocazione, affermando che anche la chemofobia, di cui parlavamo, paradossalmente non potrebbe esistere senza la chimica. Questo non tanto perché verrebbe a mancare l’oggetto della fobia ma soprattutto, perché mancherebbe la fobia stessa. Il sentimento della paura, come tutti gli altri, ha infatti un’origine chimica. E quindi, con un curioso circolo vizioso, anche la paura della chimica ha inevitabilmente questa origine. In particolare è stato mostrato che una particolare proteina, chiamata β-catenina, gioca un ruolo importante nello sviluppo della paura.
Perché è importante conoscere un po’ meglio la chimica quotidiana?
Perché, come ho già detto più volte, la chimica è ovunque. Quindi, se vogliamo essere un po’ più consapevoli di quello che ci sta intorno e comprenderlo un po’ più a fondo, oltre le apparenze, dobbiamo conoscere un po’ di chimica. Purtroppo invece il livello medio delle conoscenze chimiche è piuttosto basso.
Qui si aprirebbe un lungo discorso sull’insegnamento della chimica a livello di scuola di base. Di solito la chimica trova poco spazio nella scuola. Quel che è peggio, inoltre, è che il suo insegnamento viene spesso affidato a docenti che non sono chimici. Capita spesso infatti che tale disciplina venga insegnata da laureati in altre discipline, quali biologia, scienze naturali o altro. Con tutto il rispetto per i laureati in queste discipline, essi non hanno tuttavia la competenza e soprattutto il tipo di approccio che può avere un chimico. La chimica è una disciplina con un suo status epistemologico ben preciso. È importante, a livello didattico, far comprendere le caratteristiche di questa disciplina e soprattutto trasmettere agli studenti il fascino che lo studio dei fenomeni chimici può esercitare. Gli stessi laureati in altre discipline spesso hanno sostenuto i (pochi) esami di chimica universitari del loro piano di studi con non poca fatica e sofferenza. Come possono quindi trasmettere l’amore per questa disciplina ai propri studenti? L’insegnamento è fatto anche di coinvolgimento emotivo. E se il primo a non essere coinvolto emotivamente è proprio il docente, è facilmente immaginabile quali possano essere gli effetti sui suoi studenti. (Questo discorso vale ovviamente anche per tutte le altre discipline: ogni docente dovrebbe infatti insegnare la materia in cui è davvero specialista: cosa lapalissiana, ma purtroppo niente affatto scontata nel nostro ordinamento scolastico).