
Lo scopo di questo volume è quello di cercare di intercettare il mondo medico e riabilitativo per far conoscere i meccanismi e le potenzialità dell’interazione uomo-animale, muovendo da evidenze scientifiche e proponendo le metodologie più efficaci d’intervento. Basarsi su delle evidenze scientifiche è fondamentale per tutelare la salute umana e il benessere degli animali con cui interagiamo e per far sì che gli IAA conquistino un ruolo sempre più di rilievo quali terapie riabilitative complementari.
Quando e come nasce la pet therapy?
Il termine “Pet Therapy” fu coniato nel 1964 dallo psichiatra infantile Boris M. Levinson per descrivere l’uso di animali da compagnia nella cura di malattie psichiatriche. Levinson non è stato il primo ad attribuire proprietà terapeutiche agli animali.
Più di recente, il lavoro interdisciplinare di studiosi appartenente a diversi campi di ricerca ha permesso di arrivare ad una maggiore comprensione dei meccanismi alla base dei potenziali effetti benefici per l’uomo derivanti da diversi tipi di interazioni con gli animali. Oggi possediamo un numero sempre crescente di evidenze che indicano come la vicinanza di un animale, con la sua capacità di fornire all’uomo uno stimolo esterno di attenzione e di esercitare un’influenza calmante, riesca ad avere un impatto positivo sui meccanismi neuroendocrini responsabili della capacità di far fronte a situazioni di ansia e stress, con effetti benefici sulla salute fisica e sul comportamento sociale.
Come viene tutelato il benessere animale negli IAA?
Nonostante la sempre maggiore diffusione degli IAA, le conoscenze riguardo il potenziale stress causato all’animale dall’interazione con soggetti con disabilità fisica o mentale, soprattutto quando caratterizzati da disturbi comportamentali, sono ancora scarse. Affinché vi sia una vera “alleanza terapeutica uomo-animale” infatti, l’animale non deve essere visto come uno strumento a uso dell’uomo, ma deve giocare un ruolo attivo nella relazione, possibile solo quando siano rispettate le sue esigenze fisiologiche ed etologiche. Le linee Guida Nazionali per gli IAA, di recente emanazione, sottolineano l’importanza di una costante valutazione del benessere degli animali per una vera e propria “alleanza terapeutica”. Nel complesso, si rileva che strumenti di misura dello stress animale più sensibili e adeguati debbano essere messi a punto in futuro.
Quali sono i meccanismi alla base della relazione uomo-animale?
Anche se diverse ipotesi sono state proposte, a oggi ancora non esiste una base teoretica solida e ampiamente accettata per descrivere in che modo gli animali da compagnia siano in grado di agire positivamente sullo stato fisico e mentale degli individui. Numerose evidenze scientifiche mostrano come il contatto fisico con un animale (accarezzarlo, spazzolarlo), ma anche la sola presenza di un animale durante situazioni percepite come stressanti (per esempio leggere ad alta voce davanti ad altre persone o essere sottoposti a test o prelievi di sangue), abbassa i livelli di ansia, con un temporaneo decremento della pressione sanguigna e del battito cardiaco. Il ruolo primario della comunicazione facciale, nello specifico lo sguardo reciproco tra cane e proprietario, è stato messo in evidenza come un meccanismo in grado di instaurare una mutua regolazione neuroendocrina tra i due. “Guardarsi negli occhi” rappresenta un segnale di attenzione reciproca in grado di regolare il legame sociale attraverso il rilascio di ossitocina, un neuropeptide implicato nella regolazione neuroendocrina del comportamento materno e fondamentale per la formazione di legami sociali.
Quale funzione hanno gli animali nel mondo dei bambini?
Un numero crescente di studi indica come gli animali possano rappresentare una fonte di supporto emotivo e sociale per bambini e adolescenti, soprattutto durante situazioni stressanti o difficili. Animali come il cane e il cavallo sono in grado di catalizzare le relazioni tra pari, aumentando così il numero di relazioni sociali dei bambini e dei ragazzi. Questo aspetto è particolarmente importante se si considera che le modalità di sviluppo di un bambino dipendono fortemente dall’influenza del suo network sociale da cui trae supporto, con una risultante promozione della salute mentale dell’individuo attraverso una funzione protettiva dallo stress psicosociale.
Un altro interessante campo di ricerca indaga l’effetto del crescere a stretto contatto con altre specie sullo sviluppo cognitivo dei bambini. Un numero crescente di studi indica come la presenza di animali, del cane in particolare, sia in grado di promuovere l’apprendimento nei bambini attraverso effetti fisiologici, psicologici e sociali. Negli ultimi anni sono divenuti sempre più popolari programmi che prevedono l’introduzione di un cane in classe per affinare le capacità di lettura dei bambini (conosciuti come “Reading with dogs”), grazie a evidenze preliminari sul miglioramento di alcuni parametri come la comprensione delle parole e della punteggiatura nei bambini che partecipano a questi interventi.
Qual è l’efficacia degli Interventi assistiti con gli animali nei disturbi dello spettro autistico?
I disturbi dello spettro autistico (ASD) sono una condizione che perdura per tutta la vita e per cui, al momento, non esiste una cura. I programmi d’intervento cosiddetti ‘comportamentali’ sono finalizzati a modificare il comportamento generale per renderlo funzionale ai compiti della vita di ogni giorno (alimentazione, igiene personale, capacità di vestirsi) e tentano di reindirizzare i comportamenti ritenuti indesiderati.
Sulla base delle considerazioni espresse in precedenza, è possibile ipotizzare che strategie d’intervento basate sulla leva emotiva, che è alla base del rapporto con gli animali, potrebbero rappresentare uno strumento efficace per attenuare il ritiro dei bambini con disturbo dello spettro autistico, indirizzandosi su alcuni dei sintomi principali di questo disturbo. Instaurare una relazione con un cane, ad esempio, potrebbe facilitare l’impegno dei bambini con ASD in azioni sociali strutturalmente semplici che non richiedono l’interpretazione dei suggerimenti verbali e sono altamente ripetibili e prevedibili (ad esempio, lanciare una pallina e recuperarla, passeggiare con il cane al guinzaglio, dare semplici comandi con la mano o il braccio). Tuttavia, è importante tener conto che al momento, sia in Italia che all’estero, sono pochissime le strutture in grado di fornire dei programmi di IAA con metodologie standardizzate e con strategie di monitoraggio e valutazione di efficacia che garantiscano appieno gli utenti e le loro famiglie. Da questo punto di vista l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute stanno svolgendo un’importante funzione di monitoraggio e sostegno delle iniziative più promettenti.
In quali casi può essere utile la riabilitazione equestre?
I cani sono più spesso utilizzati in patologie che hanno come ambito la salute mentale, e in particolare i disturbi dell’umore, sfruttando la capacità di questi animali di ridurre i sintomi di ansia, depressione o solitudine. D’altra parte, gli elementi più caratterizzanti degli interventi a mezzo cavallo – quali la sollecitazione motoria ritmica – ne hanno fatto un importante ausilio in pazienti con disturbi motori o posturali. Ciò nonostante, la relazione emozionale che si viene ad instaurare con il cavallo e la forte stimolazione che esso provoca dal punto di vista sensoriale e cognitivo fanno sì che esso venga utilizzato con ottimi risultati anche nei disturbi del neurosviluppo, quali l’autismo, o in patologie psichiatriche complesse, quali la schizofrenia.
Le potenzialità della riabilitazione equestre, come descritte da un numero crescente di studi, sono ancora poco utilizzate e dovrebbero essere rese note soprattutto ai medici e terapisti che operano nella presa in carico di patologie legate sia alla sfera fisica che a quella mentale allo scopo di migliorare la qualità della vita dei soggetti affetti da gravi patologie e dei loro familiari.