“Cesare e il mos maiorum” di Giuseppe Zecchini

Cesare e il mos maiorum, Giuseppe ZecchiniCesare e il mos maiorum
di Giuseppe Zecchini
Franz Steiner Verlag

«Approdo ora anch’io all'”ultimo Cesare” e alle connesse problematiche ideologiche e politologiche: mi inserisco così in un dibattito ben vivo e attuale tra gli storici, nella persuasione che Cesare non possa essere avulso dal contesto di valori etico-politici, exempla storici e credenze religiose della società romana e in particolare dell’aristocrazia, a cui apparteneva, in una parola che è essenziale stabilire il rapporto tra Cesare e il mos maiorum, e che peraltro questo rapporto non esclude la tenace e coerente ricerca di una soluzione personale all’impasse, in cui si trovava la res publica, soltanto le pone limiti non facilmente superabili neppure da un Cesare.

Questo lavoro si articola in nove capitoli, che presentano le caratteristiche di nove studi autonomi (col conseguente rischio di qualche ripetizione tra un capitolo e l’altro), ma al tempo stesso sono saldamente collegati tra loro da un disegno coerente: infatti i primi due e più lunghi studi affrontano le due domande centrali per gli ultimi mesi di vita di Cesare, se da dittatore intendeva farsi re e se da pontefice massimo intendeva farsi dio; il terzo e il quarto studio sono ampliamenti del secondo e quindi posti a sua appendice, poiché il terzo si occupa dei rapporti di Cesare, in quanto capo della religione romana, con la religione etrusca, e specificatamente con l’aruspicina, e del ruolo di quest’ultima nell’opposizione alla dittatura e il quarto riesamina, attraverso la relazione con Cleopatra, il grado dell’eventuale influsso dell’Oriente ellenistico sulle concezioni politico-religiose di Cesare; il quinto studio è rivolto alla progettata spedizione partica, e cioè a quel progetto incompiuto, che tanto influenzò il dibattito postcesariano sull’eredità del dittatore: in questo dibattito ebbe, a mio avviso, un ruolo centrale Sallustio, che, se usato con le dovute cautele, può illuminare anche sulle intenzioni e i piani di Cesare stesso e sul comune atteggiamento verso il cosiddetto “imperialismo” romano; l’analisi del rapporto tra Cesare e Sallustio riguardo alla politica estera ha suscitato nel sesto studio la parallela analisi del rapporto con C. Asinio Pollione riguardo alla politica interna e al connesso concetto di amicitia; il settimo studio pone l’immagine dell’ultimo Cesare, delineata nei capitoli precedenti, in relazione con i suoi eventuali modelli, romani e non, in una sorta di percorso retrospettivo, che valuti i legami del dittatore col passato e la sua indipendenza da esso; infine, l’ottavo e il nono studio costituiscono, a loro volta, due appendici del settimo, poiché si occupano della rifondazione di Cartagine in collegamento con l’eredità graccana e della cultura militare di Cesare in collegamento con l’eredità mariana e, più in genere, con gli aspetti più conservatori della sua personalità.»

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