
Che sentimenti nutriva, Giorgio Bassani, per i libri?
Bassani aveva un rapporto assoluto con l’oggetto libro: amava circondarsene, aveva bisogno di sentirne la presenza per trovare l’ispirazione e scrivere. Era un rapporto viscerale, fisico, tattile. Pur nutrendo per i libri una devozione “religiosa”, non era però un bibliofilo: amava sottolinearli, postillarli fittamente, viverne le pagine sino ad usurarle. Come mi ha rivelato la figlia Paola, per lui il collezionismo era infatti «qualcosa di funebre” e il libro, al contrario, un «oggetto vitale”, uno strumento di educazione della coscienza e del gusto, personale e altrui. Non è un caso che, come testimoniano le lettere spedite dal carcere nel 1943 e i racconti della figlia, Bassani suggerisse i libri ai suoi familiari, stendendo dei veri e formativi programmi di lettura.
Come si compone la raccolta libraria?
La raccolta comprende 3395 esemplari, tra monografie, estratti e periodici, oggi conservati presso le sale della Fondazione Bassani, ospitata a Casa Ariosto (Ferrara). Trattandosi di una biblioteca composita e in un certo senso “di famiglia” (in cui i volumi erano talvolta prestati, condivisi, annotati da più mani) è possibile individuare al suo interno un nucleo importante, costituito dai libri dei familiari di Bassani: la moglie Valeria, i figli Paola ed Enrico, il fratello Paolo e soprattutto il nonno Cesare Minerbi – famoso primario dell’Arcispedale S. Anna che ispirò il personaggio di Elia Corcos nella Passeggiata prima di cena –, da cui Giorgio ereditò una ricca collezione di volumi di medicina, storia e teatro francese. Venendo ai libri con tracce attribuibili esclusivamente a Bassani, la biblioteca può essere attraversata in una duplice prospettiva: tematica e biografica. Sul piano dei contenuti, si delineano quattro sezioni principali, corrispondenti al gusto e agli interessi dello scrittore: letteratura italiana, letteratura straniera (con prevalenza assoluta dei francesi), filosofia, storia e politica, arte. I volumi, che abbracciano tutta la vita di Bassani (dalla giovinezza fino ai tardi anni Novanta), possono essere inoltre raggruppati per fasi biografiche: il periodo dell’università a Bologna (1934-1939) e della formazione letteraria; il momento della crisi espressiva e stilistica (dall’estate del 1940, dopo la pubblicazione di Una città di pianura, fino ai primi mesi del 1944); gli anni dell’antifascismo (1937-1945); la maturità dello scrittore e dell’editor. Di particolare interesse sono i libri dell’antifascista Bassani, preziosa testimonianza dell’educazione morale di un giovane e della sua generazione, svolta sui testi di Guido Calogero (La scuola dell’uomo), di Benedetto Croce e della laterziana “Biblioteca di Cultura Moderna”, tra cui spicca – con un ricco corredo di postille – La libertà nello stato moderno di H. J. Laski.
Qual è la presenza dei libri di letteratura italiana all’interno della raccolta?
I libri di letteratura italiana sono naturalmente uno scaffale importante nella biblioteca di Bassani. Occorre tuttavia precisare che, relativamente agli anni della formazione, la loro presenza è piuttosto scarna, a causa delle tormentate vicissitudini della sua biblioteca (come si dirà in seguito): circa una trentina tra classici e volumi di letteratura contemporanea, con assenze notevoli, come Dante e Manzoni (di cui Bassani possiede tarde edizioni degli anni Cinquanta e Sessanta) e Verga, ovvero le “tre corone” su cui si svolse il suo apprendistato letterario. Assenze tanto più sospette perché, oltre che studente di Lettere all’Università di Bologna, il giovane Bassani era un lettore aggiornatissimo, in quanto collaboratore e responsabile della terza pagina del «Corriere Padano». La lunga consuetudine di Bassani con il mondo e le pratiche editoriali inizia qui, sulle colonne del quotidiano fondato da Italo Balbo e diretto da Nello Quilici: una consuetudine che lo porterà, consacrandone l’abilità e il talento, ai ruoli di caporedattore di «Botteghe Oscure» e di redattore di «Paragone», nonché alla controversa ma decisiva collaborazione con la casa editrice Feltrinelli. Ed è proprio a questa fase (inaugurata idealmente nel 1948, con la nascita di «Botteghe Oscure») che rimonta la gran parte dei libri di letteratura italiana presenti nella biblioteca di Bassani: testi che ne documentano quindi l’intenso lavoro editoriale e i molteplici, ramificati contatti. Basta citare, a mo’ di esempio, i volumi della collana “Biblioteca di Letteratura. I contemporanei”, da lui diretta per Feltrinelli (insieme alla gemella dei “Classici moderni”, di letteratura straniera) e il caso dei Piccoli maestri di Meneghello (1964). Come è stato dimostrato dalla critica, intorno alla pubblicazione del volume si accese una controversia che inasprì i rapporti tra Feltrinelli e Bassani (che avrebbe proposto a Meneghello di pubblicare altrove il romanzo), facendoli inesorabilmente precipitare verso una dolorosa rottura. Di quel volume, che tanto costò a Bassani, la sua biblioteca conserva una copia postillata: ne risulta una lettura polemica nei confronti della lingua e dello stile di Meneghello, una vera e propria stroncatura che recupera, riecheggiandoli, i toni irriverenti e caustici del ventenne Bassani.
A quali testi era più affezionato Bassani?
I testi a cui Bassani era più affezionato sono quelli che rappresentavano un’eredità familiare, in particolare quelli appartenuti al nonno Cesare Minerbi. Tra tutti si segnala il Nuovo dizionario de’ sinonimi della lingua italiana di Niccolò Tommaseo, impreziosito da una triplice firma di possesso che testimonia il passaggio del volume di generazione in generazione: «Di proprietà | Salomone Minerbi | Cesare Minerbi | Studente | di terza classe Liceale | 1872 | e di Giorgio Bassani, loro | nipote e bisnipote per parte | di madre. | 1954». Accanto a questi, si collocano i volumi di letteratura francese, che tanta parte hanno avuto nella maturazione e nell’affinamento del gusto estetico di Bassani: per la poesia Les fleurs du mal di Baudelaire e Poésies di Rimbaud, di cui traduce alcune liriche tra il 1938 e il 1942, per la prosa Madame Bovary e L’éducation sentimentale di Flaubert e, ovviamente, la Recherche di Proust, una bellissima collezione Gallimard in sedici volumi, appassionatamente letti e postillati alla fine degli anni Trenta.
In che modo la biblioteca di Bassani si riverbera nelle sue opere?
La stretta relazione che intercorre tra la biblioteca di Bassani e le sue opere si esplicita o, più esattamente, viene tematizzata nel testo che mi piace definire, per la ricchezza di riferimenti e citazioni, una “biblioteca a scaffale aperto”: il Giardino dei Finzi-Contini. Il confronto tra gli autori citati nel libro e il contenuto della biblioteca di Bassani ha confermato la chiara impronta autobiografica del Giardino, precisandola in una raffinata strategia: l’autore attribuisce al protagonista e a Micòl, sue controfigure, quelle che erano effettivamente le sue letture nel 1938-1939 (periodo in cui si svolge il romanzo), cioè Apollinaire, Baudelaire, Mallarmé, Proust, Stendhal, Ungaretti, i grandi romanzieri russi… Inoltre, lo studio della biblioteca ha permesso di certificare la verità storica di alcuni episodi trasfigurati nel Giardino, come il viaggio che il protagonista compie a Grenoble nell’aprile del 1939, per soccorrere economicamente il fratello Ernesto, studente al Politecnico, e dimenticare la delusione amorosa inflittagli da Micòl. Bassani compì davvero quel viaggio, tra la fine del 1939 e l’inizio del 1940, probabilmente per recarsi dal fratello Paolo, che studiava anch’egli Ingegneria al Politecnico: lo rivela la firma di possesso all’amata copia personale di Madame Bovary, «Giorgio Bassani | Grenoble. 2 Janvier ’40».
Quali vicende ha attraversato la biblioteca?
Come accade di norma per le biblioteche d’autore (e spesso per quelle del semplice lettore), anche la biblioteca di Bassani ha attraversato molteplici e complesse vicende, seguendo lo scrittore nei suoi numerosi trasferimenti, frammentandosi e venendo infine ricomposta, dopo la sua morte (2000), dai figli Paola ed Enrico. Il momento senza dubbio più drammatico e insieme avventuroso della sua storia risale all’autunno del 1943: dopo essere stato liberato dalle carceri di via Piangipane, il 26 luglio 1943, Bassani lascia Ferrara e si reca a Firenze nel settembre. Non potendo portare con sé i libri, li lascia alle cure dei familiari, che riuscirono a salvarne dalla furia e dalla razzia fasciste solo una parte, tre casse e l’enciclopedia Treccani, interrate nel cimitero ebraico di Ferrara e recuperate solo nel dopoguerra. Il resto dei volumi della biblioteca giovanile di Bassani, tra cui con ogni probabilità i volumi di letteratura italiana mancanti, rimasero nella casa di famiglia, occupata e devastata dai fascisti: se ne persero così le tracce. Come Bassani, anche la sua biblioteca reca dunque traccia di una ferita profonda e ineliminabile, testimonianza di una strenua, sofferta ma indomita resistenza.
Angela Siciliano ha conseguito nel 2022 il Dottorato in Studi Italianistici presso l’Università di Pisa e l’Université Grenoble Alpes, con una tesi sulla biblioteca di Bassani. È lettrice di italiano presso l’Université Sorbonne Nouvelle di Parigi. Specializzata in filologia d’autore, si occupa di letteratura del Novecento, con particolare attenzione a Giorgio Bassani e Primo Levi, anche attraverso gli strumenti delle DH. Membro di redazione di «Nuovi Argomenti» e «Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria», è membro del comitato scientifico della Fondazione Bassani.