“Capolinea Malaussène” di Daniel Pennac: riassunto trama

Capolinea Malaussène, Daniel Pennac, riassunto, tramaL’attesa è finita: dal 28 marzo è disponibile in tutte le librerie italiane l’ultimo capitolo della saga della famiglia di Belleville, Capolinea Malaussène. Edito da Feltrinelli, tradotto da Yasmina Mélaouah, il libro è frutto della fantasia di Daniel Pennac (romanziere parigino eclettico, autore di testi teatrali, monologhi e fumetti). Ultimo di sette romanzi, è centrato sulla figura di Nonnino, il “demagogo del male”, un super cattivo degno dei migliori noir. Il volume è il continuo de Il caso Malaussène, con il quale forma un dittico che somiglia a una spy story oppure a un giallo. Lo stile dell’autore è sempre piacevolmente riconoscibile, capace di sorprendere e al tempo stesso di far sorridere il lettore. La famiglia più amata di Parigi promette un finale apocalittico ed esilarante, anche se la nuova struttura del libro, per i tanti affezionati del genere, sembra piuttosto deludente.

La parola fine fa strano perché i personaggi hanno conquistato in quarant’anni la fiducia e la stima di molti lettori, ma era necessario arrivare a una conclusione, come spiega lo stesso Pennac: “So bene che non potrò passare i prossimi cento anni a scrivere dei Malaussène. È anche normale che arrivi un momento in cui le cose finiscono”.

Trama

L’ultimo capitolo della saga di Belleville racconta le avventure dei nipoti di Benjamin, alle prese con le complicazioni sorte con il rapimento di un importante uomo d’affari, il parigino Georges Lapietà. Con Capolinea Malaussène si chiude un lungo e fortunato ciclo sulla famiglia più amata del quartiere di Parigi dove convivono etnie diverse, rancori, egoismi, tra l’ironico e il ridicolo. L’ultimo libro della saga, nonché conclusione del romanzo Il caso Malaussène, preannuncia un grande finale, esilarante e apocalittico. La narrazione riprende dal momento in cui Nonnino rimprovera il giovane Marcel Kebir. In realtà il vecchietto, apparentemente distinto, gentile e ben vestito, è uno dei più spietati gangster. Il libro è centrato sulla figura di questo super cattivo capace di svuotare le persone di qualsiasi identità per trasformarle in un esercito votato al crimine. «E poi finisci di far pulizia. Li elimini. Tutti e tre. Anche la ragazzina. Perché un testimone, Kebir mio, testimonia». Ancora una volta, la famiglia si ritrova coinvolta in qualcosa di davvero molto grande, un nuovo pericolo: un uomo senza scrupoli (Nonnino) vuole far saltare in aria tutti i Malaussène, divenuti ormai dei testimoni scomodi. Sono presenti tutti gli elementi per poter garantire un finale col botto: giunti al capolinea, può succedere di tutto!

Recensione

La copertina del libro è assai bizzarra. L’autore ha scelto, in questo caso, la raffigurazione di un’umanità affollata, colorata, multietnica con l’intento di rappresentare il mondo di pazzi, visionari e sognatori della piccola Belleville. Capolinea Malaussène è un addio alla saga dai toni agrodolci. Lo stile umoristico e surreale tipico di Pennac, fa da sfondo alle avventure di Benjamin Malaussène, di professione direttore editoriale delle Edizioni del Taglione e capro espiatorio dell’intera vicenda. Rispetto ai sette volumi precedenti, però, la narrazione segue uno schema differente. Nonostante appaia evidente che il libro sia il sequel de Il Caso Malaussène, la storia e l’alternanza dei personaggi (la tribù) che entrano in scena per ricordare al lettore di ridere e di tirare di tanto in tanto un sospiro di sollievo, creano una certa confusione. Tra i lettori più affezionati, l’impressione è quella che qualcosa nel tempo si sia rotto. Alla forte carica di critica sociale, anarchica, estremista, maligna, alla vitalità sociale, al concetto di famiglia e di forza del gruppo riscontrati nei primi volumi Paradiso degli orchi, La prosivendola, La fata carabina, Signor Malaussène, i personaggi di Capolinea Malaussène sembrano meno motivati, hanno uno spessore inferiore. L’autore pare abbia smesso di coinvolgere il lettore, di essere suo complice. Pennac propone un libro diverso dai precedenti, malinconico, quasi noioso che nel suo insieme è senza una storia solida, senza un contenuto vero e proprio. Insomma, l’ultimo capitolo della saga della famiglia più amata di Parigi è un addio annunciato. «Quando ho scoperto che c’era di mezzo Nonnino, ho capito una cosa: chi non conosce Nonnino non sa di cosa è capace l’essere umano». Lo stile del romanziere è l’unica cosa rimasta invariata: attraverso un linguaggio semplice, lineare, scorrevole e piacevole, riesce a coinvolgere attivamente il lettore e a divertire. Ironico, fantasioso, eccentrico e con un’inventiva inesauribile, Daniel Pennac è stato in grado di creare un ciclo di romanzi polizieschi con personaggi bizzarri e uno humour dirompente che sfiora l’assurdo. Insomma, l’ultimo libro sui Malaussène può piacere oppure no.

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