
Altro fattore potrebbe esser dato dalla popolarità in vita di Alfonso, divisa fra estimatori delle sue conoscenze giuridiche e, soprattutto, contestatori politici (es. gli umanisti che dovettero lasciare la corte) e della borgianizzazione e catalanizzazione di Roma e l’Italia (es. il cardinal Domenico Capranica ed i romani, scatenatisi in violenze alla sua morte).
Infine, sono convinto che un certo peso lo ebbero anche la brevità di un pontificato (appena tre anni, dal 1455 al ‘58) povero di eventi glorificanti e l’esser divenuto vicario di Cristo dopo Niccolò V (1447-1455) e prima di Pio II (Enea Silvio Piccolomini, 1458-1464), due tra le figure più rilevanti del XV secolo.
Di quale importanza è Callisto III per la storia della Chiesa e della sua epoca?
Piuttosto che a Callisto III, è ad Alfonso Borja che va riconosciuto un ruolo d’importanza, non solo per la storia della Chiesa, ma persino per quella del Regno d’Aragona.
Fin dai tempi dell’università, autorità del calibro dei re aragonesi Martino il Vecchio (1396-1410), Ferdinando I il Giusto (1412-1416) ed Alfonso V il Magnanimo (1416-1458) e (anti)papa Benedetto XIII (1394-1422/23) si affidavano al Borja per questioni di amministrazione e politica. Tra quelle degne di nota e riguardanti direttamente la Chiesa si segnalano il suo intervento nel far desistere (1429) (anti)papa Clemente VIII (1422/23-1429) (sorvolando sul ruolo di Alfonso V) e riappacificare Eugenio IV (1431-1447) ed il Magnanimo tramite gli accordi di Terracina (1443), con cui il Pontefice riconosceva il dominio dell’Aragonese sul Meridione e la legittimità del bastardo Ferrante (dal 1458 al 1494 Ferdinando I di Napoli) in cambio dell’accettazione alfonsina di Eugenio quale successore di Pietro ed appoggio nella lotta contro gli scismatici di Basilea e (anti)papa Felice V (1439-1449); antecedentemente a Terracina, il Borja aveva già incontrato il Papa a Firenze nel ‘39, dove riuscì ad ottenere la neutralità della Chiesa nella seconda guerra angioino-aragonese.
Quali vicende segnarono la vita di Alfonso Borja prima della sua ascesa al soglio pontificio?
Il vaticinio del domenicano Vincenzo Ferrer – se vogliamo considerarlo episodio reale – ebbe sicuramente un certo effetto, visto la personalità autrice della profezia ed il contenuto, riguardante l’ascesa di quel ragazzo (non dovrebbe esser stato troppo più grande di un adolescente) alla tiara papale.
Sempre agli anni giovanili va annoverata la formazione giuridica, fino ai dottorati in diritto canonico e civile, all’Università di Lérida ed il servizio svolto per la Città, entrambi trampolini per la sua ascesa e mezzi coi quali iniziò a farsi conoscere.
L’esser giunto così in alto non fu solo merito delle proprie capacità. La mano di Alfonso V portò il Borja a scalare passo passo i vertici della Chiesa: amministratore della diocesi di Maiorca (anni Venti), vescovo di Valencia (dal 1429) e cardinale dei Santi Quattro Coronati (dal ‘44), non escludendo che l’ombra del Magnanimo possa aver influenzato il conclave del ‘55. Il servizio alla corte regia ebbe un ulteriore beneficio per Alfonso Borja, che vide accrescere le ricchezze ed il potere di lui e della Famiglia.
Alfonso Borja, zio del famigerato futuro Alessandro VI, è stato il primo esponente della famiglia a diventare papa: quali sono le origini della famiglia Borgia?
Al momento attuale delle ricerche – sebbene ci siano scrittori che lo facciano – non si possono dare certezze e solo attraverso ipotesi è possibile rispondere alla domanda.
L’idea comune è che la genesi dei Borja si collochi nell’omonima cittadina aragonese, un accostamento basato sulla teoria che vuole alcuni nomi famigliari derivare da un preciso luogo, fatto non estraneo al Medioevo (es. gli italici D’Este e Da Polenta).
La tradizione (e leggenda) poi narra di un antenato comune chiamato Pedro de Atarés, signore di Borja (XII secolo) e pretendente alla Corona d’Aragona nel 1134 in quanto discendente illegittimo da Ramiro I (1035-1062/63), e di otto/nove cavalieri che parteciparono alla spedizione contro la Valencia di re Giacomo I il Conquistatore (1213-1276). Queste storie vengono spesso citate, ma non possono essere prese come certezze, perché: assieme alla reale esistenza dell’Atarés è stata dimostrata la dipartita senza figli; nell’altro caso, invece, non sappiamo se queste figure – tra cui spicca tale Estebán – siano vissute realmente ed abbiano accompagnato in guerra il Conquistatore, inoltre è possibile che siano creature artificiose nate al fine di avere antenati importanti e/o spiegare la presenza borgiana nella Regione.
Di sicuro, Callisto III ed Alessandro VI nacquero, da due rami differenti (minore il primo, principale il secondo), in quest’ultima parte della Confederazione catalano-aragonese, precisamente a Canals nel 1378 (entrambi i dati sono ancora incerti) Alfonso e a Játiva nel 1431 Rodrigo.
Quale politica adottò papa Alfonso Borgia nel suo pur breve pontificato?
Avendo come obiettivo (quasi ossessivo) la crociata contro l’espansionismo ottomano – riscontrabile altresì nei pensieri di buona parte degli ecclesiastici e papi quattrocenteschi –, responsabile della caduta di Costantinopoli (1453) ed annientamento dell’Impero bizantino, la politica adottata da Callisto III venne occupata sostanzialmente dal rimediare i fondi necessari, convincere quanti più partecipanti ed allestire una flotta (realizzata sulle sponde del Tevere). Il solo tesoro vaticano, però, non pareva sufficiente per il Pontefice, così volse ad interrompere alcuni dei lavori edilizi in corso a Roma, tagliare le spese di corte ed i lussi ereditati da Niccolò V, privare le preziose rilegature dei libri donati dal Predecessore (compensando con l’aggiunta di testi in suo possesso) e “sacrificò”, fondendoli, due misteriosi drappi dorati, forse di epoca romana, rinvenuti durante uno scavo sepolcrale nella Basilica di san Pietro. Alla chiamata alle armi risposero – principalmente – il magiaro Giovanni Hunyadi e l’albanese Scanderbeg, autori di alcune rilevanti vittorie sul fronte terrestre (vedi Belgrado nel 1456). Su quello marittimo, le due spedizioni ingaggiate da Roma ottennero magri risultati, con la vittoria sul nemico vicino Lesbo, la protezione delle isole cristiane egee e la liberazione delle acropoli di Atene e Corinto.
Naturalmente, questo fu solo uno degli atti politici di Callisto III, al quale si deve la ristrutturazione di alcune chiese dell’Urbe e le mura di Nepi, la santificazione di Rosa di Viterbo, Osmund di Salisbury e, soprattutto quel Vincenzo Ferrer che aveva previsto il suo pontificato (e la personale santificazione ad opera del Borja) e la continuazione del processo sulla condizione della trapassata Giovanna d’Arco, iniziato sotto Niccolò V e conclusosi con la riabilitazione della Pulzella d’Orleans.
Un triennio, quindi, non proprio “immobile”, condito anche dalla rottura con il vecchio protettore, Alfonso V. Il Magnanimo era intenzionato ad espandere la sua influenza al resto della Penisola e ciò – minaccia per la fragile pace siglata a Lodi nel ‘54 – non piacque al Papa, irritato oltretutto dal mancato adempimento della promessa aragonese di contribuire militarmente al progetto crociato. In un triennio, il solido rapporto quarantennale fra i due andò sgretolandosi, spazzato via dal continuo ostacolarsi a vicenda.
Di cosa morì papa Callisto III?
Si è soliti volerlo vittima della gotta, di cui avrebbe sofferto già prima dell’elezione, ma personalmente non ritengo saggio escludere l’ipotesi malarica, poiché luogo e tempo del trapasso (estate romana lungo il Tevere) risulterebbero propendere verso questa direzione. Entrambe le teorie, però, presenterebbero delle falle: da un lato, nessuna raffigurazione di Callisto III mostrerebbe gli usuali gonfiori agli arti prodotti dalla gotta; dall’altro, non possediamo testimonianze contenenti rivelazioni di sintomi febbrili nelle ultime settimane, tipico segnale malarico. Per tali ragioni – ma senza alcuna pretesa medica –, ho provato a dare una soluzione alternativa: se teniamo conto del momento stressante, la dieta, la calura di stagione (era agosto), l’affaticamento causato dall’età (si pensa avesse ca. ottant’anni) e la morte improvvisa, la candela della vita del Borja potrebbe essersi spenta a causa di un attacco cardiaco fulminante.
Quale bilancio storiografico si può trarre del pontificato di Callisto III?
Fu sicuramente un personaggio molto interessante ed è un peccato che sia finito ai margini della storiografia, riassunto talvolta in poche e scarne righe. Fortunatamente, vi sono autori come lo spagnolo Miguel Navarro Sorní (professore di Storia della Chiesa alla Facoltà di teologia di Valencia) – al quale devo consigli e sostegno durante la stesura – genitori di opere capaci di ridar dignità al soggetto.
Il pontificato di Callisto svela molto del pensiero politico quattrocentesco, esprimibile, ad esempio, attraverso la suddetta crociata e la politica nepotista, tanto ostracizzata nei confronti dei Borgia, ma tipica al tempo. La sua vita come Alfonso Borja, laico e vescovo, inoltre, aiuta a dipingere la grande trama espansionistica di Alfonso V, colorata da sete di potere e giochi politici, ma anche a capire come l’esistenza di una figura storica possa venir modellata allo scopo di promuovere un messaggio propagandistico, nel nostro caso la data di nascita del Borja, 31 dicembre 1378, potrebbe riferirsi alla “fine” dello Scisma d’Occidente.
Il libro da me scritto indaga ed espone molti degli aspetti e vicende inerenti Alfonso Borja/papa Callisto III, ma non tutto. Alcune parti possono essere arricchite ed altre storie raccontate. Così facendo, si riuscirà a dare limpidezza sul passaggio terreno di uno dei tanti Borgia ignorati, come il nonno paterno Domingo “el Mayor”, la madre Francina/Francisca, le sorelle Isabel e Francisca, la nipote letterata Tecla, il cognato Jofré, il nipote cardinale Luis Juan de Mila, ecc…, oltrepassando in questo modo l’artificiale confine d’interesse nei confronti di questa Famiglia, che ad oggi ci fa vedere solo Rodrigo/papa Alessandro VI, Cesare, Lucrezia e san Francesco.
Gianluca Lorenzetti, nato a Castelnuovo di Garfagnana, ha studiato, sia per la triennale in “Storia” che la magistrale in “Storia e Civiltà”, all’Università di Pisa e dal gennaio 2020 è socio del Centro Europeo di Studi su Umanesimo e Rinascimento Aragonese (C.E.S.U.R.A.). Oltre al libro Callisto III. L’uomo dimenticato tra le pagine del tempo, pubblicato da Tab edizioni, è autore di Storia d’Aragona. Popoli e re, per Aracne editore, e diversi articoli scientifici.