
È noto come il tessuto imprenditoriale italiano sia composto in prevalenza da imprese piccole e medie; a ben vedere, tuttavia, anche quando ci si rivolge alle imprese di maggiori dimensioni, ai grandi nomi e ai grandi brand dei diversi settori, la storia industriale del nostro Paese si rivela una storia di imprenditori e di famiglie di imprenditori che, partendo da realtà medio-piccole, hanno saputo gestire al meglio l’opportunità di crescere fino a divenire players di primo livello. Spesso, dunque, le piccole e medie imprese italiane rappresentano eccellenze destinate a conquistare dimensioni maggiori e mercati sempre più ampi; a patto di saper governare adeguatamente le dinamiche familiari che sottendono alla loro quotidiana esistenza. Del resto non è difficile collegare grandi famiglie imprenditoriali a grandi professionisti che le hanno, negli anni, assistite e aiutate a crescere, districandosi anche nelle fasi più delicate delle relazioni personali, sempre destinate, nel tempo, a evolversi e mutare.
Quali dinamiche economiche e decisionali si generano nelle imprese a conduzione familiare?
Si tratta di realtà complesse, connotate dal convivere di interessi difformi e spesso confliggenti: si confrontano, dietro la decisione di distribuire un dividendo o di nominare un membro del board, personalità, interessi, affetti, predilezioni, ma anche a volte antipatie, se non vere e proprie guerre. Fin quando l’impresa è alimentata (o garantita) da un patrimonio “familiare”, e recluta i propri manager nelle fila di soggetti legati da legami di parentela e coniugio, i suoi successi si legano in maniera netta alla stabilità o almeno alla capacità di gestire efficacemente le relazioni familiari, con tutto il loro portato di imprevedibile dinamismo. Quello societario è un diritto che – al netto di alcuni assunti e principi fondamentali che non sono modificabili dalle scelte di autonomia – consente grande flessibilità nelle scelte e nei modelli; questa flessibilità, tuttavia, si interseca con le dinamiche familiari con modalità peculiari, che il legislatore tradizionalmente non prende in considerazione se non in via marginale. Il risultato è che, spesso, se non vi è adeguata consapevolezza delle implicazioni giuridiche anche di lungo periodo che si nascondono dietro certe prassi, le decisioni che concernono la vita della società si consumano in maniera sistematica all’esterno delle sedi formalmente a ciò deputate, per poi essere trasferite in maniera insoddisfacente, se non addirittura scorretta, in queste ultime. Purtroppo ci si accorge delle storture che ciò determina solo quando i conflitti familiari si manifestano o deflagrano (per esempio in occasione di una successione a causa di morte, o di una separazione coniugale) ed è ormai difficile, se non impossibile, porvi rimedio ridefinendo in maniera condivisa le regole e le posizioni giuridiche di ciascuno.
Quali considerazioni possono accompagnare la famiglia imprenditoriale nella scelta del modello societario?
Il diritto societario italiano, riformato nel 2003, offre numerose soluzioni. All’autonomia privata sono offerti tipi societari alquanto diversificati tra loro: basti pensare alla S.r.l., le cui caratteristiche ne fanno il candidato ottimale, con le opportune accortezze, sia per la piccola società partecipata da soci con obiettivi alquanto diversi (che si possono tradurre nei diritti particolari che la legge consente di attribuire a ciascuno, sotto il profilo amministrativo e/o patrimoniale), sia per la holding di un intero gruppo societario. Occorre dunque scegliere avendo a mente una pluralità di fattori che consentono, nel contesto di ciascun tipo, di modellarne le caratteristiche fin nei minimi particolari, al fine di adeguarlo alle esigenze della realtà familiare in cui quell’attività imprenditoriale viene “coltivata”. Anche in questo caso, spesso accade che scelte scarsamente ponderate o semplicemente rinviate si dimostrino, alla prova della complessità delle dinamiche familiari, del tutto insoddisfacenti, se non addirittura dannose.
Quali istituti offre il nostro ordinamento per una migliore gestione delle relazioni tra famiglia e impresa?
Il nostro ordinamento offre molti istituti e non soltanto nel settore del diritto societario: sta tuttavia agli operatori, e ai professionisti cui essi si rivolgono, valutarli, strutturarli e combinarli al meglio. Una realtà imprenditoriale familiare non può prescindere, ad esempio, da una corretta ed efficace gestione del passaggio generazionale, di modo che l’esperto di diritto societario deve dialogare con l’esperto di diritto civile e, in particolare, di diritto delle successioni: accanto alle scelte statutarie, non si può infatti prescindere dal considerare le implicazioni derivanti dalla titolarità delle partecipazioni, dalla scelta per esempio di segregarle in trust o di disporne, ora per allora, in sede testamentaria. Infine, vi sono strumenti parasociali che, se opportunamente gestiti, consentono di personalizzare il controllo e la governance in maniera ancor più capillare di quanto lo statuto non consenta. Quel che spesso si trascura, nell’addentrarsi in settori dell’ordinamento indubbiamente connotati da elevato tecnicismo, è che occorre tenere conto di principi e regole civilistici con i quali le scelte imprenditoriali devono fare i conti.
Luigi Balestra è Professore ordinario di Diritto civile nel Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna. È stato nominato dal Senato della Repubblica nel 2018 rappresentante del Parlamento nel Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti. Svolge la professione di Avvocato principalmente nell’àmbito del Diritto societario e della crisi d’impresa, del Diritto dei contratti e delle successioni mortis causa. È membro e presidente di collegi arbitrali. Svolge le funzioni di curatore fallimentare e di commissario giudiziale. È membro del Consiglio di Indirizzo della Fondazione, di origine bancaria, del Monte di Bologna e di Ravenna. È Giudice per la responsabilità civile dei Magistrati della Repubblica di San Marino. È stato Visiting Professor in numerose Università straniere ed è membro della Direzione scientifica in alcune delle più importanti Riviste di settore. È autore di circa centoventi pubblicazioni nell’àmbito, tra l’altro, del diritto societario e delle procedure concorsuali, del diritto delle obbligazioni e dei contratti.