
“I delitti della Rue Morgue” è la storia di un duplice, efferato omicidio, occorso in quel di Parigi nell’appartamento dell’anziana Madame L’Espanaye e di sua figlia, che vengono ritrovate brutalmente straziate, l’una con la gola recisa, l’altra strangolata e infilata a forza nella cappa del camino. L’indagine appare complicata dal fatto che l’appartamento è stato trovato chiuso dall’interno, e dall’assenza di testimoni oculari. L’investigatore Auguste Dupine, a buon diritto il primo investigatore della storia, può raccogliere soltanto alcune testimonianze “acustiche”, di voci e suoni uditi al momento della morte delle due malcapitate. Lo sviluppo dell’indagine e la soluzione del caso sono sorprendenti, per acume, rigore scientifico, e originalità. Lo sono ancora oggi, a distanza di quasi duecento anni. Non facile trovare un numero zero già così compiuto, strutturato e appagante alla lettura, specie per il pubblico contemporaneo, che ormai si è fatto esigente. E per questo possiamo rendere grazie al genio senza tempo di Edgar Allan Poe.
A cosa deve il suo nome questo genere letterario?
Il colore “giallo” associato al romanzo d’indagine o poliziesco è un fenomeno tutto italiano. E se “giallo” è ormai sinonimo di “mistero” o “caso da risolvere” anche in senso traslato, lo dobbiamo a una fortunata collana edita da Arnoldo Mondadori a partire dal marzo del 1929: la prima interamente dedicata ai romanzi polizieschi. Caratteristica distintiva: la copertina gialla, corredata da un medaglione centrale con una delle scene cruciali della storia. I Gialli Mondadori permisero al pubblico italiano di conoscere i nomi più famosi della letteratura gialla degli altri paesi: da S.S. Van Dine che la inaugurò, a Conan Doyle, da Agatha Christie a Raymond Chandler, collezionando una serie di autentici capolavori, e dando successivamente il via a una scuola di giallisti nostrani. Un fenomeno forse unico sul panorama letterario italiano, il cui successo dura tutt’oggi.
Il giallo può davvero essere considerato un genere letterario, con tanto di sottocategorie?
La suddivisione di letteratura in generi mi sembra sottenda un giudizio, per questo non amo definire il giallo un “genere”. Vero però, che all’interno della letteratura gialla, troviamo storie declinate in modi anche molto differenti. Ci si può concentrare sulla ricerca del colpevole, piuttosto che sulla tecnica d’investigazione. Sugli aspetti psicologici, o su quelli procedurali. Si possono inserire elementi di mistero, sovrannaturale, poteri paranormali e si può ambientare la storia in un periodo storico differente. Nel mio libro definisco in appendice una dozzina di variazioni sul tema, ma sia chiaro, senza pretesa di esaustività.
Quali sono gli elementi costitutivi di un racconto giallo?
Il giallo investigativo classico ruota attorno a tre elementi fondamentali: un crimine, la ricerca del colpevole, la soluzione dell’enigma. Se il racconto è un buon racconto, il tutto dovrebbe essere pervaso di una tensione emotiva costante, il cosiddetto “thrilling”: un’emozione che accompagna la lettura, in vista del disvelamento della verità. Diverso è il tipo di coinvolgimento del lettore, che può essere tenuto all’oscuro dell’identità del colpevole, o al contrario sapere come si sono svolti i fatti fin dal primo momento. In questo secondo caso, l’abilità dello scrittore sarà quella di mantenere alta la tensione, pur in assenza di enigma da risolvere e del colpo di scena finale. Grande importanza ha poi la fase delle indagini, con la figura dell’investigatore, vero protagonista della vicenda. Nel tempo abbiamo incontrato investigatori infallibili, colti e accorti conoscitori dell’animo umano, investigatori maldestri, investigatori per caso, investigatori privati o agenti delle forze dell’ordine, investigatori dell’occulto, o dotati di particolari sensibilità e poteri di percezione. La conclusione del caso prevede la scoperta del colpevole, e l’illustrazione del modo in cui si sono svolti i fatti, mediante esame delle prove, ricostruzioni, talvolta un processo.
Chi possiamo considerare i più grandi giallisti della storia?
Non è una domanda semplice. Dal primo romanzo giallo della storia sono passati oltre 170 anni. Lo stile si è raffinato, è evoluto con il costume e con i gusti dei lettori, con i cambiamenti sociali e storici. Quelli che in precedenza erano solo racconti, nel tempo hanno ottenuto strutture e complessità, moltiplicando piani narrativi e livelli di lettura, fino a diventare romanzi. Eppure lo spirito di Conan Doyle aleggia su chiunque si cimenti con la scrittura di un romanzo giallo. Così come il già citato Edgar Allan Poe. O con Agatha Christie, che hanno generato l’immaginario a cui tutt’ora si attinge. Sempre in Appendice del saggio “Breve storia della letteratura gialla” ho inserito una bibliografia essenziale, con una rassegna dei più grandi, dai classici ai contemporanei, per un approccio consapevole al romanzo giallo e per cominciare a diventare cultori della materia.
Come si spiega il successo di questo genere?
Credo che la ragione risieda nel fatto che il romanzo giallo è sempre stato capace di generare un’esperienza interattiva. Chi legge di un caso da risolvere, si sente chiamato all’indagine. Ha a disposizione indizi, una rosa di possibili colpevoli, uno scenario che fa da sfondo alla vicenda, e accetta la sfida. Affianca l’investigatore durante interrogatori e ricerche di prove, elabora una propria teoria, parteggia per una parte o per l’altra, si sente coinvolto nella soluzione. Il romanzo giallo offre dunque, oltre al piacere di una buona lettura, anche un esercizio enigmistico. E se lo scrittore tiene fede al patto di lealtà con il lettore, si rivela un’esperienza divertente, oltre che istruttiva.