
Dove affonda le sue radici la blockchain?
La blockchain, come ho cercato di dimostrare nel mio libro, affonda le sue radici nella cultura classica, mettendo in gioco ad un diverso livello e in un orizzonte tecnologico avanzato concetti filosofici antichi come quelli di fiducia, trasparenza, riservatezza, controllo, libertà, giudizio, decisione, scelta, responsabilità. Ritengo che solo una chiarificazione storico-filosofica di questi concetti può aiutarci ad affrontare con consapevolezza le sfide e le domande di senso che emergeranno in un mondo che, come dice Emanuele Severino, sarà sempre più dominato dalla tecnica.
Quale relazione esiste tra la filosofia morale e la blockchain?
La blockchain può essere intesa, in primo luogo, come una raccolta, indelebile e non manipolabile, di tutti i dati e le informazioni concernenti un dato individuo così come si evincono dai suoi atti o comportamenti nella società. Questi “blocchi” di dati vengono poi connessi e integrati in un unico registro digitale, una “catena di blocchi” appunto, che può essere da noi interrogato in ogni momento. Se io devo risolvere un problema etico, ovvero voglio capire fino a che punto posso dare fiducia a qualcuno che incontro sulla mia strada, o sapere da dove proviene un prodotto che è capitato sulla mia tavola, attraverso i processi tracciati e gli algoritmi immessi, posso avere una risposta quasi all’istante.
Quale ruolo avrà nel futuro la blockchain?
Certo, se io mi affido completamente all’algoritmo, mi deresponsabilizzo. E senza responsabilità, cioè senza la possibilità di imputare ad una persona un’azione e giudicarla individualmente, non c’è etica possibile, come ci ha insegnato Hans Jonas. E quindi, in fondo, non c’è umanità. Il nostro compito sarà allora quello di preservare per noi, anche in futuro, un ambito di decisione autonoma. La blockchain può darci rapidamente tutta una serie di informazioni che altrimenti una sola mente umana non potrebbe abbracciare, può quindi esserci di enorme supporto. La decisione ultima, però, toccherà sempre a noi, mettendo in gioco sia la nostra responsabilità sia la nostra fallibilità. La filosofia, a mio avviso, può esserci utile per ricordarci in ogni momento la posta in gioco, permettendoci di agire di conseguenza.
Dobbiamo temere a Suo avviso le innovazioni tecnologiche, prime fra tutti l’Intelligenza Artificiale?
Il futuro fa paura come tutte le cose che non conosciamo, ma esso però può aiutarci anche a coltivare la speranza. Pericoli e opportunità sono perciò parimenti possibilità concreti. La nostra libertà sarà messa alla prova proprio per aumentare le seconde e arginare i primi. Credo, come sempre è accaduto nella storia, che anche questa volta ci riusciremo.