
Sono sfide capitali, capaci di cambiare profondamente il settore e il modo stesso di “fare banca”. La digitalizzazione dei processi di lavoro porta ad alcune conseguenze molto evidenti: si abbattono i tempi di produzione; diventa possibile effettuare operazioni in tempo reale, si offre al cliente la possibilità di utilizzare i servizi bancari anche quando la banca è chiusa o fisicamente non si è in grado di essere allo sportello. La de-materializzazione di questi processi, il trasferimento delle funzioni della banca, un tempo contenute in via esclusiva tra le quattro mura di una agenzia e oggi accessibili da un sito internet, hanno cambiato il modo stesso di fruire i servizi finanziari. Con alcuni benefici evidenti e diversi rischi nascosti: la sicurezza delle transazioni e la tutela delle informazioni, prima di tutto. E poi il numero dei posti di lavoro, destinati a ridursi in maniera considerevole. Alla luce di queste trasformazioni in atto, la sfida è quella della sopravvivenza: riuscire a difendere le proprie competenze in un momento in cui la parola d’ordine sembra essere “condivisione”.
Come sta cambiando il settore del fintech?
L’innovazione non si ferma. Le proposte dal mondo della tecnologia sono continue. Il settore che più ha visto cambiamenti profondi è quello dei pagamenti. Pensate a cosa è successo nel settore del trasferimento di denaro: fino a pochi anni fa un bonifico costava tempo e soldi. Oggi piattaforme alternative al sistema del credito tradizionale permettono di trasferire denaro in maniera semplice, rapida e relativamente sicura. Soprattutto pagando commissioni che spesso sono molto basse. Una spinta così dirompente che le banche hanno dovuto adeguarsi. Guardate quanto poco costa effettuare un bonifico con il vostro sistema di home banking o pensate alle informazioni di Borsa, alle quotazioni delle azioni. Un tempo erano informazioni preziose in mano a pochi, oggi arrivano gratuitamente sul monitor del nostro smartphone. Soprattutto è rapidissimo l’impatto delle tecnologie legate all’analisi di Big Data: un mondo sempre più interconnesso con la realtà e sempre più in grado di modificarla.
Fra dieci anni esisteranno ancora le banche? O la tecnologia le spazzerà via per sempre?
La tecnologia le cambierà per sempre. Ma la necessità di intermediare denaro in modo professionale non verrà meno. Le aziende avranno sempre bisogno di consulenza finanziaria e il singolo risparmiatore dovrà finanziare l’acquisto della casa o dell’automobile. Però, così come è già possibile spostare denaro in tempo reale, sarà sempre più frequente utilizzare la tecnologia anche per altri servizi finanziari, come gli investimenti. Il mondo dei Big Data propone un numero continuo ed elevatissimo di interazioni possibili e i robo-advisor sono una realtà. Molte operazioni di Borsa sono già oggi dettate dalle analisi di investimento effettuate da software particolari. L’intelligenza artificiale già oggi è un fattore di investimento, ma sembra non poter prescindere dall’apporto umano.
Quali conseguenze per la clientela dell’innovazione tecnologica nel settore?
Abbassamento dei costi, facilità d’utilizzo, possibilità di interagire con la banca da remoto e di usufruire dei servizi bancari anche nel momento in cui gli sportelli sono chiusi.
Come reagiscono le istituzioni finanziare alle innovazioni tecnologiche?
Lentamente. Il settore è iper-normato. I nuovi attori sul mercato sono invece capaci di inserirsi nelle pieghe delle normative e di offrire servizi senza sottostare a tutti gli obblighi a cui devono invece ottemperare le banche. La reazione delle Vigilanze è generalmente lenta, almeno fino a qui è stato così, anche perché spesso non viene compresa la reale portata dell’innovazione.
Avete posto le medesime domande a undici protagonisti del credito, come Carlo Messina e Jean Pierre Mustier: quali valutazioni sul futuro del settore si fanno dal suo interno?
I grandi istituti sono pronti alla sfida dell’innovazione. Stanno investendo molto soprattutto in sicurezza e accessibilità dei loro siti. Certo, si è perso tempo e alcune fette di business non sono recuperabili: penso ancora al sistema dei pagamenti. Ma la traslazione da banca fisica a banca virtuale è in atto ed è un processo irreversibile, che parte da una semplice domanda: quante volte all’anno andate fisicamente in banca? Ecco, siccome la frequentazione fisica è drasticamente diminuita, ma l’utilizzo dei servizi finanziari no, è necessario offrire nuovi strumenti di accesso ai servizi. Ed è quello che sta accadendo.