“Atlante dei batteri. Un mondo di bellezza contagiosa” di Ludger Wess

Atlante dei batteri. Un mondo di bellezza contagiosa, Ludger WessAtlante dei batteri. Un mondo di bellezza contagiosa
di Ludger Wess
traduzione di Angela Ricci
Marsilio

«La Terra è il pianeta dei batteri. Un centimetro cubo di suolo terrestre ne contiene circa un miliardo, un cucchiaino d’acqua prelevata da uno stagno un milione, e un metro cubo d’aria un migliaio. Animali e piante vanno e vengono, i batteri invece restano e finora sono sopravvissuti a tutte le catastrofi della storia del pianeta. Hanno avuto origine almeno 3,8 miliardi di anni fa, probabilmente sul fondo degli oceani, vicino a sorgenti calde da cui fuoriusciva acqua ricca di minerali. Ancora oggi la maggior parte dei batteri del nostro pianeta vive nelle acque dei mari o sottoterra. Non c’è da stupirsi: due terzi della superficie terrestre sono coperti dagli oceani, la cui profondità media è di circa quattro chilometri. Il 99 per cento della biosfera del nostro pianeta è quindi composta di acqua salata e di sedimenti e terreni salini.

Solo da poco si è scoperto che i batteri sono presenti anche a una profondità di cinque chilometri sotto la crosta terrestre. L’intera biosfera sotterranea ne ospita probabilmente dai 15 ai 23 miliardi di tonnellate, ovvero cento volte più del totale della popolazione umana. Se si mettessero in fila le molecole costituenti il materiale genetico di tutti i batteri presenti sulla Terra, si formerebbe una catena in grado di giungere ai confini dell’universo osservabile.

Dagli oceani i batteri si sono diffusi in tutto il pianeta e oggi li troviamo in ambienti estremamente caldi, freddi, secchi o umidi, nelle profondità della roccia, sulle cime dell’Himalaya, nei cristalli di sale, negli acidi e nelle soluzioni alcaline. Vivono a contatto con i metalli pesanti, all’interno dei reattori atomici e nell’ossidiana. Persino i deserti – ovvero i territori in cui si rilevano meno di 250 millimetri di precipitazioni l’anno – che coprono un terzo della superficie terrestre, sono l’habitat di molti batteri, e la ricerca sui microbi che vivono in ambienti desertici è ancora agli inizi.

La capacità di resistenza dei batteri è leggendaria. Possono cadere in una sorta di stato letargico e sopravvivere così per milioni di anni. E ovviamente vivono anche di noi, in noi e con noi: proteggono la nostra pelle, ci aiutano a digerire, supportano il nostro sistema immunitario, fungono da agenti patogeni e da «aiutanti domestici»; senza di loro non esisterebbero il lievito, i crauti, lo yogurt e il kimchi.

La loro varietà è stupefacente. Possono avere la forma di una sfera, di una bacchetta, di una virgola, di un filamento, di una stella o di un dado. Ci sono batteri con e senza flagello, solitari o che formano colonie. I batteri comunicano gli uni con gli altri, si organizzano e si scambiano materiale genetico. Inoltre «rubano» informazioni genetiche da altre creature e possono persino integrare DNA fossile nel proprio genoma.

Per molto tempo gli uomini hanno pensato ai batteri solo come a dei portatori di malattie. La loro capacità di causare devastanti epidemie è inscritta nella memoria collettiva, ma grazie ai vaccini e agli antibiotici è ormai quasi caduta nell’oblio. I batteri sono noti anche come abitanti dell’intestino e in generale come creature importanti in ambito biologico, ma il fatto che siano presenti anche nella carta e nella colla del libro in cui compare questa frase probabilmente lascerà di stucco molte persone. A oggi conosciamo circa 14.000 tipi di batteri, di cui 1400 provocano malattie. Nessuno sa con precisione quanti ce ne siano in totale, anche se sono state fatte delle stime, alla luce di nuove analisi del suolo e dell’acqua di mare, secondo le quali ne esisterebbero intorno a un miliardo. Circa cinque volte più delle stelle della nostra galassia.

La selezione riportata in questo libro, quindi, non si avvicina neanche lontanamente a rappresentare l’incredibile varietà dei batteri. Anche quelli che oggi definiamo «batteri da record» – il batterio più grande e quello più piccolo, oppure quelli più resistenti alle soluzioni alcaline, agli acidi, al caldo o al freddo – domani potrebbero perdere il loro primato. Di certo nei prossimi anni ne verranno scoperti, o sviluppati nell’ambito della biologia sintetica, nuovi tipi con capacità fuori dal comune.»

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