
Quali innovazioni caratterizzano la produzione del Tardoantico?
Le innovazioni del Tardoantico attraversano tutta le produzioni. Marca tutto questo periodo lo sviluppo di nuove tecniche edilizie (la nostra idea del mattone come un manufatto rettangolare si sviluppa in epoca tardoantica) e l’invenzione di nuove forme architettoniche; si definiscono raffinate produzioni suntuarie (speciali tecniche sono elaborate per la produzione di ori e argenti), i servizi di ceramica da mensa sono completamente rinnovati dalle imprese dell’Africa settentrionale; i cantieri navali mettono in acqua imbarcazioni costruite con nuove tecniche; i maestri “eborarii” danno nobiltà agli oggetti più semplici della vita quotidiana come i dittici; la produzione del vetro raggiunge vertici di straordinaria qualità riuscendo a servire ogni esigenza del mercato (l’idea del vetro come ideale corpo diffusore della luce: non si dimentichi che senza questo passaggio mentale oggi non avremmo le lampadine).
Quali scoperte hanno segnato la ricerca archeologica sul Tardoantico?
Il Tardoantico si è rivelato squadernando un passato spesso rimasto confinato dentro definizioni riduttive come quella di “Basso Impero”. Così è avvenuto quando è cominciata la straordinaria avventura dell’esplorazione delle catacombe nel XVI secolo. Nel secolo scorso attonita meraviglia ha suscitato negli specialisti e anche nel grande pubblico la scoperta della villa del Casale di Piazza Armerina, alla quale ha fatto seguito una serie di altre ville tardoantiche di straordinaria qualità architettonica nell’intero arco del Mediterraneo. Vi sono però anche recentissime scoperte, capaci di proiettare l’archeologo fino al contatto più intimo e ravvicinato con i grandi eventi della Storia, come il rinvenimento delle insegne di Massenzio a Roma nel corso degli scavi della Sapienza alle pendici nord-orientali del Palatino.
Quali monumenti e reperti sono da considerarsi essenziali per la comprensione del Tardoantico?
Nell’opera di Mondadori sono individuati circa 150 monumenti/manufatti che sono considerati essenziali per la conoscenza del Tardoantico. Non si dimentichi però questo numero è il risultato di una severa selezione poiché sono inseriti in questo elenco solo i complessi archeologici e i materiali ben databili. C’è poi una vasta congerie di materiali sottoposti ancora a ragionevoli dubbi sulla cronologia. Si consideri comunque la grande varietà delle produzioni e la vastità del quadro geografico in esame. Per la Tarda Antichità è imprescindibile la conoscenza di Roma e Istanbul, ma anche di città e siti come Antiochia, Cartagine, Aquileia e Grado, Gerusalemme, Alessandria, Salonicco, Barcellona, Arles, Vienne-Isère, Treviri, Lione, Londra, Spalato e Salona, Bordeaux, Sofia, Budapest, Verona, Milano, Volubilis, Ostia antica, Carnuntum, Aquincum, Ginevra, Efeso, Nicosia e tutta l’isola di Cipro, Petra, Beyrut, Como, Leptis Magna, Cirene, Tarragona, Siracusa, Ravenna, ecc.
Quali sono le principali esposizioni e i musei più importanti per l’approccio al Tardoantico?
A partire dagli anni Settanta del secolo scorso il Tardoantico è diventato uno dei temi di maggior successo delle grandi mostre archeologiche: ad inaugurare questa lunga serie di eventi (accompagnati sempre da opere bibliografiche di grande utilità e significato) va ricordata la mostra newyorkese “Age of spirituality”. Tutti i più grandi musei archeologici di caratura internazionale presentano materiali utili per la conoscenza del Tardoantico. Così anche i grandi musei delle nazioni affacciate sul Mediterraneo offrono la possibilità di incontrare la Tarda Antichità. Ovviamente ciò vale anche per il resto delle nazioni europee e gli Stati Uniti dove una visita al Metropolitan Museum di New York è irrinunciabile.
Massimiliano David è professore associato di Archeologia Cristiana e Medievale presso l’Università di Bologna. Insegna inoltre Archeologia Cristiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia e nella Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici della Sapienza Università di Roma. Dirige dal 2007 il Progetto Ostia Marina, missione archeologica nella città di Ostia antica. È direttore del Progetto Acheloo presso la città di Civitavecchia alla ricerca della città sepolta di Aquae Tauri. Guida progetti di ricerca sulla città di Ravenna e sul suo territorio. È autore e curatore di circa 360 pubblicazioni scientifiche di archeologia. È co-fondatore e co-direttore della collana archeologica PAST e membro del comitato direttivo della rivista «Temporis signa».