“Antropologia culturale” di Fabio Dei

Antropologia culturale, Fabio DeiAntropologia culturale
di Fabio Dei
il Mulino

«Questo è un testo di introduzione all’antropologia culturale (o alle «discipline demoetnoantropologiche», come si chiamano oggi in Italia con una brutta espressione). È pensato in modo particolare per quegli studenti dei corsi umanistici che affrontano per la prima volta la disciplina nel loro curriculum. In molti corsi di laurea, questa prima volta sarà anche l’ultima. C’è allora bisogno di partire da zero (perché l’antropologia, diversamente ad esempio dalla storia o dalla filosofia, non si studia di solito nelle scuole superiori); ma c’è bisogno anche di non essere banali, di far comprendere alcuni aspetti essenziali del metodo e della teoria, far conoscere i classici più significativi, introdurre un linguaggio specifico. Soprattutto è importante riuscire a collocare l’antropologia culturale in un complessivo sistema delle scienze umane e sociali, articolarne le specificità rispetto ad altre discipline, far cogliere la sua particolare sensibilità o stile conoscitivo. Per questo non ho cercato di scrivere un libro «divulgativo» o semplificante. In ciascun capitolo ho cercato di seguire un filo argomentativo preciso, senza troppo preoccuparmi della cosiddetta «esaustività» né della «neutralità» interpretativa: non ho certo nascosto le prospettive teoriche ed epistemologiche che mi sono più congeniali, che immagino si potranno cogliere anche solo sfogliando l’indice e la bibliografia.

La struttura del volume richiede qualche spiegazione. Ci sono due generi di manuali di antropologia culturale: le storie degli studi e i manuali «tematici», quelli che trattano i vari aspetti delle culture umane secondo partizioni più o meno classiche, come parentela, economia, religione ecc. Esistono già ottimi esempi (e anche meno buoni, certo) di entrambi i tipi nel panorama editoriale italiano. Questo testo non appartiene a nessuna delle due tipologie. Non è una storia degli studi (anche se una sintesi della storia dei metodi e delle teorie è contenuta nei capitoli 3 e 4, e alcuni dei capitoli tematici sono organizzati su base storica); ma non ha neppure la sistematicità e la completezza del secondo tipo di manuali. L’antropologia è presentata attraverso una selezione di temi e problemi che mi sembrano da un lato cruciali per gli sviluppi più recenti della disciplina, dall’altro densi di connessioni con altre discipline impegnate a leggere il mondo contemporaneo.

L’assenza di molti tra gli ambiti più classici dello specialismo antropologico — dai sistemi di parentela alle tecniche di caccia e raccolta, dai big-men ai cargo-cults — è un rischio calcolato. Non che io sottovaluti in alcun modo questo repertorio tradizionale dei nostri studi: ma nello spazio limitato di una introduzione mi è sembrato preferibile sottolineare l’apertura del sapere antropologico verso i grandi problemi del nostro tempo. Così, il libro inizia con una prima parte dedicata a concetti-chiave e alle basilari questioni metodologiche, teoriche ed epistemologiche delle discipline DEA; prosegue quindi con una scelta limitata di temi, dalla globalizzazione al consumo di massa, dalle guerre all’economia del dono, dal nostro rapporto con il corpo e la memoria a quello con lo spazio e le città. L’intento è mostrare la potenziale rilevanza e le peculiari sensibilità dell’approccio antropologico rispetto a una vasta gamma di questioni che occupano oggi la sfera pubblica e le nostre preoccupazioni etico-politiche, non meno che scientifiche.

Certo, anche in questa chiave il volume non nasconde la propria parzialità. Io per primo avrei sentito il bisogno di aggiungere parti in grado di conferire al quadro d’insieme non certo una impossibile completezza, quanto semmai maggiore compattezza e sistematicità. Ad esempio, mi sarebbe piaciuto dedicare capitoli specifici al tema della famiglia, delle sue forme classiche e dei suoi attuali mutamenti; ai rapporti di genere; al linguaggio, all’arte e alla letteratura; alla nozione di «persona» e ai rapporti tra antropologia, psicologia e psicoanalisi; alla cultura materiale, alla tecnologia e alle realtà virtuali; al concetto di «natura» e ai problemi ambientali. Troppo, sia per le mie competenze sia per la gestibilità del progetto editoriale, vale a dire per un volume sufficientemente agile e ragionevolmente utilizzabile sul piano didattico.»

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