Andrea Camilleri: i libri più belli

Di recente lo abbiamo ammirato al cinema, con la trasposizione di Conversazioni su Tiresia, uno spettacolo portato in scena nella magica cornice del Teatro Greco di Siracusa lo scorso giugno. In realtà, è difficile non restare colpiti da tutto quello che attiene ad Andrea Camilleri: regista, sceneggiatore e scrittore tra i più amati in Italia. Il suo legame con la scrittura di racconti e romanzi si sviluppa dapprima come hobby, poi arriva la pubblicazione di un primo libro – Il corso delle cose, 1978 – addirittura a proprie spese e, infine, il successo, giunto a cavallo tra il 1992 e il 1994 con La stagione della caccia (ambientato nella Vigàta dell’ottocento) e soprattutto con La forma dell’acqua, primo romanzo con protagonista il famoso Commissario Montalbano, nome scelto in omaggio allo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, ideatore di un altro famoso investigatore, Pepe Carvalho. I due personaggi hanno in comune i modi sbrigativi e non convenzionali nel risolvere i casi, la passione per la lettura e la buona tavola, le relazioni tormentate. È da questo romanzo che vogliamo partire nel ripercorrere le sue opere più significative: difficile fare una selezione, Camilleri resta un maestro della scrittura poliziesca e della Cultura in generale.

La forma dell’acqua: pubblicato nel 1994 dalla casa editrice Sellerio di Palermo, è il primo romanzo della serie incentrata sulle avventure del Commissario Salvo Montalbano, dal quale è stato tratto anche un omonimo film tv, prodotto dalla Rai, con Luca Zingaretti nella parte del protagonista. Nella storia, Pino Catalano e Saro Montaperto, geometri che per necessità fanno il lavoro di munnizzari in una zona malfamata, trovano all’interno di un’auto il cadavere di un noto esponente politico locale. Spetterà al Commissario iniziare le indagini di quello che appare un omicidio intricato, in cui un ruolo fondamentale sarà affidato a due donne.

«Si avviarono verso il paese, diretti al commissariato. Di andare dai carabinieri manco gli era passato per l’anticamera del cervello, li comandava un tenente milanese. Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva».

Sono seguite tante storie, tanti casi, egregiamente narrati con l’ironia e la raffinatezza di uno scrittore che ha saputo creare un personaggio letterario epico e al tempo stesso umano, con la sua paura di invecchiare, l’amore profondo per il mare, il genio e l’arguzia di chi esercita una professione con spirito di abnegazione.

Nel 2000 arriva La gita a Tindari, intricata vicenda sull’uccisione di un fimminaro sul portone di un palazzo e la scomparsa, nello stesso condominio, di due inseparabili vecchietti, i signori Griffo partiti per una di quelle gite “tutto compreso”; è del 2005 La luna di carta, che pone il detective di fronte a casi di morti per cocaina e a un delitto passionale a cui dovrà dedicarsi con impegno.

«Quann’era picciliddro, una volta sò patre, per babbiarlo (per prenderlo in giro, per scherzare), gli aveva contato che la luna ‘n cielu era fatta di carta. E lui, che aviva sempre fiducia in quello che il patre gli diciva, ci aviva criduto».

Nel 2010 pubblica Il sorriso di Angelica: questa volta il Commissario, preso dalla voglia di giovinezza, tradisce per la prima volta e senza gli scrupoli la sua eterna fidanzata Livia della quale sospetta un tradimento che lo rende “furioso” proprio come l’Orlando di Ariosto, spesso citato nel racconto con i versi del suo poema. La trama si complica con morti assassinati, una serie di furti, compiuti tutti con la stessa originale tecnica inventata da un misterioso personaggio che sfida Montalbano.

Nel 2016 è tempo di L’altro capo del filo: nello scenario di disperati che sbarcano lungo le coste siciliane in cerca di migliori condizioni di vita, si manifesta un delitto: una giovane sarta, rispettata e stimata dall’intera popolazione del paese, viene brutalmente assassinata. Montalbano si troverà a districare un’aggrovigliata matassa. Il metodo Catalanotti risale al 2018: l’indagine di Montalbano non si apre con la solita telefonata di Catarella, ma con il vice Mimì Augello che, piombando in casa sua in piena notte, gli racconta di aver trovato un cadavere in un appartamento disabitato durante un suo incontro amoroso. Quasi contemporaneamente viene ritrovato morto nel suo appartamento Carmelo Catalanotti, usuraio, regista teatrale, ideatore di un metodo recitativo che mette in condizione l’attore di entrare in un personaggio lavorando sui propri segreti. Montalbano arriverà alla risoluzione del caso, in cui drammaturgia e realtà si confondono. La saga dell’amato Montalbano proseguirà con Il cuoco dell’Alcyon, in uscita questo mese.

Lo scrittore siciliano vanta milioni di copie vendute e lettori fedelissimi, che seguono ogni suo nuovo testo con attenzione. Gialli, racconti e raccolte dove non manca l’attenzione per la sua terra, per la lingua dialettale, per le persone di ogni rango della società.

Tra i libri ambientati a Vigàta (una cittadina nata dalla fantasia, pensata come scenario delle sue storie), troviamo La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta, che comprende otto racconti che riescono a stupire, commuovere, emozionare, far ridere attingendo alla memoria di un passato da conoscere per capire il presente. Gli otto racconti di questo libro sono: “La regina di Pomerania”, “Di padre ignoto”, “L’uovo sbattuto”, “Romeo e Giulietta”, “I duellanti”, “Le scarpe nuove”, “La lettera anonima”, “La seduta spiritica”.

E a proposito di memoria, citiamo Esercizi di memoria, pubblicato da Rizzoli nel 2017: 23 storie pensate in 23 giorni, che raccontano come istantanee la sua vita e quella del nostro Paese. Lo scrittore rappresenta le scene nella mente e le detta (essendo costretto a combattere anche l’oscurità della cecità), trovando nuova linfa creativa dall’oralità.

«Ogni mattina alle sette, lavato, sbarbato, vestito di tutto punto mi siedo al tavolo del mio studio e scrivo. Sono un uomo molto disciplinato, un perfetto impiegato della scrittura. Forse con qualche vizio, perché mentre scrivo fumo, molto, e bevo birra. E scrivo, io scrivo sempre.»

In Ora dimmi di te. Lettera a Matilda (Bompiani, 2018), il Maestro ripercorre la sua vita in una letta indirizzata alla pronipote Matilda, nella quale racconta le radici, l’amore, gli amici, la politica, la letteratura, le sue lezioni di regia all’Accademia Silvio D’Amico. Una ricostruzione travolgente e commossa, in cui l’autore si rivela con la tenerezza del bisnonno e il coraggio di chi sa che il tempo scorre ed è imprevedibile.

Con l’ultimo libro, dal titolo Km 123 (Mondadori), Camilleri torna al giallo descrivendo una storia piena di suspense un cellulare spento, un triangolo amoroso, un incidente che nasconde un tentato omicidio e l’apertura del caso.

Andrea Camilleri è un genio indiscusso della Letteratura italiana, uno dei punti cardine per chi ama la lettura e la scrittura, un “colosso” di quelli che il passare del tempo potrà solo migliorare.

«La percezione del tempo, soprattutto in certe situazioni di forte emotività, subisce delle notevoli alterazioni, ore trascorrono in un lampo e pochi minuti durano un’eternità».

 Angelica Sicilia

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