
La comunicazione per la Santa Sede riveste un ruolo di fondamentale importanza. Tramite la Sala Stampa Vaticana e attraverso i giornalisti accreditati presso di essa, il Vaticano “comunica” gli eventi, i fatti, le attività che si svolgono all’interno dello Stato più piccolo del mondo. Il Papa è seguito in tutto il mondo, è davvero tanta l’attenzione su di lui come Successore di Pietro e come Capo della Chiesa. Naturalmente la comunicazione vaticana è andata evolvendosi con i tempi, ma da sempre gli occhi del mondo sono su Piazza San Pietro. Perché il Papa – come raccontava Benny Lai, decano dei vaticanisti italiani – “non è tra la folla, ma sulla folla”. Proprio per questo, il mestiere di vaticanista è difficile e impegnativo. Perché raccontare il Vaticano, e dunque la Chiesa cattolica, significa raccontare una delle realtà più grandiose, complesse, vitali.
Come è cambiata la professione di vaticanista?
La professione del vaticanista è cambiata radicalmente nel tempo, anche grazie all’avvento delle nuove tecnologie e dei social media, che oggi come oggi invadono le piattaforme digitali e l’informazione. Ma sono cambiati soprattutto “i luoghi e i tempi dei vaticanisti”. Il Vaticano ha dato ospitalità ai giornalisti già alla fine degli anni ’30: alla morte di Papa Pio XI c’era una piccola sala stampa allestita, nel Cortile di San Damaso. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la prima rudimentale Sala Stampa vaticana era collocata a fianco all’Osservatore Romano. I giornalisti erano anche fisicamente in Vaticano. Tutto cambia invece con il Concilio Vaticano II. I giornalisti escono definitivamente dalle Mura Leonine (cambiamento molto importante per il mestiere del vaticanista) e viene inaugurata la Sala Stampa del Concilio. Il Concilio segna il momento in cui il lavoro del vaticanista comincia a svolgersi sempre più fuori dal Vaticano, perché i Papi cominciano a viaggiare. E così, si segue il Papa che va incontro alla Chiesa nel mondo. I ventisette anni di Pontificato di Giovanni Paolo II sono anche anni di grandi documenti pontifici, e anche di una rinnovata trasparenza: i testi ci sono, la maggior parte dei documenti è pubblica, i bollettini della Sala Stampa della Santa Sede arrivano con facilità. Tutto cambia radicalmente con l’avvento della Rete. Sono per primi i papi a “twittare”. È il 12 dicembre del 2012. Papa Benedetto XVI lancia il primo tweet: “Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via twitter”. Il contributo più importante che la Rete può offrire al giornalismo religioso, e di conseguenza alla domanda di informazione religiosa dei cittadini, emerge con riferimento alla terza funzione che il web oggi assolve: ossia il suo essere luogo di partecipazione dell’informazione religiosa, laddove per partecipazione si intende la presentazione e la spiegazione, da parte del giornalista, delle notizie religiose e la loro discussione per e con il cittadino. In generale, i papi non si sono mai sottratti alle nuove sfide che ponevano i nuovi mezzi di comunicazione.
Cosa significa occuparsi di “faccende vaticane”?
L’informazione religiosa può essere legata ai temi della vita della Chiesa, della pastorale giovanile, delle attività della Santa Sede e del Papa, senza dimenticare la loro dimensione sociale e le regole della comunicazione. La cronaca vaticana, per essere ancora più specifici, narra e racconta le notizie della Città del Vaticano, del Vescovo di Roma e di tutte le sue attività. Fare i giornalisti, essere “cronisti del Vaticano” è sempre stata una sfida, dovuta anche alla reazione fluttuante dei membri della Curia: alcuni sono contenti di parlare, altri non vogliono assolutamente vedere cronisti in giro.
Quando nasce la Sala Stampa Vaticana? Quale evoluzione ha subito nel corso degli anni la Sala Stampa Vaticana?
La Sala Stampa della Santa Sede – come la conosciamo oggi – è ovviamente il frutto di molto più di 50 anni di relazioni tra giornalisti e Vaticano. Con la morte di Papa Pio XI venne allestita una piccola sala stampa nel cortile di San Damaso in Vaticano. Nel 1939 la Sala Stampa era assimilata all’Osservatore Romano. Nel corso degli anni il Servizio Stampa è stato spostato nei luoghi del Palazzo Apostolico fino a trovare ubicazione in Via del Pellegrino. Ma la vera svolta arriva nel 1963 per opera di Paolo VI che crea il “Comitato per la Stampa” per il Concilio Vaticano II. I giornalisti vengono ubicati fuori dalle Mura Leonine e “La Sala Stampa della Santa Sede” ebbe un nome e un regolamento. Era il 6 Ottobre 1966. Il rapporto tra il Vaticano e la stampa vive la sua epoca d’oro grazie alla personalità di San Giovanni Paolo II e la Sala Stampa cambia ancora volto negli anni 80, quando arriva lo stile “Navarro”. Joaquin Navarro-Valls, corrispondente di ABC, viene nominato direttore della Sala Stampa Vaticana nel 1984, dopo una serie di nomine di direttori di estrazione ecclesiale. In tutta la sua storia, la Sala Stampa si è basata sul principio della trasparenza, per essere la porta d’ingresso principale dell’informazione della Santa Sede.
Quale diverso stile comunicativo ha caratterizzato i diversi pontificati?
Come ho scritto nel mio libro, si può dire che Pio XI e Pio XII sono stati i papi della radio, San Giovanni Paolo II è stato quello della tv, mentre Benedetto XVI e Francesco hanno accompagnato la Chiesa nel mondo della Rete. Papa Francesco vive senza dubbio l’era dei social media. Se la rivoluzione della comunicazione vaticana è nata molti anni fa con il Concilio Vaticano II, Papa Francesco probabilmente penso che ne rappresenta il futuro. Il suo linguaggio si adatta perfettamente alla ripresa di tweet o link. È un linguaggio moderno, più comunicativo, più efficace, più diretto per i tempi che viviamo. Una notizia ormai si diffonde semplicemente grazie ad un click.
Qual è l’assetto attuale della Sala Stampa Vaticana?
La sede attuale della Sala Stampa della Santa Sede si trova in Via della Conciliazione 54 al pianterreno di uno dei palazzi delle Congregazioni, con ingresso nel propileo di destra guardando la basilica di San Pietro. Sorpassato l’atrio, si entra nell’uditorio delle Conferenze Stampa, quello che vediamo anche in tv e nei telegiornali, intitolato a San Giovanni Paolo II, che ha 200 posti a sedere ed è fornito di impianti per le traduzioni simultanee e le proiezioni cinematografiche. A sinistra c’è la sala dei giornalisti, a disposizione dei quali ci sono tavoli, telefoni, prese di corrente, wifi. A destra si trovano gli uffici della Direzione e della Segreteria, mentre al piano rialzato, sono stati sistemati l’archivio e la biblioteca.
Che rapporto ha la Santa Sede coi social media e il web?
Uno dei motivi principali per cui ho scritto questo libro è stato quello di voler dimostrare che anche i papi comunicano e che nessuno di loro si è mai sottratto alle sfide che i nuovi mezzi di comunicazione ponevano di volta in volta. Alla Chiesa va riconosciuta l’audacia dell’utilizzo dei mezzi di comunicazione. I media digitali hanno determinato una vera e propria rivoluzione e anche la Chiesa ha individuato nel web una straordinaria risorsa per comunicare se stessa. L’account Twitter @pontifex ha raggiunto circa 5.000.000 di followers e l’account instagram @franciscus 6,1 Milioni di followers.