
Da inizio Novecento la società locale decide di offrire al visitatore straniero un contesto urbano accogliente, affascinante, stupefacente, senza rinunciare ad una patina di tradizione, di identità propria, anche quando quest’ultima è anche lei in divenire. La città in breve si ammanta di una precisa fama, diviene il luogo in cui ogni sogno può realizzarsi e quello di affermazione letteraria pare sia il più ricorrente. Il senso di riscatto sociale ed economico dei suoi abitanti è forte. Sbarcano al Plata, infatti, i figli cadetti delle famiglie spagnole che li spingevano a cercare il loro spazio vitale fuori dalla penisola iberica. Su questo terreno fertile si innesta poi una caratteristica importante: le ricorrenti crisi politiche degli ultimi due secoli hanno favorito l’esilio. Dalla generazione romantica di metà Ottocento in poi, molti intellettuali hanno dovuto scegliere la via dell’esilio, lasciando il cuore in città e mettendo in valigia il desiderio del ritorno. Il mito di città letteraria forse nasce da questi scrittori che la cantano nelle loro opere, la celebrano nelle conversazioni e sentono che il legame con la città non si interrompe. Buenos Aires, pur giovane, diventa mitica nella loro nostalgia. Julio Cortázar rappresenta forse chi meglio esemplifica questo fenomeno, ma da Esteban Echeverría in poi sono tanti gli scrittori che alimentano il mito letterario di Buenos Aires mentre vivono distanti. Non è un caso che spesso la città viene scelta ancora oggi da un certo turismo attirato proprio dalla cultura letteraria.
Tanto non toglie che esistano anche altre sfumature che completano l’immagine di Buenos Aires, città dove si viene a ballare il tango, a vedere una partita di calcio oppure a ripercorrere le strade dell’orrore, come fece Massimo Carlotto in Le irregolari. Buenos Aires horror tour.
Come è stato costruito il mito letterario di Buenos Aires?
Ho scritto Alma Buenos Aires, guida letteraria al mito di una città, con il proposito di trovare la risposta a quella domanda e non sarei certa di aver esaurito la questione. Penso che nelle tre sezioni della guida si possano trovare le principali motivazioni e in parte si possano seguire le tappe della costruzione del mito. La prima parte della guida descrive lo sviluppo urbanistico, architettonico, demografico e culturale della città, nelle sue linee essenziali. La seconda, invece, passa in rassegna le istituzioni che hanno influito nella creazione della fama di città letteraria. Dai circoli letterari alle esposizioni di libri, dai cafetines alle case di scrittori, mettendo in primo piano le librerie che ancora oggi puntellano ogni quartiere urbano. Infine, ho proposto nella terza parte alcuni percorsi letterari. Il lavoro di selezione è stato complesso, la vita letteraria è molto vivace, ma non è detto che ogni voce letteraria abbia collaborato nel plasmare la dimensione mitica. I detrattori non mancano, forse delusi per mancati riconoscimenti, forse attenti piuttosto a denunciare la durezza della vita quotidiana, o magari per altri motivi ancora. Si prenda, ad esempio, il caso di Carlo Emilio Gadda, di cui nella guida non ci sono riferimenti, pur essendo noto il suo soggiorno in Argentina e l’impatto esercitato nella sua opera letteraria. Gadda non fa mistero della scarsa simpatia verso la pedante società portegna e a mio modesto parere con le sue prose e con la sua presenza al Plata negli anni Venti poco concorre a celebrare la dimensione mitica della città.
Jorge Luis Borges è probabilmente lo scrittore argentino più noto al mondo: quale legame lo univa alla capitale argentina?
Esiste un legame viscerale, frutto delle sue instancabili passeggiate notturne, della conoscenza del passato politico e culturale, dello stupore ammirato con cui la osserva, finché gli occhi glielo hanno permesso. Tra i versi che Borges dedica alla città, trovo molto riuscito quello in cui la equipara alla “mappa delle umiliazioni e fallimenti”. Credo che molti abitanti della città si possano riconoscere in questa metafora. Ancora oggi sono parole significative che spiegano in controluce la storia della città. I progetti urbani ambiziosi si sono misurati con difficoltà che talvolta hanno portato al fallimento. In diversi punti della città oggi purtroppo si vedono scene di miseria umana mortificanti che molto dicono delle umiliazioni inflitte agli emarginati.
Ho vissuto la mia adolescenza in Argentina negli anni in cui Jorge Luis Borges, ormai maturo, stava ricevendo i primi riconoscimenti internazionali. Si respirava Borges ovunque. Non ricordo con chiarezza la prima conferenza a cui ho assistito. Borges era Buenos Aires, immancabile nella zona attorno al quartiere di Retiro, alla Galeria del’Este con la Libreria de la Ciudad, la calle Florida con i bar che il poeta amava frequentare, il Florida Garden, il Richmond. Non era improbabile incrociarlo per strada, ascoltare la sua voce inconfondibile per radio o TV. Borges condensa l’aspirazione al cosmopolitismo e la sete di sapere che caratterizza una parte della società di Buenos Aires.
Quali sono gli scrittori stranieri più legati alla città?
Buenos Aires ha sempre attirato artisti e personalità dall’estero, tra questi alcuni sono scrittori. Per i musicisti, ballerini o pittori stranieri la scarsa conoscenza della lingua non rappresenta un ostacolo, ma anche nel caso degli scrittori stranieri questo aspetto si rivela stimolante. Sotto questo punto di vista, Buenos Aires assomiglia a Londra, è cosmopolita, apre le porte a tutti, offre rifugio e occasione per mettere in luce il proprio talento. Tra gli stranieri, in Alma Buenos Aires ricordo Rubén Darío, arrivato in città proprio quando gli intellettuali si propongono di emulare Parigi e la sua vita letteraria, e poi il francese A. de Saint Exupéry, il cui capolavoro è frutto di un’esperienza maturata in Argentina, lo spagnolo F. García Lorca, l’americano W.H. Hudson, il polacco W. Gombrowicz, l’italiano A. Dal Masetto. L’elenco è in continuo aggiornamento e molti arrivano per godersi momenti privati, che tali rimangono. Ufficialmente, oggi la città di Buenos Aires offre molte occasioni per accoglierli, ad iniziare dalla Fiera del Libro, che insieme alle altre manifestazioni illustro nella guida.
In quali forme si è svolta la vita culturale nella capitale argentina?
La vita culturale della capitale argentina ha un tasso di informalità che a mio parere è la sua cifra caratteristica. Ai tempi della città cinquecentesca, non ancora divenuta capitale argentina, l’insediamento urbano risponde ad una strategia di sfruttamento delle risorse materiali ed è concepito come punto di scambio commerciale, concedendo poco alla vita culturale. Se i rappresentanti della monarchia spagnola poco curano l’educazione della popolazione (i rampolli delle famiglie in vista proseguono gli studi universitari in altre città del vicereame), gli stranieri di contro generano e occupano gli spazi culturali. Già in età coloniale, la presenza di mercanti inglesi, francesi e di altre provenienze determina l’ingresso di libri in lingua in contrabbando. L’età napoleonica spariglia le carte e i patriotti del Plata conducono le loro battaglie per la libertà, uguaglianza e fratellanza anche attraverso la diffusione del Neoclassicismo e Romanticismo di matrice francese e italiana. Libreria, circolo culturale e associazione di cospiratori a inizio dell’Ottocento diventano un tutt’uno e favoriscono un modo di vivere la cultura distante dalle paratie accademiche.
Nei momenti di fase espansiva urbana, talvolta anche durante i periodi meno felici, i luoghi della cultura hanno beneficiato della spinta innovativa che domina incontrastata nella società portegna. La vita culturale ha trovato numerosi ambienti adatti al suo sviluppo e Alma Buenos Aires si propone di selezionare i più rappresentativi, descrivendo le caratteristiche architettoniche peculiari, nel caso dei Teatri, di alcune librerie, della Biblioteca Nacional, insieme agli elementi folclorici di altri luoghi, quali ad esempio i noti cafetines. Ampissima è la diversità delle forme che prende la vita culturale a Buenos Aires. Se dovessi selezionare uno in particolare, rappresentativo delle tendenze attuali, sceglierei Casa Cavia, un esempio originale di convergenza tra passato e futuro, tra editoria e buon vivere.
Quali sono i luoghi più vivaci della vita letteraria bonaerense?
Chi vuole soggiornare a Buenos Aires e desidera partecipare alla vita letteraria, farà bene a programmare la sua visita tenendo presenti i principali eventi letterari, che ricordo in Alma Buenos Aires. Sono anche elencati nella pagina istituzionale del Governo della città di Buenos Aires dedicata alla cultura. Ancora oggi alcune librerie sono punti di ritrovo per scrittori, giornalisti, traduttori, editori. Le librerie indipendenti, molte delle quali sono gestite da scrittori, sono riportate in una mappa online, con informazioni aggiornate. Libros REF, Usina Dain, Eterna Cadencia vengono subito in mente quando si pensa alle librerie più attive nel proporre presentazioni di libri e incontri con intellettuali ma l’elenco è molto più corposo. Numerosi sono anche i centri culturali molto attivi. Il più tradizionale è il Centro Cultural San Martín, su Avenida Corrientes, via letteraria per eccellenza. La bellezza della sua architettura, la varietà delle sale espositive e le sue tre belle sale teatrali, la pluralità di persone che vi lavorano ne fanno uno dei luoghi più interessanti. Esiste poi una realtà assai vivace, quella dei corsi di scrittura creativa tenuti da noti scrittori. Anche Juan Forn, che negli ultimi anni di vita si era trasferito a Villa Gesell, ogni settimana rientrava a Buenos Aires dove lo aspettavano alcuni allievi per discutere di creazione letteraria.
I luoghi tradizionali della cultura, da parte loro, continuano ad agglutinare presenze interessanti. I teatri, in particolare quelli off, i cine club, i bar, le gallerie d’arte, le redazioni di alcuni giornali e riviste letterarie, le biblioteche, alcune associazioni come ad esempio il PEN club, sono ancora oggi luoghi d’incontro per chi ama parlare di cultura, conoscere le novità, esplorare il passato letterario della città.
Renata Adriana Bruschi è nata a Buenos Aires e risiede in Toscana. Dopo la laurea con lode in Lettere si dedica all’insegnamento nelle scuole superiori di Milano e provincia. Tra il 2008 e il 2017 insegna all’estero, ad Asmara poi a Buenos Aires, dove ha condotto gli incontri “Un mar de libros” nelle librerie di Buenos Aires, coinvolgendo scrittori italiani e argentini. Ha coordinato il Comitato Celebrativo “La Maremma per Dante, cultura per la vita”. Svolge attività di ricerca in modo indipendente, nell’ambito della diffusione in Argentina dei narratori italiani, studiando in particolare il ruolo di Victoria Ocampo. Ha curato Antonio dal Masetto. Pagine tra Verbano e Argentina, edito da Magazzeno Storico Verbanese nel 2020.