“Alle origini della storia americana. I Padri pellegrini tra storia e mito (1620-2020)” di Massimo Rubboli

Prof. Massimo Rubboli, Lei è autore del libro Alle origini della storia americana. I Padri pellegrini tra storia e mito (1620-2020) edito da Unicopli: chi erano i Padri pellegrini e in quale contesto culturale, politico e religioso formarono le loro idee e maturarono le loro scelte?
Alle origini della storia americana. I Padri pellegrini tra storia e mito (1620-2020), Massimo RubboliPer inquadrare storicamente coloro che furono chiamati Padri pellegrini bisogna risalire ai movimenti di riforma religiosa che agitarono la società inglese nella seconda metà del Cinquecento. All’interno della Chiesa d’Inghilterra esistevano diverse correnti, tra le quali quella di coloro che volevano purificare (e per questo furono chiamati “puritani”) la chiesa dalle forme liturgiche della tradizione cattolico-romana e adottare la teologia riformata. All’interno del movimento puritano si formò un’ala radicale di “separatisti”, cosiddetti perché pensavano che la Chiesa d’Inghilterra non fosse riformabile e che fosse necessario separarsi da quella che consideravano ormai irrimediabilmente corrotta. I separatisti proponevano di costituire, in alternativa alle parrocchie territoriali anglicane, piccole comunità clandestine di credenti; in una di queste, formatasi a Scrooby, nel Nottinghamshire, ebbe inizio la vicenda dei Padri pellegrini.

Per sfuggire alle persecuzioni, che avevano portato all’arresto e anche alla condanna a morte di alcuni leader, la comunità dei separatisti di Scrooby decise di emigrare in Olanda, dove i movimenti di dissenso religioso erano tollerati. Nel 1608, gran parte della comunità si trasferì prima ad Amsterdam e poi a Leida, una città che offriva molte opportunità di lavoro. Una decina di anni dopo, per il timore di una ripresa della guerra tra Olanda e Spagna e anche per sottrarre i figli alle influenze e alle tentazioni di una società nella quale circolavano idee lontane dai loro presupposti biblici, gli esuli decisero di spostarsi nuovamente, questa volta nel Nord America, dove da pochi anni era iniziata la colonizzazione inglese.

Superate diverse difficoltà, un gruppo formato da meno di cinquanta persone (uomini, donne e bambini) salpò dal porto inglese di Plymouth a bordo della Mayflower il 16 settembre 1620 e arrivò sulla costa atlantica del Nord America dopo quasi due mesi di navigazione.

In che modo questa vicenda di scarso valore storico si è poi trasformata nel mito fondativo degli Stati Uniti?
I Pellegrini, insieme ad altri passeggeri della Mayflower, riuscirono a stento a sopravvivere al primo rigido inverno e soltanto con l’aiuto degli indiani locali costituirono la piccola colonia di (New) Plymouth, che non assunse mai dimensioni rilevanti e infine, nel 1691, fu assorbita dalla colonia puritana della Baia del Massachusetts. Quest’ultima, fondata dieci anni dopo, era diventata in breve tempo la principale colonia della Nuova Inghilterra e la sua importanza fece quasi dimenticare la vicenda dei Padri pellegrini, tant’è vero che non risulta che nel 1720, primo centenario del loro arrivo, ci siano state commemorazioni.

Il processo vero e proprio di costruzione del mito si colloca nel periodo rivoluzionario, quando le tredici colonie decisero di separarsi dalla madre patria. Fu allora che il documento noto come “Patto della Mayflower”, sottoscritto prima di sbarcare, fu riesumato e interpretato come la prima pietra della democrazia americana. Inoltre, le virtù (l’adesione al principio dell’autogoverno, la fiducia nell’educazione, il rifiuto dei concetti feudali di possesso della terra, la convinzione che la società deve fondarsi sulla moralità e sulla fede cristiana) che erano state tradizionalmente attribuite ai puritani della colonia del Massachusetts vennero trasferite ai Padri Pellegrini perché, mentre la storia dei puritani presentava delle macchie (come la cacciata di Roger Williams e di Anne Hutchinson e l’esecuzione di alcuni quaccheri), la fede, il coraggio e la vittoria sulle avversità dei Pellegrini risultarono più adatte a soddisfare il bisogno di legittimazione della nuova nazione.

Dopo la fine della Guerra civile, durante la quale il presidente Lincoln aveva emanato una Proclamation che invitava ad osservare un giorno di Ringraziamento nazionale l’ultimo giovedì di novembre, iniziò a circolare l’idea che l’origine del Thanksgiving Day risalisse alla festa che si era svolta nel 1621 nella colonia di Plymouth, con la partecipazione degli indiani della zona, dopo il primo raccolto. Dalla fine dell’Ottocento, l’idea di un primo giorno del ringraziamento incentrato sui Padri pellegrini era ormai diffusa nei libri di carattere popolare, era divulgata in rappresentazioni teatrali e molte scuole offrivano cene basate su visioni immaginarie della vita a Plymouth nel 1621; ciò portò anche alla pubblicazione di molta letteratura per ragazzi incentrata sui Pellegrini e il primo Thanksgiving. Di fronte alle centinaia di migliaia di immigrati dall’Europa meridionale e orientale, considerati estranei ai valori democratici dell’America protestante, il sistema educativo pubblico aveva bisogno di presentare una storia facilmente comprensibile delle origini degli Stati Uniti come quella dei Pellegrini

A distanza di quattrocento anni dallo sbarco della Mayflower, quanto è ancora vivo e radicato nell’immaginario collettivo tale mito?
La rielaborazione mitologica della vicenda dei Pellegrini si ampliò gradualmente con l’inclusione del Patto della Mayflower, del giorno del Ringraziamento e della Plymouth Rock, la roccia sulla quale essi sarebbero sbarcati, divenuta il simbolo del primo contatto con il Nuovo Mondo e dell’inizio della missione originaria, cioè la creazione di una società giusta lontano dal Vecchio Mondo, destinato a essere oggetto del castigo di Dio.

La storia dei Padri pellegrini ha avuto un’importanza notevole nell’elaborazione della mitologia nazionale americana, come simbolo di un popolo libero e coraggioso, segnato dal suo “destino manifesto” di dominio nel mondo; trasformata in un mito delle origini della nazione, è entrata a far parte del master narrative dell’eccezionalismo americano. Questo mito è servito anche da tessuto connettivo per la cosiddetta “religione civile” americana, quell’insieme di credenze, miti, rituali e simboli che costituisce il fondamento della cultura commemorativa degli Stati Uniti.

Pertanto, nonostante le revisioni storiche e le proteste delle popolazioni indiane, che dal 1970 celebrano ogni anno il National Day of Mourning (Giornata nazionale di lutto) a ricordo delle ingiustizie subite, negli Stati Uniti il mito dei Padri pellegrini continua ad essere trasmesso a nuove generazioni di scolari e celebrato nel giorno del Ringraziamento con un rito laico, che ha il tacchino come vittima sacrificale.

Massimo Rubboli ha insegnato Storia dell’America del Nord nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Genova. Il suo principale campo di ricerca è la storia politica, religiosa e sociale del Nord America. Tra le sue pubblicazioni principali, ricordiamo: Politica e religione negli USA (Milano 1986), Il Canada. Un federalismo imperfetto (Firenze 1992), I protestanti (Bologna 2007), I Battisti (Torino 2011), Roger Williams, La sanguinaria dottrina della persecuzione (Chieti 2017), La Riforma protestante tra mito e memoria storica (Roma 2020).

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