Parafrasi Alla sera (Forse perché della fatal quïete)
Forse perché tu sei l’immagine della pace che ci è destinata dal fato, cioè la morte, vieni a me così cara, sera, sia quando ti accompagnano come in un corteo festoso (ti corteggian liete) le nubi estive e le brezze di una giornata serena, sia quando conduci sulla terra (all’universo meni) dal cielo nevoso notti lunghe che danno inquietudini e timore, sempre giungi da me invocata e occupi (o percorri) dolcemente le vie più intime del mio cuore.
Mi fai andare col pensiero verso la strada (orme) che conduce alla meditazione sul nulla eterno e intanto trascorre questo tempo malvagio, colpevole (reo) di darmi il dolore in cui vivo, e insieme a lui si allontanano, passano, i molti e affannosi pensieri (le torme delle cure) in mezzo ai quali (onde) esso (il tempo) si consuma (si strugge) insieme con me. Il tempo, scorrendo, consuma se stesso e contemporaneamente gli affanni del poeta con i quali lo affligge distruggendo la sua vita; per il fatto che il tempo è portatore di affanni, il poeta lo chiama colpevole. E mentre contemplo la tua pace, o sera, si acquieta quello spirito travagliato dalle passioni che mi ruggisce dentro.