
Diciamo subito che grazie alle ricerche archeologiche recenti e meno recenti e alle fonti letterarie si è evinto che Adriano ha inaugurato una politica urbanistica vasta a Roma. Nel De Vita Hadriani, vale a dire la biografia di Adriano raccolta nell’Historia Augusta, è scritto che il successore di Traiano “restaurò il Pantheon, i saepta, la basilica di Nettuno, un gran numero di templi di Dei, il foro di Augusto, le terme di Agrippa e consacrò tutti questi edifici con il nome di coloro che ne avevano preso l’iniziativa. Costruì anche un ponte che porta il suo nome e una tomba presso il Tevere e il tempio alla Bona Dea”. Dione Cassio, invece, si sofferma soprattutto sulla costruzione del tempio di Venere e Roma, del Mausoleo e del ponte che consentiva il collegamento di questo complesso funerario con il Campo Marzio. Aurelio Vittore, infine, tramanda che Adriano fece costruire a Roma l’Athenaeum.
Le ricerche archeologiche, inoltre, hanno valorizzato le fonti letterarie e hanno permesso anche di evincere altri interventi di Adriano a Roma. Mi riferisco al restauro dell’Auguratorium sul Palatino, alla costruzione di nuovi quartieri residenziali negli Horti Lolliani e lungo la Via Lata, all’ampliamento dell’emporium, alla costruzione di nuove tabernae ed horrea, ai restauri del teatro di Balbo nel Campo Marzio e dell’Atrium Vestae. Infine, le ricerche archeologiche hanno rilevato che Adriano si occupò anche del Campo Marzio settentrionale, per intenderci la zona dove furono posizionati l’Ara Pacis e l’Horologium Augusti, poiché le continue piene del Tevere rendevano necessario l’innalzamento del piano pavimentale. In questa occasione, fu ristabilito anche il pomerium di Vespasiano.
Insomma, si tratta di una politica urbanistica che, come risulta dalle fonti letterarie e archeologiche, riguardò diversi settori dell’Urbe.
Quali motivi spinsero Adriano a intraprendere tale ampia politica edilizia a Roma?
Dal titolo del mio libro sembrerebbe che Adriano abbia intrapreso una politica edilizia soltanto per comunicare l’ideologia del nuovo impero. Ma, ovviamente, non è così. Come è stato già dimostrato da Boatwright, la prima esigenza dell’inaugurazione della politica edilizia di Adriano a Roma ha l’obiettivo di offrire lavoro a gran parte della popolazione per mantenere l’equilibrio economico e sociale nella città.
Se poi leggiamo bene le fonti, confermate dalle ricerche archeologiche, notiamo che la maggior parte degli interventi di Adriano riguardano restauri che furono concentrati soprattutto nel Campo Marzio che, all’epoca di Traiano, fu colpito da un vasto incendio che danneggiò il Pantheon e gli edifici adiacenti. Quindi si tratta di interventi necessari per ripristinare la funzione degli edifici costruiti dai suoi predecessori.
Inoltre, l’attività dell’imperatore riguardò, ovviamente, anche la costruzione di opere utili per migliorare la funzionalità della città: penso, a questo proposito, alla costruzione di nuovi horrea e dei nuovi quartieri residenziali.
All’interno di questa politica edilizia vi è anche la costruzione di edifici che manifestano l’ideologia dell’impero di Adriano: mi riferisco alla costruzione del Tempio di Matidia, del Tempio di Venere e Roma e del Mausoleo.
In conclusione, i motivi che spinsero Adriano ad intraprendere la politica edilizia a Roma furono tre: migliorare le condizioni di vita del popolo sia in termini economici che di comfort, migliorare la funzionalità dell’Urbe, comunicare l’ideologia del nuovo impero.
Perché l’attività edilizia dell’imperatore si concentrò in alcuni settori dell’Urbe?
Diciamo che in parte ho già risposto precedentemente. Ma questa domanda mi permette di approfondire alcuni aspetti che desidero sottolineare. Ovviamente in questa sede offro soltanto delle suggestioni sulle tematiche che sono sviluppate nella monografia e che mostrano perché la politica edilizia del successore di Traiano è sviluppata particolarmente in alcuni settori della città.
L’attività edilizia di Adriano fu concentrata soprattutto nel Campo Marzio. Come ho detto, questo settore dell’Urbe fu particolarmente colpito da eventi che ne danneggiarono gli edifici voluti da Augusto: penso al Pantheon, all’Ara Pacis, all’Horologium Augusti e al pomerium di Vespasiano. Il primo motivo, quindi, che spinse Adriano ad intervenire in questo settore della città fu il restauro dei complessi architettonici danneggiati. Ma l’intervento dell’imperatore su questi monumenti ha anche una funzione ideologica, vale a dire che il princeps si interessa particolarmente del restauro di questi edifici per comunicare l’inaugurazione di una nuova ideologia del potere imperiale. Mi spiego meglio. Il ripristino del pomerium di Vespasiano, per esempio, consente ad Adriano di presentarsi come il nuovo fondatore dell’Urbe. Questo, infatti, viene ripristinato nel 121, anno in cui l’imperatore, attraverso la commemorazione del Natalis Urbis, o meglio dell’874° anniversario della nascita di Roma, tende a presentarsi come nuovo Romolo. Propaganda che, come si spiega bene nella monografia, è anche sostenuta dal conio di monete dove appaiono i miti di fondazione di Roma.
L’intervento sul Pantheon, inoltre, consente ad Adriano non solo di collegarsi ad Augusto, e quindi a presentarsi come il nuovo fondatore dell’impero, ma anche a Romolo poiché, come dimostrato magistralmente da Coarelli, questo edificio fu installato sul Palus Caprae, vale a dire nel luogo dove era avvenuta l’apoteosi di Romolo. Si tratta quindi di un edificio dinastico connesso alla fondazione di Roma come si evince anche dalla decorazione del frontone dove si aveva la raffigurazione della Lupa che allatta Romolo e Remo, di Marte e Rea Silva e la fuga dei pastori.
Siamo di fronte, quindi, a restauri che consentono ad Adriano di rafforzare le linee programmatiche del nuovo impero che l’imperatore esprime anche attraverso altre azioni. Penso, per esempio, alla costruzione del Tempio di Venere e Roma lungo la Via Sacra che, iniziato sempre nel 121, rappresenta l’edificio che propaga maggiormente l’idea della rifondazione di Roma e dell’impero.
Spero che con questi esempi sia riuscito a far comprendere perché l’attività edilizia di Adriano si concentra soprattutto nel Campo Marzio e come ciò che può apparire come un semplice restauro funzionale sia in effetti un restauro ideologico che consente all’imperatore di propagare meglio il messaggio di rifondazione dell’impero e di Roma.
Per quale motivo il princeps finanziò la costruzione del tempio di Matidia nel Campo Marzio?
Per rispondere a questa domanda e per far comprendere l’importanza della costruzione di questo tempio, è doveroso che concentri immediatamente l’attenzione sulla funzione che ebbe Matidia, suocera di Adriano, all’interno della famiglia Ulpia. È utile sapere che Traiano, a partire dal 112, inizia a mostrare l’esigenza di creare una propria dinastia e di comunicare quindi il successore all’impero. Diverse monete documentano che Matidia è proclamata Augusta in questo anno ed una gemma, conservata al Museo Archeologico di Napoli, mostra che la madre di Sabina costituisce l’anello di trasmissione del potere tra Traiano ed il genero Adriano. In effetti, Matidia costituisce il punto di unione tra l’Optimus princeps, Sabina ed Adriano, designato già come successore all’impero in questo periodo, come si evince dalla disamina delle fonti archeologiche. In altri termini, Matidia era il membro della famiglia Ulpia che, attraverso Sabina, venne inserita nella linea di trasmissione del potere ad Adriano.
È utile, inoltre, che sottolinei, sempre con la finalità di far comprendere l’importanza della costruzione del tempio di Matidia, che le ricerche archeologiche hanno consentito di comprendere dove l’edificio fosse stato costruito. Il complesso architettonico, infatti, doveva sorgere nell’attuale Piazza Capranica, vale a dire ad est del Pantheon. In questo luogo, Traiano volle la costruzione di un teatro che, come è tramandato nel De Vita Hadriani, fu distrutto da Adriano. Del teatro di Traiano non sappiamo nulla, ma il luogo scelto per la costruzione mostra la volontà dell’Optimus princeps di voler creare un legame con la famiglia Giulia: per questo motivo lo pone vicino al Pantheon. Una volontà che Traiano mostra anche attraverso la costruzione del proprio foro che sorge emblematicamente vicino al foro di Augusto. Ma ritorniamo al Tempio di Matidia. Abbiamo detto che Matidia, a partire dal 112, gioca un ruolo importantissimo nella linea di trasmissione del potere da Traiano ad Adriano. Possiamo dire quindi che il Tempio di Matidia è un tempio dinastico della famiglia di Adriano costruito, nel 119, volontariamente vicino al Pantheon, vale a dire un altro tempio dinastico della famiglia Giulia. Perché dico volontariamente? Poiché attraverso la costruzione di questo nuovo tempio dinastico, Adriano veicola un messaggio importantissimo: consolida e stabilisce i legami tra la famiglia Ulpia e la famiglia Giulia. Ma abbiamo anche visto che Adriano fece distruggere il teatro di Traiano per edificare nello stesso luogo un tempio dinastico. Perché questa azione impopolare? La distruzione del teatro di Traiano serve a comunicare anche il distanziamento dalla politica del padre adottivo e la creazione quindi di una nuova dinastia collegata ad Augusto. In altre parole, la costruzione del Tempio di Matidia nel Campo Marzio consente ad Adriano di veicolare due messaggi: stabilire e consolidare i legami tra la dinastia Ulpia e quella Giulio-Claudia; proclamare la fondazione di un nuovo corso politico per Roma, quindi di un nuovo impero e di una nuova ideologia del potere, che si distanziava da quello di Traiano e che era legato direttamente ad Augusto.
Alberto Giudice ha conseguito la specializzazione in Archeologia Classica presso l’Università degli studi della Basilicata e il Dottorato di ricerca in Sciences de l’Antiquité pressso l’Universitée de Strasbourg-Universitée d’Haute-Alsace. Ha organizzato, in qualità di docente di Archeologia Cristiana presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Roberto Bellarmino”, tre edizioni del Convegno di Studi Realia Christianorum: dal documento al monumento.