
di Erasmo da Rotterdam
Prima traduzione italiana completa
testo latino a fronte
a cura di Emanuele Lelli
Bompiani
«Si stupirà, forse, il lettore abituale di Erasmo, nel constatare che Giovanni Reale, e l’Editore Bompiani, abbiano chiamato, a realizzare la prima traduzione completa degli Adagia – probabilmente l’opera fondamentale di Erasmo, senz’altro quella che gli consacrò la fama in tutta l’Europa rinascimentale e non solo – una squadra di filologi classici, da un filologo classico ‘arruolata’ e coordinata.
Il fatto è che proprio gli Adagia rappresentano il maggior sforzo di Erasmo, i suoi Herculei labores, nel realizzare un’opera di impostazione, forma e spirito quanto più ‘classici’ fosse possibile per i suoi tempi. Un’opera in cui la pur esuberante personalità dell’autore facesse solo capolino accanto all’erudizione, un’opera in cui la barbarie dei tempi potesse essere superata dalla «misura» della saggezza antica. È Erasmo stesso, nell’epistola prefatoria all’edizione basileese del 1533, indirizzata non a caso «a tutti i filologi», a chiarire che la sua opera vuole porsi nel solco della tradizione antica delle raccolte paremiografiche. Anzi, vuole colmare una lacuna importante: quella di un’opera generale di paremiografia latina. I Romani, afferma Erasmo, sembrano aver disdegnato l’attività paremiografica, pur avendo un bagaglio di sapienza proverbiale non certo inferiore a quello dei Greci. Erasmo insinua un dubbio: forse anche i più eccelsi autori latini, grammatici, retori e filosofi, hanno subìto un complesso di inferiorità rispetto alle straordinarie e dottissime opere paremiografiche greche. Hanno avuto timore di confrontarsi con quelle opere, con Aristotele e con Didimo, con Zenodoto e con Esichio. Erasmo è il primo che osa affrontare questa impresa, senza timori e con l’orgoglio e la determinazione che solo i grandi visionari sanno mettere in campo. […]
Con gli Adagia, egli volle davvero realizzare – e realizzò – l’ultima straordinaria enciclopedia della cultura antica greca e romana, sub specie proverbii. Attraverso la menzione in un adagio o l’allusione in un’espressione proverbiale, riemergono dagli Adagia erasmiani personaggi sconosciuti dell’Atene classica o della Roma repubblicana, aneddoti curiosi e segreti della storia antica, cortigiane e imperatori, filosofi e pescatori, eroi e contadini, e, con questi, animali, piante, cibi, vini, vestiti, attrezzi agricoli, oggetti di lavoro, gesti e azioni della vita quotidiana: tutte metafore della comunicazione proverbiale antica (e spesso anche moderna), che insieme alle sentenze e ai detti dei «sapienti», formano un repertorio unico al mondo. Erasmo fu, in questo senso, l’ultimo paremiografo antico, e il primo paremiologo moderno.
Solo una conoscenza completa dell’opera, o almeno una sua lettura, ma integrale, può rendere ragione di questa immagine degli Adagia. Una lettura che, fino ad oggi, in Italia, non era possibile.»